Recensione
Inazuma Eleven
8.0/10
Design abbastanza infantile, i soliti adolescenti che vogliono diventare i calciatori più forti del mondo e che contano sul "potere dell'amicizia" e su tecniche di gioco alla Shaolin Soccer, che spesso e volentieri sembrano uscite dai ben più famosi Dragon Ball e Pokèmon.
Sommati tutti insieme, questi elementi sono in grado di dar vita alla peggiore cavolata della storia, ad un qualcosa utile solo per farsi due risate e riflettere sull'inutilità di certi prodotti.
Eppure, incredibilmente, gli studi d'animazione Level 5 e OLM, hanno creato una serie animata calcistica di tutto rispetto, che unisce il meglio degli spokon che l'hanno preceduta e che molto più di loro appassiona, si fa amare e seguire.
Inazuma Eleven, letteralmente "Gli undici del fulmine", è tratto dall'omonimo videogioco e si suddivide in ben tre saghe, per un totale non proprio esiguo di ben 127 episodi.
127 episodi che scivolano via in pochissimo tempo, che catturano e coinvolgono.
Com'è possibile?
Bè innanzitutto grazie ad un cast di personaggi molto ampio e variegato. Ognuno di essi ha una personalità e delle abilità differenti e un proprio percorso di crescita che affronterà nel corso delle puntate, ma tutti sono accomunati dall'amore per il calcio, per i propri compagni e dalla voglia di vincere, di mettersi in gioco e arrivare alla vetta.
Tutti, a cominciare dal protagonista Mark Evans, collante della squadra, l'allegro, tonto e coraggioso portiere della Raimon, squadra che ha smesso di vincere o di provare a farlo da ben 40 anni, a causa di un misterioso incidente che ha coinvolto il nonno dello stesso Mark e la sua squadra, la leggendaria Inazuma Eleven.
Questo è solo il primo dei tanti misteri su cui si farà luce, che si ricollegherà ad una macro-trama che, seppur con alcune forzature, sa essere davvero interessante e ottima come contorno alle tante partite che vengono disputate.
Scordatevi i campi grandi come quartieri, incontri che durano 10 puntate, tiri assurdi in un mondo realistico, flashback noiosissimi mentre il giocatore di turno corre e via discorrendo. IE offre scontri di al massimo 2 puntate, spettacolari e appassionanti grazie al rifiuto del realismo. Rifiuto che si rivela uno dei tanti punti di forza dell'anime, che invece offre animazioni ottime con le famose "tecniche micidiali", che violeranno ogni legge della fisica, senza sembrare ridicole allo spettatore.
Una serie piena di ideali, amicizia, agonismo e sentimenti. Non parlo di amori e prime cotte (ci sono anche quelle ma sono davvero marginali e di poca importanza), ma della passione che brucia in ognuno di questi giocatori e che li spinge a lottare e divertirsi, dei legami con le persone a loro care, di tutte le emozioni (talvolta anche negative) che provano e trasmettono allo spettatore, dei loro sogni e speranze. Senza tralasciare gag e siparietti comici.
Il calcio è divertimento ed è il primo elemento che lega i personaggi, quello che li spinge a lottare, quello che, come ogni sport che si rispetti, rende amici anche gli avversari. Più che l'amore per la vittoria e la gloria, è proprio il calcio stesso il motore di tutto.
Se Holly e Benji o meglio, Capitan Tsubasa, visto oggi risulta datato, vecchio, noioso e per nostalgici, Inazuma Eleven è in grado di farsi amare davvero da tutti, sia dai bambini, dai più grandicelli, ma anche dalle ragazze.
Tuttavia, anche Inazuma Eleven, come Whistle, il già citato Capitan Tsubasa e Hungry Heart, pur essendo loro superiori, ha le sue pecche e ingenuità.
Come ogni spokon che si rispetti, quasi tutto il cast è affetto dalla cosiddetta "sindrome del lecchinaggio del protagonista", definito come il caro capitano, quello che non si arrende mai e castronerie varie. Per fortuna, questo problema è limitato dai momenti di debolezza (pochi) di Mark e dai due coprotagonisti Jude Sharp, geniale regista, ma soprattutto dal campione e attaccante Axel Blaze, l'asso della Raimon, il cosiddetto "bomber di fuoco", uno dei personaggi più carismatici, sfaccettati e potenti di tutto l'anime, che con pochi gesti molto spesso monopolizza l'attenzione su di sè, rendendo più interessanti le varie vicende.
In generale, le pecche di Inazuma vengono fuori con l'inizio della seconda saga, quella contro la Alius Academy.
L'anime qui perde colpi per la componente degli alieni, che stona anche in un mondo come quello di Inazuma, per l'uso del calcio come mezzo per la salvezza dell'umanità che rende banale un po' tutto e per finire, con l'iniziale abbandono di Axel. Ciò che rende comunque questa saga abbastanza piacevole, è l'entrata in scena di tanti altri personaggi e il dilemma che alcuni di essi vivranno.
La serie in Italia è stata trasmessa dalla Rai, che ha svolto un lavoro non proprio impeccabile. Nulla da dire sulla scelta delle voci (tra Graziano, Garbolino, Puccio, Saltarelli e tutti gli altri c'è da rifarsi le orecchie), ma tutto il resto poteva esser fatto con più cura. A cominciare ad esempio dall'assurda censura ai riferimenti religiosi e ai nomi delle tecniche, per non parlare di personaggi che cambiano sesso per un errore di doppiaggio. In più, i nomi dei personaggi sono stati tutti anglicizzati, per renderli più "facili" da memorizzare al pubblico infantile, un po' come è stato fatto con Holly e Benji.
Questa scelta però, porta a situazioni grottesche ogniqualvolta la squadra sfida dei team inglesi o americani.
In definitiva, Inazuma Eleven è un gran bell'anime, con tantissimi messaggi, spesso diversi e più complessi di quelli delle solite serie sportive. E' consigliato a tutti, a chi odia il calcio e gli anime incentrati sul calcio, a chi vuole appassionarsi a una serie genuina, ricca di adrenalina, agonismo e ottimi personaggi. Almeno uno di loro vi entrerà nel cuore e vi farà amare quest'opera, che non è infantile e commerciale come potrebbe sembrare.
Mai fidarsi delle apparenze, si dice. Per me è un 8 e mezzo pieno.
Sommati tutti insieme, questi elementi sono in grado di dar vita alla peggiore cavolata della storia, ad un qualcosa utile solo per farsi due risate e riflettere sull'inutilità di certi prodotti.
Eppure, incredibilmente, gli studi d'animazione Level 5 e OLM, hanno creato una serie animata calcistica di tutto rispetto, che unisce il meglio degli spokon che l'hanno preceduta e che molto più di loro appassiona, si fa amare e seguire.
Inazuma Eleven, letteralmente "Gli undici del fulmine", è tratto dall'omonimo videogioco e si suddivide in ben tre saghe, per un totale non proprio esiguo di ben 127 episodi.
127 episodi che scivolano via in pochissimo tempo, che catturano e coinvolgono.
Com'è possibile?
Bè innanzitutto grazie ad un cast di personaggi molto ampio e variegato. Ognuno di essi ha una personalità e delle abilità differenti e un proprio percorso di crescita che affronterà nel corso delle puntate, ma tutti sono accomunati dall'amore per il calcio, per i propri compagni e dalla voglia di vincere, di mettersi in gioco e arrivare alla vetta.
Tutti, a cominciare dal protagonista Mark Evans, collante della squadra, l'allegro, tonto e coraggioso portiere della Raimon, squadra che ha smesso di vincere o di provare a farlo da ben 40 anni, a causa di un misterioso incidente che ha coinvolto il nonno dello stesso Mark e la sua squadra, la leggendaria Inazuma Eleven.
Questo è solo il primo dei tanti misteri su cui si farà luce, che si ricollegherà ad una macro-trama che, seppur con alcune forzature, sa essere davvero interessante e ottima come contorno alle tante partite che vengono disputate.
Scordatevi i campi grandi come quartieri, incontri che durano 10 puntate, tiri assurdi in un mondo realistico, flashback noiosissimi mentre il giocatore di turno corre e via discorrendo. IE offre scontri di al massimo 2 puntate, spettacolari e appassionanti grazie al rifiuto del realismo. Rifiuto che si rivela uno dei tanti punti di forza dell'anime, che invece offre animazioni ottime con le famose "tecniche micidiali", che violeranno ogni legge della fisica, senza sembrare ridicole allo spettatore.
Una serie piena di ideali, amicizia, agonismo e sentimenti. Non parlo di amori e prime cotte (ci sono anche quelle ma sono davvero marginali e di poca importanza), ma della passione che brucia in ognuno di questi giocatori e che li spinge a lottare e divertirsi, dei legami con le persone a loro care, di tutte le emozioni (talvolta anche negative) che provano e trasmettono allo spettatore, dei loro sogni e speranze. Senza tralasciare gag e siparietti comici.
Il calcio è divertimento ed è il primo elemento che lega i personaggi, quello che li spinge a lottare, quello che, come ogni sport che si rispetti, rende amici anche gli avversari. Più che l'amore per la vittoria e la gloria, è proprio il calcio stesso il motore di tutto.
Se Holly e Benji o meglio, Capitan Tsubasa, visto oggi risulta datato, vecchio, noioso e per nostalgici, Inazuma Eleven è in grado di farsi amare davvero da tutti, sia dai bambini, dai più grandicelli, ma anche dalle ragazze.
Tuttavia, anche Inazuma Eleven, come Whistle, il già citato Capitan Tsubasa e Hungry Heart, pur essendo loro superiori, ha le sue pecche e ingenuità.
Come ogni spokon che si rispetti, quasi tutto il cast è affetto dalla cosiddetta "sindrome del lecchinaggio del protagonista", definito come il caro capitano, quello che non si arrende mai e castronerie varie. Per fortuna, questo problema è limitato dai momenti di debolezza (pochi) di Mark e dai due coprotagonisti Jude Sharp, geniale regista, ma soprattutto dal campione e attaccante Axel Blaze, l'asso della Raimon, il cosiddetto "bomber di fuoco", uno dei personaggi più carismatici, sfaccettati e potenti di tutto l'anime, che con pochi gesti molto spesso monopolizza l'attenzione su di sè, rendendo più interessanti le varie vicende.
In generale, le pecche di Inazuma vengono fuori con l'inizio della seconda saga, quella contro la Alius Academy.
L'anime qui perde colpi per la componente degli alieni, che stona anche in un mondo come quello di Inazuma, per l'uso del calcio come mezzo per la salvezza dell'umanità che rende banale un po' tutto e per finire, con l'iniziale abbandono di Axel. Ciò che rende comunque questa saga abbastanza piacevole, è l'entrata in scena di tanti altri personaggi e il dilemma che alcuni di essi vivranno.
La serie in Italia è stata trasmessa dalla Rai, che ha svolto un lavoro non proprio impeccabile. Nulla da dire sulla scelta delle voci (tra Graziano, Garbolino, Puccio, Saltarelli e tutti gli altri c'è da rifarsi le orecchie), ma tutto il resto poteva esser fatto con più cura. A cominciare ad esempio dall'assurda censura ai riferimenti religiosi e ai nomi delle tecniche, per non parlare di personaggi che cambiano sesso per un errore di doppiaggio. In più, i nomi dei personaggi sono stati tutti anglicizzati, per renderli più "facili" da memorizzare al pubblico infantile, un po' come è stato fatto con Holly e Benji.
Questa scelta però, porta a situazioni grottesche ogniqualvolta la squadra sfida dei team inglesi o americani.
In definitiva, Inazuma Eleven è un gran bell'anime, con tantissimi messaggi, spesso diversi e più complessi di quelli delle solite serie sportive. E' consigliato a tutti, a chi odia il calcio e gli anime incentrati sul calcio, a chi vuole appassionarsi a una serie genuina, ricca di adrenalina, agonismo e ottimi personaggi. Almeno uno di loro vi entrerà nel cuore e vi farà amare quest'opera, che non è infantile e commerciale come potrebbe sembrare.
Mai fidarsi delle apparenze, si dice. Per me è un 8 e mezzo pieno.