Recensione
Recensione di TheDemon8719
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Se c'è un genere cinematografico con cui è meglio non avere a che fare è proprio quello delle trasposizioni videoludiche: nel migliore dei casi si può tirare fuori un "Silent Hill" (2006), ma di norma il trend si assesta su livelli infimi/imbarazzanti (chi ha detto "Street Fighter"?). Il nostro Takashi sarà riuscito a non cadere nella trappola? Andiamo a vedere.
Ci troviamo in Giappone, in un futuro prossimo, dove la criminalità è aumentata esponenzialmente: per far sì che la giustizia rimanga al passo, viene istituito un nuovo sistema giuridico, il processo breve della durata di tre giorni. Dopo aver difeso il suo vecchio amico Masashi Yahari/Larry Butz da un'accusa di omicidio, Ryuichi Naruhodo/Phoenix Wright (giovane avvocato dall'improbabile pettinatura e dal grande senso di giustizia) dovrà far luce sull'assassinio del suo capo Chihiro Ayasato/Mia Fey, del cui omicidio viene accusata la sorella Mayoi Ayasato/Maya Fey. Nonostante l'accusa sia incarnata dall'esperto e brillante procuratore Reiji Mitsurugi/Miles Edgeworth, il giovane avvocato riesce a ottenere un verdetto di non colpevolezza per la sua assistita, ma da quel momento avrà modo di far luce su vecchi misteri finora rimasti sepolti.
Se avete giocato al titolo in questione, noterete come la trama sia piuttosto aderente al gioco di casa Capcom: si tratta infatti di un adattamento pedissequo, senza quel colpo di genio, quella sferzata, che ti aspetteresti da Miike. Ma nella smisurata filmografia del regista giapponese ci sta che vengano realizzati titoli meno personali e più deboli dal punto di vista dell'intensità. No, in realtà il grosso del problema è un altro: ciò che effettivamente getta "Gyakuten Saiban" nel limbo del fallimento è la struttura narrativa che manca di coesione, rendendo il film poco compatto e più simile a un grosso riassunto di una serie televisiva. Non per niente, il gioco possiede un'impostazione a episodi, caso per caso, ed era forse la TV il veicolo più adatto per trasporre in live action questo titolo. Non solo, ci sarebbe stato molto più tempo per approfondire degnamente i personaggi, che, in questa pellicola, rimangono cristallizzati nella loro caratterizzazione videoludica, privi di un qualsiasi guizzo, se non magari nel confronto finale tra Naruhodo e Karuma/Von Karma, un pelo più intrigante rispetto al resto dei noiosi dialoghi.
Si diceva di come si segua passivamente la trama originale, dal che ne deriva un annullamento dell'immedesimazione dello spettatore nella vicenda. In "Gyakuten Saiban" risulta tutto terribilmente vuoto: non leghiamo con i personaggi e non si sente la minima tensione (e per un film che dovrebbe invece trasmettere della drammaticità non è cosa buona). E' dunque solo estetica e nient'altro? Diciamo di sì, tra l'altro nemmeno troppo convincente: per quanto la messa in scena sia estremamente curata, infatti, risulta eccessivamente patinato e fittizio. La mano di Miike si sente poco, giusto nell'abilità di mantenere a livelli accettabili la soglia di interesse, senza cadere nella tentazione di premere STOP e fare qualcosa di più costruttivo.
Capitolo attori: come cosplayer sono veramente fantastici. Ma, ehi, non stiamo parlando di una fottuta gara di cosplay, quindi facciamola breve e diciamo che nel loro piccolo si impegnano un po' tutti (chiaramente non vi dirò che non troverete interpretazioni da Oscar, perché, beh, non sono interpretazioni da Oscar), pur con risultanti altalenanti. Tanto per dire: Narimiya si adatta bene al ruolo del protagonista, ingenuo e simpatico quanto basta, mentre Saito (Mitsurugi), pur essendo un miscasting clamoroso, fa il suo mestiere, dando al personaggio quell'aria altezzosa e orgogliosa che tanto lo contraddistingue nel gioco; adorabile la Kiritani (Mayoi Ayasato), per quanto la sua prova attoriale sia più giusto definirla "ingessata", mentre poco convincente e poco spietato il Karuma di Ishibashi, troppo anziano e 'pacioccoso' per esprimere una reale minaccia ai danni dei protagonisti.
Per il giocatore si tratta insomma di un prodotto poco interessante, la cui visione non lo lascerà di certo esaltato. Per lo spettatore che non conosce il gioco, si tratta di una pellicola discreta dal punto di vista estetico, ma dalla sostanza praticamente nulla.
Ci troviamo in Giappone, in un futuro prossimo, dove la criminalità è aumentata esponenzialmente: per far sì che la giustizia rimanga al passo, viene istituito un nuovo sistema giuridico, il processo breve della durata di tre giorni. Dopo aver difeso il suo vecchio amico Masashi Yahari/Larry Butz da un'accusa di omicidio, Ryuichi Naruhodo/Phoenix Wright (giovane avvocato dall'improbabile pettinatura e dal grande senso di giustizia) dovrà far luce sull'assassinio del suo capo Chihiro Ayasato/Mia Fey, del cui omicidio viene accusata la sorella Mayoi Ayasato/Maya Fey. Nonostante l'accusa sia incarnata dall'esperto e brillante procuratore Reiji Mitsurugi/Miles Edgeworth, il giovane avvocato riesce a ottenere un verdetto di non colpevolezza per la sua assistita, ma da quel momento avrà modo di far luce su vecchi misteri finora rimasti sepolti.
Se avete giocato al titolo in questione, noterete come la trama sia piuttosto aderente al gioco di casa Capcom: si tratta infatti di un adattamento pedissequo, senza quel colpo di genio, quella sferzata, che ti aspetteresti da Miike. Ma nella smisurata filmografia del regista giapponese ci sta che vengano realizzati titoli meno personali e più deboli dal punto di vista dell'intensità. No, in realtà il grosso del problema è un altro: ciò che effettivamente getta "Gyakuten Saiban" nel limbo del fallimento è la struttura narrativa che manca di coesione, rendendo il film poco compatto e più simile a un grosso riassunto di una serie televisiva. Non per niente, il gioco possiede un'impostazione a episodi, caso per caso, ed era forse la TV il veicolo più adatto per trasporre in live action questo titolo. Non solo, ci sarebbe stato molto più tempo per approfondire degnamente i personaggi, che, in questa pellicola, rimangono cristallizzati nella loro caratterizzazione videoludica, privi di un qualsiasi guizzo, se non magari nel confronto finale tra Naruhodo e Karuma/Von Karma, un pelo più intrigante rispetto al resto dei noiosi dialoghi.
Si diceva di come si segua passivamente la trama originale, dal che ne deriva un annullamento dell'immedesimazione dello spettatore nella vicenda. In "Gyakuten Saiban" risulta tutto terribilmente vuoto: non leghiamo con i personaggi e non si sente la minima tensione (e per un film che dovrebbe invece trasmettere della drammaticità non è cosa buona). E' dunque solo estetica e nient'altro? Diciamo di sì, tra l'altro nemmeno troppo convincente: per quanto la messa in scena sia estremamente curata, infatti, risulta eccessivamente patinato e fittizio. La mano di Miike si sente poco, giusto nell'abilità di mantenere a livelli accettabili la soglia di interesse, senza cadere nella tentazione di premere STOP e fare qualcosa di più costruttivo.
Capitolo attori: come cosplayer sono veramente fantastici. Ma, ehi, non stiamo parlando di una fottuta gara di cosplay, quindi facciamola breve e diciamo che nel loro piccolo si impegnano un po' tutti (chiaramente non vi dirò che non troverete interpretazioni da Oscar, perché, beh, non sono interpretazioni da Oscar), pur con risultanti altalenanti. Tanto per dire: Narimiya si adatta bene al ruolo del protagonista, ingenuo e simpatico quanto basta, mentre Saito (Mitsurugi), pur essendo un miscasting clamoroso, fa il suo mestiere, dando al personaggio quell'aria altezzosa e orgogliosa che tanto lo contraddistingue nel gioco; adorabile la Kiritani (Mayoi Ayasato), per quanto la sua prova attoriale sia più giusto definirla "ingessata", mentre poco convincente e poco spietato il Karuma di Ishibashi, troppo anziano e 'pacioccoso' per esprimere una reale minaccia ai danni dei protagonisti.
Per il giocatore si tratta insomma di un prodotto poco interessante, la cui visione non lo lascerà di certo esaltato. Per lo spettatore che non conosce il gioco, si tratta di una pellicola discreta dal punto di vista estetico, ma dalla sostanza praticamente nulla.