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Un episodio immerso nella neve. Una neve che impregna i tessuti stessi del tempo trasportandoci in una dimensione dove tutto ghiaccia e tutto viene spiegato. Una neve che si infittisce man mano che ci si addentra nei meandri della mente umana, ma anche del corpo. Una neve bianca, incolore, che silenzia tutto e non lascia spazio per ulteriori suoni, se non le voci dei due, rendendole soavemente deboli e allo stesso tempo incisive. Suoni perfetti che si amalgamano nel gelo della notte.

Un episodio che è come un sogno (per la durata ridotta di trenta minuti), un sogno smorzato da un'identità rimasta sempre celata a cui è concesso esistere unicamente per manifestarsi all'unica persona in grado di accettarla. Un'identità effimera che non può sopravvivere al di fuori di quella dimensione, lontana dalle luci della città. Una personalità peccatrice che tutto può distruggere.

Fondali che si estendono in un orizzonte oscuro e una città la cui luce viene rifratta dal bianco della neve. Non serve altro a questo "soliloquio" sulla personalità (o multipersonalità) umana. In questo episodio non vi saranno scene di combattimento, ma viene approfondito il personaggio di Ryougi.

L'unico brano udibile in tutto l'epilogo inizia quando termina la conversazione tra Ryougi e Mikiya. Un brano che sembra assolvere i peccati di Shiki, una voce angelica tra i titoli di coda. A comporla non è altri che Yuki (ironia della sorte) Kajiura: il brano riprende il tema di Shiki rendendolo più "celestiale" e meno accattivante.

A mio avviso non poteva esserci un epilogo migliore; "Kara no Kyoukai" trasporta lo spettatore in un viaggio spettacolare, non posso che dargli 10, in quanto, a parer mio, lo considero un capolavoro.