Recensione
A Baby and I
9.0/10
Recensione di A q u i l e g i a
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"Aka-chan to Boku" - altresì noto con il titolo internazionale "A Baby and I" - è un anime di 35 episodi andato in onda per la prima volta in Giappone nel 1996, sbarcando poi sulle reti Mediaset nel 2004. L'opera è tratta dall'omonimo manga di Marimo Ragawa di 18 volumi.
Ci sono molte cose da dire su quest'anime, ma partiamo da una domanda che una persona qualsiasi potrebbe porsi: "Merita di essere visto?"
Il primo punto da considerare è certamente i generi a cui questa serie animata appartengono, ovvero "Commedia", "Drammatico", ma soprattutto "Bambini" e "Slice of Life". Difatti, in tutti gli episodi la trama è perlopiù assente e le vicende narrate riguardano spesso e volentieri bambini. Quindi, se cercate azione, scene da crepacuore, un qualcosa di incalzante, mi spiace dirvi che quest'anime deluderà le vostre aspettative. Questa è una serie televisiva dolce, calma, divertente, assolutamente adorabile e che fa riflettere.
La trama, o comunque l'argomento centrale dell'opera, segue le vicende di due bambini, Takuya e Minoru - rispettivamente di dieci e tre anni, ai quali è recentemente morta la madre in un incidente, venendo affidati alle sole cure del padre.
Gli episodi sono quindi incentrati su questi due personaggi, anche se non mancano personaggi secondari importanti su cui si snoderanno varie vicende.
Personalmente, questi 35 episodi sono stati davvero bellissimi, a parte alcuni e sporadici filler, dove viene descritto con grande maestria il rapporto dei due fratelli.
Ed è proprio questo il punto di forza dell'opera, ossia il rapporto che pian piano viene a crearsi tra Takuya e Minoru. Infatti, inizialmente il maggiore nutre un profondo astio nei confronti del "bebè", perché infantile, egoista, piange ad ogni minimo evento ed è sporco, un po' come tutti i bambini. Con il tempo, però, grazie anche al carattere di Takuya, una sorta di mamma chioccia, e anche grazie a Minoru che nutrirà nel fratello profonda ammirazione e rispetto (tanto che, a San Valentino, alla domanda "Qual è la persona che ti piace di più?", la sua risposta sarà un adorabile "Onii-chan!", vale a dire suo fratello maggiore), i due cominceranno a volersi davvero molto bene, diventando l'uno indispensabile per l'altro.
Il doppiaggio giapponese, da seguire con sottotitoli inglesi, è di ottima qualità. Le voci sono state scelte con grande cura, adattandosi con abilità ai vari personaggi, e tra tutte spicca quella di Chika Sakamoto, doppiatrice di Minoru, che riuscirà a renderlo ancor più adorabile e carino di quanto già non lo fosse in versione cartacea. Lui, di fatto, parla come un vero neonato, emette spesso versi, ogni tanto spaglia le parole, piange e grida, ma la Sakamoto è riuscita a doppiarlo in maniera straordinaria. Sembrava infatti che fosse un neonato a parlare, mentre in realtà era una donna sulla quarantina.
Tristemente, su Internet, dall'episodio 27 in poi, Aka-chan to Boku si interrompe. I gruppi di fansub che se ne occupavano l'hanno abbandonato e trovarlo è un'impresa impossibile.
Ma, noi italiani, siamo fortunati poiché la Mediaset lo ha doppiato in italiano e gli episodi sono facilmente reperibili.
Questo è un anime che ha subito poche censure, che si limitano perlopiù a rendere i nomi più appetibili ad un pubblico italiano. Takuya diventa quindi Toshio, Minoru diventa quindi Midori e così via.
Non ha una controparte americana, che tanto ama le censure, per cui il doppiaggio è abbastanza fedele.
Le voci, ahimè, sono un messe abbastanza a caso, e sinceramente non le ho gradite. Federica Valenti non riesce a dare lo stesso spessore alla voce di Minoru e Renata Bertolas dà una tonalità fin troppo bassa a Takuya.
Ma, per il resto, considerato che siamo gli unici a poter usufruire di un doppiaggio in lingua nostrana per quest'opera, la si può considerare una fortuna.
Per quanto riguarda l'aspetto grafico, Aka-chan to Boku è realizzato molto bene, le animazioni sono fluide e il character design molto bello. Per essere un'opera datata, è sicuramente migliore di altri prodotti provenienti dagli anni '90.
Il comparto sonoro è discreto. Le opening sono orecchiabili, ma sono di gran lunga migliori le ending, che più ricordano i toni che mantiene la serie durante gli episodi.
In conclusione, Aka-chan to Boku è un anime leggero, divertente, emozionante e a tratti anche drammatico, toccante.
Pecca, però, dal punto di vista del finale, che non c'è. L'opera si conclude infatti in modo aperto e la cosa dispiace.
Ma la seconda opening, se qualcuno è perspicace, darà un paio di indizi su come finirà il manga...
Quindi, come penso si sia intuito, ne consiglio la visione!
Ci sono molte cose da dire su quest'anime, ma partiamo da una domanda che una persona qualsiasi potrebbe porsi: "Merita di essere visto?"
Il primo punto da considerare è certamente i generi a cui questa serie animata appartengono, ovvero "Commedia", "Drammatico", ma soprattutto "Bambini" e "Slice of Life". Difatti, in tutti gli episodi la trama è perlopiù assente e le vicende narrate riguardano spesso e volentieri bambini. Quindi, se cercate azione, scene da crepacuore, un qualcosa di incalzante, mi spiace dirvi che quest'anime deluderà le vostre aspettative. Questa è una serie televisiva dolce, calma, divertente, assolutamente adorabile e che fa riflettere.
La trama, o comunque l'argomento centrale dell'opera, segue le vicende di due bambini, Takuya e Minoru - rispettivamente di dieci e tre anni, ai quali è recentemente morta la madre in un incidente, venendo affidati alle sole cure del padre.
Gli episodi sono quindi incentrati su questi due personaggi, anche se non mancano personaggi secondari importanti su cui si snoderanno varie vicende.
Personalmente, questi 35 episodi sono stati davvero bellissimi, a parte alcuni e sporadici filler, dove viene descritto con grande maestria il rapporto dei due fratelli.
Ed è proprio questo il punto di forza dell'opera, ossia il rapporto che pian piano viene a crearsi tra Takuya e Minoru. Infatti, inizialmente il maggiore nutre un profondo astio nei confronti del "bebè", perché infantile, egoista, piange ad ogni minimo evento ed è sporco, un po' come tutti i bambini. Con il tempo, però, grazie anche al carattere di Takuya, una sorta di mamma chioccia, e anche grazie a Minoru che nutrirà nel fratello profonda ammirazione e rispetto (tanto che, a San Valentino, alla domanda "Qual è la persona che ti piace di più?", la sua risposta sarà un adorabile "Onii-chan!", vale a dire suo fratello maggiore), i due cominceranno a volersi davvero molto bene, diventando l'uno indispensabile per l'altro.
Il doppiaggio giapponese, da seguire con sottotitoli inglesi, è di ottima qualità. Le voci sono state scelte con grande cura, adattandosi con abilità ai vari personaggi, e tra tutte spicca quella di Chika Sakamoto, doppiatrice di Minoru, che riuscirà a renderlo ancor più adorabile e carino di quanto già non lo fosse in versione cartacea. Lui, di fatto, parla come un vero neonato, emette spesso versi, ogni tanto spaglia le parole, piange e grida, ma la Sakamoto è riuscita a doppiarlo in maniera straordinaria. Sembrava infatti che fosse un neonato a parlare, mentre in realtà era una donna sulla quarantina.
Tristemente, su Internet, dall'episodio 27 in poi, Aka-chan to Boku si interrompe. I gruppi di fansub che se ne occupavano l'hanno abbandonato e trovarlo è un'impresa impossibile.
Ma, noi italiani, siamo fortunati poiché la Mediaset lo ha doppiato in italiano e gli episodi sono facilmente reperibili.
Questo è un anime che ha subito poche censure, che si limitano perlopiù a rendere i nomi più appetibili ad un pubblico italiano. Takuya diventa quindi Toshio, Minoru diventa quindi Midori e così via.
Non ha una controparte americana, che tanto ama le censure, per cui il doppiaggio è abbastanza fedele.
Le voci, ahimè, sono un messe abbastanza a caso, e sinceramente non le ho gradite. Federica Valenti non riesce a dare lo stesso spessore alla voce di Minoru e Renata Bertolas dà una tonalità fin troppo bassa a Takuya.
Ma, per il resto, considerato che siamo gli unici a poter usufruire di un doppiaggio in lingua nostrana per quest'opera, la si può considerare una fortuna.
Per quanto riguarda l'aspetto grafico, Aka-chan to Boku è realizzato molto bene, le animazioni sono fluide e il character design molto bello. Per essere un'opera datata, è sicuramente migliore di altri prodotti provenienti dagli anni '90.
Il comparto sonoro è discreto. Le opening sono orecchiabili, ma sono di gran lunga migliori le ending, che più ricordano i toni che mantiene la serie durante gli episodi.
In conclusione, Aka-chan to Boku è un anime leggero, divertente, emozionante e a tratti anche drammatico, toccante.
Pecca, però, dal punto di vista del finale, che non c'è. L'opera si conclude infatti in modo aperto e la cosa dispiace.
Ma la seconda opening, se qualcuno è perspicace, darà un paio di indizi su come finirà il manga...
Quindi, come penso si sia intuito, ne consiglio la visione!