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Code Geass - Lelouch of the Rebellion è un anime del 2006 - 2007 diretto da Goro Taniguchi, scritto da Ichiro Okochi (già visti insieme nella lavorazione di PlanetES) e disegnato dalle celebri CLAMP. Diviso in due serie composte da 25 episodi ciascuna - che io recensisco insieme, perché sarebbe fuori da ogni logica recensire due stagioni allo stesso modo, perché spenderei più o meno le stesse parole -, Hangyaku no Lelouch è un prodotto adatto tanto ai neofiti dell'animazione quanto agli esperti del genere. Il pregio più evidente dell'opera è proprio il fatto che si possa apprezzare sia con una visione priva della solita sana ricerca di preziosismi, che con un approccio dal gusto più raffinato. Necessari sono, però, quando ci si appresta a guardarlo, l'abbandono di ogni forma di pregiudizio e il superamento del mainstream. Io stessa ho dovuto faticare per liberarmi dalle opinioni preconcette, ma non ho avuto modo di pentirmene. Code Geass mi è fin da subito parso, ad un approccio più attento e intellettuale, l'anime che ho sempre cercato, il perfetto amalgama di novità e tradizione che ho sempre desiderato vedere trasposto in animazione.
Inutile dire che da me Code Geass si prende un bel 10 in pagella, e che lo fa senza infamia, senza remora alcuna. E che la mia recensione sarà traboccante di spoiler. Quindi prego i lettori meno accorti di stare sul chi vive.

Per comprendere la portata dell'opera che ci si appresta a guardare basti leggere, o magari ricordare, il titolo del primo episodio dell'anime: "Il giorno in cui nacque il demonio". Impossibile non pensare a quello del primo episodio di un anime contemporaneo a Code Geass: "Rinascita" di Death Note. E' ovvio che regia e sceneggiatura si siano immediatamente premurate di porre a chiare lettere il confronto tra i due prodotti, ed in particolare tra i due protagonisti, per meglio mettere in evidenza la disumanità del personaggio di Death Note e il senso di responsabilità del loro Lelouch.
Anche per quanto riguarda me, il primo pensiero è andato alla trasposizione animata del manga di Ohba e Obata. Ma ho subito fatto i conti con l'altra citazione, quella più importante e presente in tutti gli episodi: l'accostamento all'immenso Devilman del maestro Go Nagai.
Come ad Akira Fudo, anche a Lelouch Lamperouge tocca fare i conti con i demoni del suo tempo. Giovane puro e inesperto, incapace di lottare, darwinianamente contemplatore, si rivelerà incapace di affrontare i mostri che gli si trovano di fronte - seguendo un tema già presente nella produzione nagaiana, secondo cui i veri demoni sono gli uomini - finchè in suo soccorso non arriveranno l'aiutante e il potere "magico", rispettivamente Ryo Asuka/CC e il Geass, o "potere dei re", a trasformarlo in un lottatore.
Condizione necessaria, conseguenza e prezzo del nuovo potere non è altro che la solitudine, l'estraneità, lo stare con un piede da un lato, con un piede dall'altro delle due nature/fazioni. Entrambi, sia Akira che Lelouch, accettano - inconsapevolmente - la prospettiva dell'alienazione per sopravvivere alla lotta per la vita. E si trasformano, acquisendone man mano coscienza, anche loro in mostri di furor e rabies, legati all'umanità e all'identità da nulla che non siano i legami con i loro cari.
Sì. Fin da subito si evince la principale differenza con Light Yagami: Lelouch è umano, disperatamente umano, presto consapevole della portata delle proprie scelte - vale la terza legge della fisica -, gettato a capofitto in un viaggio alla scoperta della natura umana e del valore dei desideri delle persone. Il percorso verso la realizzazione del suo desiderio, infatti, gli permetterà man mano di comprendere che per fare in modo che il processo si compia è doveroso scontrarsi con quelli degli altri, e che, corrispondendo ad un'azione un'altra uguale e contraria, le conseguenze si ripercuoteranno su di lui e sul mondo intero. L'egoismo di Lelouch diventerà altruismo negli effetti della scelta. E il suo machiavellico ruolo non farà che celare tale altruismo agli occhi di quelle persone che - diversamente da Light Yagami - sono per lui impossibili da eliminare per la conservazione di un minimo di umanità, prezzo l'odio generale. Il protagonista di Death Note accantona ogni possibile legame col vecchio Light, quello impotente e rassegnato, e non si lascia intontire dalle lacrime di una sorella, o dalla morte di un padre. Parenti e amici sono sacrificabili all'edificazione gli un mondo costruito sulla sua persona, o meglio, a sua imamgine e somiglianza: un mondo spietato e orribile, dominato dalla paura. Lelouch è diverso, suscettibile di pietà. Mentre Light impazzisce alla Glauco maniera, Lelouch cede ad accessi di follia - ma resta legato alla lucidità - perché colpito in anima e corpo dalla portata delle proprie scelte, dal modo in cui i personaggi fuoriescano dal suo disegno, dalla sua scacchiera, per affermare il loro libero arbitrio. Una follia che, inutile dirlo, è resa benissimo.
L'espressionismo facciale dei personaggi - mi riferisco alla propensione per il grottesco e l'esagerazione, alla deformazione dei volti presente e riscontrabile nei momenti di maggiore tensione - è di stampo chiaramente nagaiano. Ed un espediente simile non può che nascere dai pennini delle CLAMP, che in passato si erano già ispirate, dichiaratamente, al padre dei mecha. Basti pensare ad X, dove certe scene non sono altro che un calco di quelle di Devilman. Non sono d'accordo con chi sotiene la bruttezza del tratto clampiano. Sarò di parte, ma io trovo, per il motivo suddetto, che il tratto CLAMP sia congeniale, soprattutto per la caratterizzazione dei personaggi.
Altro elemento fondante di Code Geass è, per l'appunto, l'incredibile precisione con cui personaggi sono caratterizzati. Tutti, dal primo all'ultimo - anche i secondari che fanno la loro comparsa e restano sul palco il tempo necessario a morire - sono realizzati a regola d'arte, e tutti volti al peccato, al perdono, al riscatto. Sembra che persino le scene fanservice - che tanto irritano gli ipocriti - abbiano l'unico scopo di aggiungere qualcosa ai personaggi in questione. Basti pensare alla presidente - apparentemente inutile e rivelatasi la più comprensiva e adulta della schiera -, a Nina - mi riferisco alla "scena del tavolo" - o a Suzaku - il nudo di Kallen sull'isola non fa che confermare le mie belle teorie sull'asessuato Kururugi.
Per parlare dei temi di quest'anime non c'è modo migliore dell'analisi di questi personaggi, almeno di quelli principali.
Premetto che non sono un medico, né una psicologa, ma che risulta oltremodo necessario partire dalla disposizione mentale degli stessi.
Si parte Suzaku Kururugi, indubbiamente il più complesso di tutti e, forse, uno dei migliori personaggi mai realizzati in assoluto. E con la descrizione di lui analizzo anche Lelouch, sarà chiaro il perché.
Deuteragonista - la trama si snoda, con mia grande soddisfazione, sul modello della tragedia greca -, antagonista, coprotagonista, il figlio del Primo Ministro giapponese è l'unico personaggio a fare la sua comparsa con un peso già gravante sulla coscienza: egli ha assassinato, all'età di soli 10 anni, il padre Genbu Kururugi, nella convinzione - rivelatasi erronea - che la sua morte avrebbe portato alla fine delle ostilità Giappone - Britannia. Suzaku non fa altro che pensare, nel corso del suo percorso "evolutivo", alla figura paterna. E non solo perché Code Geass altro non è che Delitto e Castigo - Dostojevskij sarebbe contento di sapere che questi giapponesi, Kurosawa compreso, siano riusciti a trasporre meglio di tutti i suo tema più trattato, quello della responsabilità. Suzaku soffre - penso che Freud avrebbe potuto campare su questo personaggio - di un evidente complesso di Edipo. Verso il padre, ovviamente, e in un certo senso anche verso la madre. Data la sua figura severa e alterigia - nei pochi fotogrammi in cui appare, Gembu appare di spalle o, se frontale, con un'espressione di disapprovazione dipinta sul volto - la madre gli sarà sembrata un balsamo, se non un rifugio. Sempre all'impronta dei canoni freudiani, Suzaku opera un trasfert e trasferisce complessi e sentimenti relativi a padre e madre, rispettivamente, su Lelouch e Euphemia. Il primo rappresenta la possibilità di avere un rapporto da pari a pari col padre, che Suzaku rifiuterà insieme alla propria identità nazionale, per una facile fuga. Non può che essere così, data la specularità dei personaggi. Entrambi, alla fine della fiera, nascono per morire, per essere uno, centomila e "Zero". Il loro destino è scritto nel nome. Anche Lelouch opera il suddetto transfert, sia su Suzaku che su Euphemia. Quindi, al momento del tradimento, entrambi rammentano il padre e la rabbia quintuplica. Si sputano addosso i peggiori insulti, perchè sanno di insultare sè stessi. Ma entrambi sono anche consapevoli che saranno accomunati per sempre.
Una volta tanto, c'è da ammetterlo, il fandom ci ha azzeccato: il rapporto che lega Lelouch e Suzaku va molto oltre la semplice amicizia. O meglio: l'amicizia c'è, è anche shakespeariana, ma per trasformarsi in quella più matura e ambigua di Dostojevskij e Nagai. Mi riferisco, ovviamente, a Myskin e Rogozin e ad Akira e Ryo (si può fare riferimento, per quanto riguarda Nagai - sempre stato propenso alle suggestioni omosessuali - , anche a Jun e Asuka, a Mondo e Tatsuma e - udite, udite! - a Koji e Daisuke). Basti pensare che ciascuno di loro si dà alle lacrime solo davanti all'altro - se lo fanno con le donne, è solo quando queste non sono capaci di vederli -, chiede pietà solo all'altro, abbraccia solo l'altro. Perché quello finale non è che un abbraccio, e la spada non è che un tramite per congiungersi. Non sto scherzando. E' una metafora più che funzionale. Suzaku si unisce anche al padre con la penetrazione di spada.
Un altro elemento a favore di quest'anime, certamente in linea col mio discorso, è la stupenda e realistica caratterizzazione dei personaggi femminili. Pare che Taniguchi e Okochi non abbiano letto solo Devilman e Dostojevskij. Il citazionismo del prodotto si completa anche di altri nomi, correnti e temi "nobili": oltre Shakespeare - Lelouch è amletico di costituzione - si possono tranquillamente richiamare Shopenauer - per la "possenza" della volontà -, Kirkegaard - per il dramma della scelta -, Nietzsche - per lo smascheramento degli ideali e delle convinzioni delle persone, il superuomo e tanto altro -, Jung - per la definizione di inconscio collettivo, presente solo nella sua filosofia -, Dante - "Lasciate ogni speranza, o voi che entrate!" -, l'intero ciclo bretone - arturiano e infine il perno dell'opera, Machiavelli - devo dirlo o proprio non si è capito che Lelouch e Suzaku sono perfette personificazioni del Principe? Mi sovviene persino il ragionevole dubbio che Taniguchi abbia letto Pirandello. Altrimenti, come spiegare la particolarità della teoria delle maschere dell'episodio 21 di R2 (e non mi dite "Evangelion"!!!)?
Eccomi al punto: tra i tanti riferimenti e citazioni, è presente un filone riconducibile direttamente a quella tendenza tipica di fine Ottocento - inizio Novecento che fa delle donne dei modelli di ambiguità.
Tutte le donne di Code Geass, nessuna esclusa, constano di due nature equivalenti: una materna, più dolce, gentile, comprensiva e imprescindibile da protezione cavalleresca, ed una da amante, responsabile, forte e audace, talvolta spaventosa. E' per questo che Lelouch e Suzaku venerano - quello è il termine - Euphemia, fanciulla incarnante la più semplice maternità. Infatti, tanto Suzaku quanto Lelouch - lui lo ammette tardi - non si sognano neppure di sfiorarla, nemmeno con un dito. Cosa che va certamente contro la morale cavalleresca di cui è in parte pregno l'anime - tutti i regnanti, da Cornelia (Guilford) a Schneizel (Maldini), da Charles (il Knight of One, non ricordo il nome) a Lelouch (Suzaku), hanno un rapporto profondissimo col loro cavaliere - eccetto Euphemia, che funge da freno per il povero Suzaku che, al momento della sua morte, abbandona la concezione del Principe dantesca e tipicamente medievale - il Principe deve vivere in un palazzo con le pareti di vetro, in modo tale che il suo comportamento privato, doverosamente identico a quello pubblico, funga da modello positivo per tutti - per abbracciare quella del Principe machiavellico - il Principe può comportarsi come vuole in privato, essere dolcissimo in quest'ambito (a vetri oscurati) e spietatissimo in pubblico - e seguire, finalmente, le orme del padre e diventare il figlio di buonadonna che la stragrande maggioranza degli spettatori si trova a detestare - a torto, secondo me. Ma se la contenderanno. O per meglio dire, se la concederanno, perché legati dall'affetto e dal destino. Essendo Code Geass una rappresentazione di come sarebbe stato il Regno d'Inghilterra se fosse sopravvissuto, questo resta pregno delle leggende legate ai cavalieri della tavola rotonda. Di conseguenza, la citazione non si limita ai nomi dei mecha. Lelouch è Artù, Suzaku è Lancillotto, Euphie è Ginevra.
Anche Kallen e Shirley sono madri perfette - Lelouch concederà loro uno spiraglio - e donne combattive.
Persino Nunnally, apparentemente innocua, si rivelerà una nemica ostica. [Ammetto che l'anime sia molto fedele alla terza legge della fisica, ma non alle altre due: le incongruenze sono molte, ma mi permetto di dissentire sulle critiche alla guarigione dalla cecità di Nunnally. Molti non sanno che anche lei ha un potere, un grosso potere, che le permette di aprire gli occhi sulle colpe di Lelouch, sulle proprie e di vedere l'innocenza spirituale del fratello in punto di morte - Taniguchi si è abbandonato ad un pizzico di buonismo, ma concediamoglielo, anche perché Lelouch muore senza vedere la pietà della sorella perché concentrato sulla realizzazione del suo desiderio.]
Lo stesso vale per CC, Viletta, l'onorevole Sumeragi, Nina, Tienze…
Infine non posso che parlare di Lelouch. Devo farlo, completando ciò che è già stato detto anche nel merito del suo alter - ego. Cito CC per ricollegarmi al mio discorso iniziale, dalla preview dopo i titoli di coda dell'episodio 25 di R1 - in Code Geass le preview sono fondamentali per la comprensione generale, e trovo ciò irrimediabilmente straordinario: "Tutti gli esseri umani, tutti li individui, sono alla ricerca della felicità. Ciò a cui il giovane britanno Lelouch aspirava era un po' di serenità. Niente di speciale. All'origine di tutte le sue imprese c'era solo un piccolo e modesto desiderio personale, come quello di tanti altri. Chi avrebbe mai potuto negargli un sogno del genere, una simile promessa? Chi ne avrebbe avuto il diritto? Eppure le persone, nella rete intricata delle relazioni con il loro prossimo, corrono il rischio di ridursi a stereotipi di sé stessi: e così, le aspettative realmente personali finiscono per essere spazzate via di fronte alla coscienza del mondo e l'intera esistenza diventa evanescente. Delitto e Castigo, destino e giudizio. Quello che si è presentato al cospetto di Lelocuh non è che il passato stesso, un passato intriso di odio, causato dalla natura stessa dell'uomo. Eppure, nonostante tutto, ora bisogna dire grazie… per lo meno gli uomini sono creature che inseguono la felicità! Un filo di speranza, o una flebile preghiera, nascono dalla distruzione."
Questo è Code Geass, questa è la natura umana. Lelouch comprende ciò , e comprende sé stesso in ciò. Capisce di fare ciò che fa non per Nunnally, né per sé stesso, ma mosso dalla sua propria natura, per uno scopo fine a sé stesso. Perché la distinzione buono - malvagio è labile, per non dire inesistente. Purtroppo, però, gli uomini hanno bisogno della paura per fare le loro scelte - a dimostrazione, l'incipit. La paura deve nascere dalla distruzione, e conseguirne la speranza. Quindi l'egoismo di Lelouch diventa altruismo, nel momento in cui comprende che è tutto sulle sue spalle, che deve dominare la tuche avversa e sfruttare l'occazione con la propria virtù. Da vero Principe, indossa la sua maschera, mente sempre, a chiunque e comunque - versando lacrime per questo - e lo fa anche ad espiazione dei peccati suoi e del mondo, attraverso la morte - anticipataci più volte attraverso il nome del progetto, "Zero Requiem", con cui forse Taniguchi ha voluto "attutire il colpo" (io, non appena ho sentito le parole di Suzaku, ho capito). Forse esagero quando dico che Suzaku è Giuda traditore consapevole - che vorrebbe darsi la morte, non può e indossa anche lui una maschera di apateia per pagare il suo scotto - e che Lelouch è Gesù Cristo crocifisso ad espiazione dei peccati del mondo?
E di un mondo che è popolo. Avete presente la filosofia di Ling di Fullmetal Alchemist? Bene. Lelouch si sacrifica per i suoi sudditi, da demone diventa Re. Ha compreso che i mezzi sono importanti tanto quanto il fine: la sua morte è tragica, esemplare, catartica [Anche per Suzaku, che dopo tanta repressione e reticenza provocate dall'impossibilità del suicidio - diversamente dall'Iscariota, non si è appeso ad un fico; se avesse potuto suicidarsi l'avrebbe fatto in R1 - si abbandona ad un pianto dirotto. La musica è volutamente corale - più in R2 che in R1, dove è standard e forse un po' anonima]. Dà così al mondo la pace di cui ha bisogno. Una pace ottenuta con il ferro e con il sangue, perché la storia è circolare e mossa dall'ingenuità/malvagità intrinseca dell'uomo - concezione greca tipica di Tucidide e Polibio - e a volte è necessaria una spinta eroica. O antieroica, perché Lelouch/Suzaku è più simile all'Eracle piangente o al Teseo pentito euripidei che ad un Oreste o un Odisseo - a dispetto del suo intelletto. Questo è il vero Principe: un uomo grande, severo, prudente, sia nell'agire che nell'accettare consigli, a volte crudele… Ma mai veramente solo. Un nobile pentito che, compreso il suo errore, non si limita a guardare i suoi sudditi dall'alto in basso, mai veramente come pedine, dal blasone imperiale. Per questo vince contro il nichilismo di Schnizel, per questo contro l'indifferenza di Charles. Il titolo dell'ultimo episodio è, significativamente, "RE".
In Code Geass si grida all'importanza della responsabilità, dei sentimenti: "il mondo è offeso" (cit. Vittorini) e al suo dolore bisogna partecipare con la forza rigenerativa della speranza.

Una nota a parte - di merito, ovviamente - va al doppiaggio. Uno dei pochi doppiaggi fatto da professionisti per una serie anime di Rai4, merita tutte le mie lodi. E' meraviglioso, comprensibilissimo e allo stesso tempo ricercato. Un "bravo!" in più va certamente a Massimiliano Alto, che con Lelouch raggiunge picchi di recitazione elevatissimi.