Recensione
Recensione di DragonのShiryū
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Comparto grafico/tecnico.
Non avevo mai visto un film in computer grafica sul grande schermo e ne sono rimasto impressionato. La qualità tecnica dell'opera di Keiichi Sato credo sia uno dei pochi aspetti che mettono tutti quanti d'accordo.
La resa dei personaggi l'ho trovata eccellente, sia sotto il profilo dell'espressività, che nella fluidità dei movimenti. I volti di tutti i protagonisti sono curati nei minimi dettagli e, personalmente, mi è molto piaciuta la scelta di apportare qualche modifica fisionomica che restituisca modernità al loro aspetto. Penso al piercing sul labbro inferiore di Aiolia, al pizzetto accennato di Aiolos e di Aiolia stesso, ma soprattutto alla resa di due Gold Saints speciali quali Death Mask e Milo. Se per il primo sono veramente uno spasso la caratterizzazione e le varianti estetiche in stile afro rispetto all'originale, vedere poi scagliare lo Scarlet Needle da una avvenente donzella dalla chioma fucsia devo ammettere abbia il suo perché. Scelta originale, che sicuramente troverà nei puristi del (a mio parere) più affascinante Cavaliere d'Oro parecchi detrattori, ma che, proprio per il suo coraggio stilistico merita apprezzamento. Più scontato sarebbe stato cambiare il sesso di Aphrodite, no? Qualcosa da ridire sugli occhialini da intellettuale di Mu, sontuoso Aldebaran con anella al naso e particolarmente riuscito anche Shura.
In generale, tutti i Gold ne escono alla grande, graficamente parlando. Perfetti nel loro fascino, garantito dai luccicanti clothes, che sono vere e proprie opere d'arte. Rese alla perfezione, con dovizia di dettagli e varianti spesso appropriate rispetto agli originali. Non mi ha entusiasmato la scelta dell'elmo a chiusura avvolgente, pseudo magica, modello Kamen-Rider. Discutibile, sia per veridicità che per effetto. Trovavo molto più d'impatto e sicuramente più epici gli elmi classici delle serie animata, a volto scoperto.
Due parole le meritano i fondali. Che la CG faccia miracoli ormai lo si sa. Da "Final Fantasy" in poi, fino all'ultimo Harlock, ne abbiamo avuto conferme su conferme. Spettacolari quindi, senza dubbio, lo sono anche i fondali di Saint Seiya. Giustamente, a mio parere, ci si è discostati dalla rappresentazione classica del Santuario di derivazione anime. L'idea strizza più l'occhio al "Quinto Elemento" di Besson, all' "Aria" di Jun'ichi Satō o ad un "Kyoukai Senjou no Horizon" per arrivare più ai giorni nostri, con solo qualche elemento di continuità rispetto alla serie classica di Kurumada. Non mi ha fatto impazzire l'idea delle dodici case sospese su una specie di tangenziale aerea, nè tanto meno l'aspetto a punta di tutte le dimore, pur se graficamente perfette. Molto più d'impatto l'interno delle singole case. Qui la resa della CG merita una promozione a pieni voti. Riflessi e giochi di luce spaziali, con il culmine nella casa dell'Acquario (in stile saga di Poseidon, con tanto di sette colonne) ed in quella del Toro (la tavola imbandita e la fiorentina nel piatto sono un 10 e lode).
Santuario a parte, le location terrene, specie le notturne alla tenuta dei Kido e quelle iniziali sul ponte stradale, sono semplicemente favolose. Così come le sfumature dei cieli, sia nelle scene diurne che in quelle notturne. Non sono quelle di Shinkai, vero, ma ammetto che le ho trovate un vero piacere per gli occhi.
Comparto grafico/tecnico: voto 8,5.
Comparto audio.
Piacevole, specie quando il pathos sale di tono durante gli scontri. Godersi al cinema le esplosioni di cosmo vale buona parte del prezzo del biglietto, ciò nonostante, niente di eclatante.
Le musiche sono appropriate e la colonna sonora supporta bene le scene, anche se non mi è rimasto impresso nulla di clamoroso. La resa del reparto musicale nella serie classica animata, onestamente, vince a mani basse il confronto. Avrei preferito una presenza più massiccia di cantato giapponese: una rappresentanza dello stile Kajiura, eventualmente declinato in forma di Fiction Junction o ancora meglio Kalafina, lo avrei trovato particolarmente adatto, vista la tematica. Con tutto il rispetto per la splendida Hero di Yoshiki (che mi è piaciuta davvero molto) sui titoli di coda, almeno una ending altrettanto epica, ma in giapponese, tipo "Hanamori no Oka", la pretendevo.
Comparto audio: voto 6,5 (di incoraggiamento).
Trama.
La trama ricalca, in sostanza, la corsa di Seiya e compagni attraverso le dodici case, con un lungo excursus iniziale sulla presa di coscienza da parte di Saori sul suo ruolo di Dea Athena. Il risultato l'ho trovato piacevole e decisamente coinvolgente nella prima parte della pellicola e per buona parte del Santuario. Purtroppo, tuttavia, finisce per perdersi alla distanza, fondamentalmente per ragioni di tempo. Impossibile infatti stipare in soli novanta minuti tutta l'enormità degli avvenimenti della prima serie di Saint Seiya. Se fino allo scontro con Aiolia il ritmo aveva palesato un virtuoso bilanciamento fra profondità di dettagli e velocità della narrazione, dalla casa del Leone in poi l'accelerazione è spropositata. I salti narrativi risultano purtroppo eccessivi e la sintesi necessaria per contenere la durata della pellicola nell'ora e mezza penalizza in parte la godibilità del tutto, fino a quel momento invece perfetta.
Attenzione: questo paragrafo contiene spoiler
Si sono resi necessari tagli e variazioni sul tema rispetto all'originale che in certi casi ho trovato interessanti, ma che in altri definirei quasi sacrileghi. Su tutte, penso allo scontro fra Shaka ed Ikki o quello fra Shura e Shiryu. Di entrambi, nel film non vi è traccia. E, probabilmente, è meglio così, visto che nessun remake potrà mai reggere il confronto con il "ci oscureremo in un mondo di luce" o la "pienezza del Dragone".
Fine parte contenente spoiler
Vado invece controcorrente con riferimento ai combattimenti. Promossi, a mio parere! Non sono molti e probabilmente tendono ad essere troppo corti, ma a mio parere sono ben fatti, specie quello fra Shiryu e Death Mask e quello che vede contrapposti Seiya con Aldebaran prima e Aiolia poi. Inevitabilmente (sempre per questioni di tempo) sono meno carichi di pathos, eroismo ed epicità di quelli originali, ma compensano ed abbondano in termini di spettacolarità e resa grafica, con effetti speciali notevoli.
L'aspetto obiettivamente più discutibile del film è il finale. Come quasi a tutti, non mi è piaciuto. La trasformazione di Saga in stile Seth di "Street Fighter IV", appare spropositata ed eccessiva. Un po' come la centaurizzazione di Seiya con l'armatura del Sagittario. Un po' troppo, dai. Ed è un peccato perché, per larga parte del film, il giudizio era assolutamente pregevole.
Viene da chiedersi: c'era davvero bisogno di optare per un remake del Santuario? Non sarebbe stato meglio cambiare radicalmente setting, senza scoprire il fianco a confronti con il mito? Credo, sostanzialmente, che una scelta di discontinuità più radicale rispetto alla trama classica avrebbe potuto portare risultati più intriganti.
Trama: voto 6 (media fra l'8 della prima parte ed il 4 del finale).
Caratterizzazione dei personaggi.
La vera sorpresa, per me, in senso decisamente positivo.
Non ho mai amato troppo la computer grafica. Ho sempre preferito la maggiore libertà espressiva garantita dalla matita, seppur in due sole dimensioni. Parere che ha sempre assunto particolare forza con riguardo all'espressività dei personaggi ed alla capacità di caratterizzazione che ne consegue. In questo, Saint Seiya mi ha decisamente fatto cambiare opinione al riguardo. Saori e Seiya sono oggettivamente i due protagonisti del film ed è su di loro che viene compiuto il maggior sforzo dal punto di vista del focus. In Saori, nello specifico, è apprezzabile la crescita del personaggio e la profondità che assume nel corso della storia, man mano che acquisisce consapevolezza del proprio ruolo. I primi piani e la varietà di espressioni, unitamente all'inedito (e riuscitissimo) cambio di look (dal capello lungo al caschetto) la qualificano come personaggio maggiormente riuscito dell'opera. A mio parere, la Saori in CG arriva nettamente a superare quella della serie anime.
Seiya, parimenti, gode della luce dei riflettori dall'inizio alla fine. Alterna, come da copione, atteggiamenti da giullare di corte a fasi eroiche, offrendo una pluralità di espressioni che ne facilita la caraterizzazione. Risulta piacevole e divertente, forse un po' meno stucchevole di quanto non accada nelle serie animata.
I restanti Bronze Saints sono comprimari e, tolto Shiryu, che gode di qualche attenzione in più rispetto a Hyoga e Shun, risultano solo accennati. Difficile inquadrarli nella loro complessità per chi non li conosce dall'opera originale. Certamente risultano meno affascinanti.
Ikki, con buona pace dei suoi tanti estimatori, risulta il personaggio più sacrificato. Scelta opinabile, proprio in considerazione del seguito che vanta il Saint della Fenice. Compare solo a metà film (e questo può anche essere accettabile, visto il personaggio), ma scompare totalmente dalle fasi di lotta nel Santuario. Inspiegabile, a mio avviso, la scelta di non far menzione dello scontro con Shaka, inventandosi un discutibile duello (peraltro solo accennato e decisamente poco coinvolgente) contro Shura, nella casa del Sagittario.
Le note più dolenti, purtroppo, arrivano dai Gold Saints, che, se graficamente appaiono in tutto il loro fulgore, dal punto di vista della profondità caratteriale risultano talvolta appena accennati, anche qui a causa del troppo poco tempo a disposizione per approfondirli tutti e dodici
Tolto Death Mask (il più originale e spassoso di tutti nel film, sicuramente il meglio riuscito) ed Aiolia, su cui ci si dilunga maggiormente, lasciando anche intravedere traccia di una maturazione caratteriale, gli altri assoluti protagonisti dell'opera di Kurumada (e del tratto di Araki nella versione anime) sono solo comparse. Di Dohko non vi è traccia alcuna, Aphrodite compare per dieci secondi appena (nel corso dei quali cade, per mano di Saga) e Camus perde tutta la sontuosità e la regalità del proprio personaggio nei pochi istanti del duello con Hyoga.
Si salvano Aldebaran, Shura e Milo, i cui combattimenti ne lasciano intravedere aspetti interessanti e soprattutto un'ottima resa dei colpi segreti (il Great Horn e lo Scarlet Needle su tutti). Mu l'ho trovato un po' insulso e Saga alterna momenti alti (quando scaglia il Galaxian Explosion sul finale o costringe Aphrodite all'Another Dimension) ad una fase finale che lo ridicolizzano quasi. Su tutti, tuttavia, chi ne risente maggiormente, sia a livello di carisma che di fascino, è senza dubbio Shaka, relegato inspiegabilmente a fugaci apparizioni senza spessore. Proprio lui che esce dalla serie di Hades come Gold Saint principe.
Stendo un velo pietoso infine sulla figura di Tatsumi. Ne esce come un piagnoso essere indifeso, con poco nerbo e zero midollo. Nulla a che fare con il combattivo maggiordomo tuttofare dei Kido.
Caratterizzazione dei personaggi: voto 7 (8 ai Bronze e 6 stiracchiato ai Gold).
Doppiaggio.
Ero parecchio curioso su questo aspetto.
Sapevo che la scelta era infine ricaduta sul doppiaggio storico, a scapito di un'adattamento più fedele alla versione originale (strada che ultimamente pare invece essere la più battuta, anche in Italia, "Mononoke Hime" docet). Devo dire che sono tutt'ora molto indeciso sulla mia posizione in merito: la serie di Hades e la riscoperta del manga mi ha portato a familiarizzare maggiormente con i nomi originali dell'opera. Faccio quindi fatica a parlare di Pegasus ed Isabel, la scelta dei nomi utilizzata in questa mia recensione ne è testimonianza.
Ammetto però che sentir risuonare al cinema il Fulmine di Pegasus di Ivo De Palma fa sempre il suo effetto. Effetto nostalgia, forse, ma senza la sovrabbondanza di linguaggio aulico che, volente o nolente, è stato fortuna delle serie classica. A conti fatti, inserirsi nel solco della continuità optando per il doppiaggio storico, proprio visto il target medio cui questo film va a rivolgersi, penso possa essere stata una scelta giusta.
Una nota di merito infine, come sempre, a Danja Cericola, che ha prestato ancora una volta magistralmente la voce a Saori e a Marco Balzarotti, che mi ha fatto sussultare scagliando il Colpo Segreto del Drago Nascente.
Non vedo l'ora comunque, non appena disponibile in home video, di gustarmi la pellicola anche in lingua originale, con sottotitoli.
Doppiaggio: voto 7,5.
In conclusione, "I Cavalieri Dello Zodiaco - La leggenda del Grande Tempio" è un bel film, che merita di essere visto. Non è certamente un capolavoro, nè tanto meno può rivaleggiare in epicità con la serie classica animata di Saint Seiya, ma non sfigura assolutamente, anzi. Non si tratta di un film per puristi del genere o per nostalgici alla ricerca di un confronto: se questi sono gli assunti di partenza, meglio non cimentarsi nemmeno nella visione.
Se invece lo si guarda con l'intento di gustarsi un piacevole e scoppiettante riassunto della saga principale, rivisitato in chiave moderna, non tradisce le attese e regala momenti coinvolgenti ed entusiasmanti.
Blu ray assicurato nella mia videoteca personale.
Voto finale: 7+
Non avevo mai visto un film in computer grafica sul grande schermo e ne sono rimasto impressionato. La qualità tecnica dell'opera di Keiichi Sato credo sia uno dei pochi aspetti che mettono tutti quanti d'accordo.
La resa dei personaggi l'ho trovata eccellente, sia sotto il profilo dell'espressività, che nella fluidità dei movimenti. I volti di tutti i protagonisti sono curati nei minimi dettagli e, personalmente, mi è molto piaciuta la scelta di apportare qualche modifica fisionomica che restituisca modernità al loro aspetto. Penso al piercing sul labbro inferiore di Aiolia, al pizzetto accennato di Aiolos e di Aiolia stesso, ma soprattutto alla resa di due Gold Saints speciali quali Death Mask e Milo. Se per il primo sono veramente uno spasso la caratterizzazione e le varianti estetiche in stile afro rispetto all'originale, vedere poi scagliare lo Scarlet Needle da una avvenente donzella dalla chioma fucsia devo ammettere abbia il suo perché. Scelta originale, che sicuramente troverà nei puristi del (a mio parere) più affascinante Cavaliere d'Oro parecchi detrattori, ma che, proprio per il suo coraggio stilistico merita apprezzamento. Più scontato sarebbe stato cambiare il sesso di Aphrodite, no? Qualcosa da ridire sugli occhialini da intellettuale di Mu, sontuoso Aldebaran con anella al naso e particolarmente riuscito anche Shura.
In generale, tutti i Gold ne escono alla grande, graficamente parlando. Perfetti nel loro fascino, garantito dai luccicanti clothes, che sono vere e proprie opere d'arte. Rese alla perfezione, con dovizia di dettagli e varianti spesso appropriate rispetto agli originali. Non mi ha entusiasmato la scelta dell'elmo a chiusura avvolgente, pseudo magica, modello Kamen-Rider. Discutibile, sia per veridicità che per effetto. Trovavo molto più d'impatto e sicuramente più epici gli elmi classici delle serie animata, a volto scoperto.
Due parole le meritano i fondali. Che la CG faccia miracoli ormai lo si sa. Da "Final Fantasy" in poi, fino all'ultimo Harlock, ne abbiamo avuto conferme su conferme. Spettacolari quindi, senza dubbio, lo sono anche i fondali di Saint Seiya. Giustamente, a mio parere, ci si è discostati dalla rappresentazione classica del Santuario di derivazione anime. L'idea strizza più l'occhio al "Quinto Elemento" di Besson, all' "Aria" di Jun'ichi Satō o ad un "Kyoukai Senjou no Horizon" per arrivare più ai giorni nostri, con solo qualche elemento di continuità rispetto alla serie classica di Kurumada. Non mi ha fatto impazzire l'idea delle dodici case sospese su una specie di tangenziale aerea, nè tanto meno l'aspetto a punta di tutte le dimore, pur se graficamente perfette. Molto più d'impatto l'interno delle singole case. Qui la resa della CG merita una promozione a pieni voti. Riflessi e giochi di luce spaziali, con il culmine nella casa dell'Acquario (in stile saga di Poseidon, con tanto di sette colonne) ed in quella del Toro (la tavola imbandita e la fiorentina nel piatto sono un 10 e lode).
Santuario a parte, le location terrene, specie le notturne alla tenuta dei Kido e quelle iniziali sul ponte stradale, sono semplicemente favolose. Così come le sfumature dei cieli, sia nelle scene diurne che in quelle notturne. Non sono quelle di Shinkai, vero, ma ammetto che le ho trovate un vero piacere per gli occhi.
Comparto grafico/tecnico: voto 8,5.
Comparto audio.
Piacevole, specie quando il pathos sale di tono durante gli scontri. Godersi al cinema le esplosioni di cosmo vale buona parte del prezzo del biglietto, ciò nonostante, niente di eclatante.
Le musiche sono appropriate e la colonna sonora supporta bene le scene, anche se non mi è rimasto impresso nulla di clamoroso. La resa del reparto musicale nella serie classica animata, onestamente, vince a mani basse il confronto. Avrei preferito una presenza più massiccia di cantato giapponese: una rappresentanza dello stile Kajiura, eventualmente declinato in forma di Fiction Junction o ancora meglio Kalafina, lo avrei trovato particolarmente adatto, vista la tematica. Con tutto il rispetto per la splendida Hero di Yoshiki (che mi è piaciuta davvero molto) sui titoli di coda, almeno una ending altrettanto epica, ma in giapponese, tipo "Hanamori no Oka", la pretendevo.
Comparto audio: voto 6,5 (di incoraggiamento).
Trama.
La trama ricalca, in sostanza, la corsa di Seiya e compagni attraverso le dodici case, con un lungo excursus iniziale sulla presa di coscienza da parte di Saori sul suo ruolo di Dea Athena. Il risultato l'ho trovato piacevole e decisamente coinvolgente nella prima parte della pellicola e per buona parte del Santuario. Purtroppo, tuttavia, finisce per perdersi alla distanza, fondamentalmente per ragioni di tempo. Impossibile infatti stipare in soli novanta minuti tutta l'enormità degli avvenimenti della prima serie di Saint Seiya. Se fino allo scontro con Aiolia il ritmo aveva palesato un virtuoso bilanciamento fra profondità di dettagli e velocità della narrazione, dalla casa del Leone in poi l'accelerazione è spropositata. I salti narrativi risultano purtroppo eccessivi e la sintesi necessaria per contenere la durata della pellicola nell'ora e mezza penalizza in parte la godibilità del tutto, fino a quel momento invece perfetta.
Attenzione: questo paragrafo contiene spoiler
Si sono resi necessari tagli e variazioni sul tema rispetto all'originale che in certi casi ho trovato interessanti, ma che in altri definirei quasi sacrileghi. Su tutte, penso allo scontro fra Shaka ed Ikki o quello fra Shura e Shiryu. Di entrambi, nel film non vi è traccia. E, probabilmente, è meglio così, visto che nessun remake potrà mai reggere il confronto con il "ci oscureremo in un mondo di luce" o la "pienezza del Dragone".
Fine parte contenente spoiler
Vado invece controcorrente con riferimento ai combattimenti. Promossi, a mio parere! Non sono molti e probabilmente tendono ad essere troppo corti, ma a mio parere sono ben fatti, specie quello fra Shiryu e Death Mask e quello che vede contrapposti Seiya con Aldebaran prima e Aiolia poi. Inevitabilmente (sempre per questioni di tempo) sono meno carichi di pathos, eroismo ed epicità di quelli originali, ma compensano ed abbondano in termini di spettacolarità e resa grafica, con effetti speciali notevoli.
L'aspetto obiettivamente più discutibile del film è il finale. Come quasi a tutti, non mi è piaciuto. La trasformazione di Saga in stile Seth di "Street Fighter IV", appare spropositata ed eccessiva. Un po' come la centaurizzazione di Seiya con l'armatura del Sagittario. Un po' troppo, dai. Ed è un peccato perché, per larga parte del film, il giudizio era assolutamente pregevole.
Viene da chiedersi: c'era davvero bisogno di optare per un remake del Santuario? Non sarebbe stato meglio cambiare radicalmente setting, senza scoprire il fianco a confronti con il mito? Credo, sostanzialmente, che una scelta di discontinuità più radicale rispetto alla trama classica avrebbe potuto portare risultati più intriganti.
Trama: voto 6 (media fra l'8 della prima parte ed il 4 del finale).
Caratterizzazione dei personaggi.
La vera sorpresa, per me, in senso decisamente positivo.
Non ho mai amato troppo la computer grafica. Ho sempre preferito la maggiore libertà espressiva garantita dalla matita, seppur in due sole dimensioni. Parere che ha sempre assunto particolare forza con riguardo all'espressività dei personaggi ed alla capacità di caratterizzazione che ne consegue. In questo, Saint Seiya mi ha decisamente fatto cambiare opinione al riguardo. Saori e Seiya sono oggettivamente i due protagonisti del film ed è su di loro che viene compiuto il maggior sforzo dal punto di vista del focus. In Saori, nello specifico, è apprezzabile la crescita del personaggio e la profondità che assume nel corso della storia, man mano che acquisisce consapevolezza del proprio ruolo. I primi piani e la varietà di espressioni, unitamente all'inedito (e riuscitissimo) cambio di look (dal capello lungo al caschetto) la qualificano come personaggio maggiormente riuscito dell'opera. A mio parere, la Saori in CG arriva nettamente a superare quella della serie anime.
Seiya, parimenti, gode della luce dei riflettori dall'inizio alla fine. Alterna, come da copione, atteggiamenti da giullare di corte a fasi eroiche, offrendo una pluralità di espressioni che ne facilita la caraterizzazione. Risulta piacevole e divertente, forse un po' meno stucchevole di quanto non accada nelle serie animata.
I restanti Bronze Saints sono comprimari e, tolto Shiryu, che gode di qualche attenzione in più rispetto a Hyoga e Shun, risultano solo accennati. Difficile inquadrarli nella loro complessità per chi non li conosce dall'opera originale. Certamente risultano meno affascinanti.
Ikki, con buona pace dei suoi tanti estimatori, risulta il personaggio più sacrificato. Scelta opinabile, proprio in considerazione del seguito che vanta il Saint della Fenice. Compare solo a metà film (e questo può anche essere accettabile, visto il personaggio), ma scompare totalmente dalle fasi di lotta nel Santuario. Inspiegabile, a mio avviso, la scelta di non far menzione dello scontro con Shaka, inventandosi un discutibile duello (peraltro solo accennato e decisamente poco coinvolgente) contro Shura, nella casa del Sagittario.
Le note più dolenti, purtroppo, arrivano dai Gold Saints, che, se graficamente appaiono in tutto il loro fulgore, dal punto di vista della profondità caratteriale risultano talvolta appena accennati, anche qui a causa del troppo poco tempo a disposizione per approfondirli tutti e dodici
Tolto Death Mask (il più originale e spassoso di tutti nel film, sicuramente il meglio riuscito) ed Aiolia, su cui ci si dilunga maggiormente, lasciando anche intravedere traccia di una maturazione caratteriale, gli altri assoluti protagonisti dell'opera di Kurumada (e del tratto di Araki nella versione anime) sono solo comparse. Di Dohko non vi è traccia alcuna, Aphrodite compare per dieci secondi appena (nel corso dei quali cade, per mano di Saga) e Camus perde tutta la sontuosità e la regalità del proprio personaggio nei pochi istanti del duello con Hyoga.
Si salvano Aldebaran, Shura e Milo, i cui combattimenti ne lasciano intravedere aspetti interessanti e soprattutto un'ottima resa dei colpi segreti (il Great Horn e lo Scarlet Needle su tutti). Mu l'ho trovato un po' insulso e Saga alterna momenti alti (quando scaglia il Galaxian Explosion sul finale o costringe Aphrodite all'Another Dimension) ad una fase finale che lo ridicolizzano quasi. Su tutti, tuttavia, chi ne risente maggiormente, sia a livello di carisma che di fascino, è senza dubbio Shaka, relegato inspiegabilmente a fugaci apparizioni senza spessore. Proprio lui che esce dalla serie di Hades come Gold Saint principe.
Stendo un velo pietoso infine sulla figura di Tatsumi. Ne esce come un piagnoso essere indifeso, con poco nerbo e zero midollo. Nulla a che fare con il combattivo maggiordomo tuttofare dei Kido.
Caratterizzazione dei personaggi: voto 7 (8 ai Bronze e 6 stiracchiato ai Gold).
Doppiaggio.
Ero parecchio curioso su questo aspetto.
Sapevo che la scelta era infine ricaduta sul doppiaggio storico, a scapito di un'adattamento più fedele alla versione originale (strada che ultimamente pare invece essere la più battuta, anche in Italia, "Mononoke Hime" docet). Devo dire che sono tutt'ora molto indeciso sulla mia posizione in merito: la serie di Hades e la riscoperta del manga mi ha portato a familiarizzare maggiormente con i nomi originali dell'opera. Faccio quindi fatica a parlare di Pegasus ed Isabel, la scelta dei nomi utilizzata in questa mia recensione ne è testimonianza.
Ammetto però che sentir risuonare al cinema il Fulmine di Pegasus di Ivo De Palma fa sempre il suo effetto. Effetto nostalgia, forse, ma senza la sovrabbondanza di linguaggio aulico che, volente o nolente, è stato fortuna delle serie classica. A conti fatti, inserirsi nel solco della continuità optando per il doppiaggio storico, proprio visto il target medio cui questo film va a rivolgersi, penso possa essere stata una scelta giusta.
Una nota di merito infine, come sempre, a Danja Cericola, che ha prestato ancora una volta magistralmente la voce a Saori e a Marco Balzarotti, che mi ha fatto sussultare scagliando il Colpo Segreto del Drago Nascente.
Non vedo l'ora comunque, non appena disponibile in home video, di gustarmi la pellicola anche in lingua originale, con sottotitoli.
Doppiaggio: voto 7,5.
In conclusione, "I Cavalieri Dello Zodiaco - La leggenda del Grande Tempio" è un bel film, che merita di essere visto. Non è certamente un capolavoro, nè tanto meno può rivaleggiare in epicità con la serie classica animata di Saint Seiya, ma non sfigura assolutamente, anzi. Non si tratta di un film per puristi del genere o per nostalgici alla ricerca di un confronto: se questi sono gli assunti di partenza, meglio non cimentarsi nemmeno nella visione.
Se invece lo si guarda con l'intento di gustarsi un piacevole e scoppiettante riassunto della saga principale, rivisitato in chiave moderna, non tradisce le attese e regala momenti coinvolgenti ed entusiasmanti.
Blu ray assicurato nella mia videoteca personale.
Voto finale: 7+