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Qual è lo scopo della musica? Semplice svago? Passione mista a talento? Ci si potrebbe dilungare parecchio a voler essere sincero, ma ciò che è certo è che molti vivono per essa anche se solo ascoltandola. "Shigatsu wa Kimi no Uso" vive su questo pensiero e cerca fino alla fine, e proprio lì non riuscendoci, di dare una risposta chiara e soddisfacente.

Arima Kousei è uno studente delle medie, una volta pianista prodigio e definito "metronomo umano" a causa della mancanza di sentimenti nel suonare, che dopo la morte della madre non riesce più a sentire le note del piano e di conseguenza a suonarlo. Per quello che inizialmente sembra un incontro del tutto casuale farà la conoscenza di una ragazza della stessa età di nome Kawori Miyazono, una violinista che per una serie di motivazioni lo trascinerà, letteralmente a volte, nella musica ancora una volta. L'energia della ragazza entra nel cuore di Arima, che un passo alla volta riesce a dare di nuovo colore alla sua vita, pur non sapendo che sta facendo altrettanto.

Fino a metà serie gli episodi scorrono fluidi e senza perdersi in troppi fronzoli, lasciando sempre almeno un'informazione utile allo spettatore. Va annotato che l'introspezione psicologica di Arima è a volte troppo pesante e ripetitiva, risultando forse troppo abusata e marcata già dopo le prime "crisi" del protagonista stesso. Naturalmente la storia non parla solo di Arima ma anche dei suoi due amici, ovvero Watari, giovane appassionato di calcio, e Tsubaki, ragazza da sempre amica e vicina di Kousei, pur dando maggiore importanza a quest'ultima. Kawori apparirà quasi "la terza incomoda", ma presto non ci si penserà più. I siparietti comici che spesso troviamo sono infilati tra i momenti drammatici, tentando, invano, di addolcire e alleggerire il tutto.

Tecnicamente l'opera risulta eccellente sotto ogni aspetto. Colori, animazioni, cura per i dettagli, varietà nel design dei personaggi sono tutte caratteristiche che rafforzano un anime che di primo impatto sembra perfetto e che molti già idolatrano ad anime dell'anno. La OST è composta da brani di musica classica stupendi e che difficilmente non piaceranno; opening ed ending orecchiabili, ma nella norma.

Attenzione: la seguente parte contiene spoiler

E' la prima volta che mi vedo costretto ad aggiungere una sezione con spoiler volontari, ma dato il mio basso voto credo sia mio dovere dare delle spiegazioni a riguardo. Chiedo scusa in anticipo, ma non v'è altro.
Con gli anni ho imparato poco alla volta a non affezionarmi a nulla, non solo negli anime... ma è inutile. Quando mi cimento nella visione di un'opera vicina alla perfezione che poi però ti dà un calcio laddove non batte il sole, è come aver perso qualcosa di importante senza riuscire a ricordare cosa.

Dopo "Akame ga Kill!" ho capito che nel mondo dell'animazione giapponese sta entrando in campo una nuova metodologia di creazione, ovvero il dramma perpetuo depressivo. Kousei Arima è un ragazzo sfortunato che ha perso la madre che tanto amava, nonostante questa lo picchiasse per permettere il suo perfezionamento al pianoforte. La sua infanzia è stata segnata da frustate vere e dalla mancanza di momenti felici con i suoi unici due amici, tra cui Tsubaki. La mia visione personale sugli autori è quella di demoni senza cuore che trovano immenso godimento nel far soffrire non solo il povero protagonista fino alla fine, ma anche lo spettatore che sul finale si vede distruggere ogni speranza e ogni sogno di nuovo inizio.

Kawori Miyazono è malata, lo scopriamo dopo una manciata di episodi. Da metà serie in poi l'anime prende una piega eccessivamente drammatica, che tuttavia trasuda speranza per Kawori, senz'altro, ma anche per Arima, che si è innamorato di lei. L'autore con cruda spietatezza annienta ogni speranza nostra e di Arima, uccidendo, perché io la vedo in questa maniera, Kawori tra lacrime e paura di morire. La giovane spiega tutte le sue motivazioni in una lettera che lascia post-mortem ad Arima con come ultima frase: "Ti amo". Quell'ultima affermazione è qualcosa che porterebbe, nella realtà, una persona al suicidio.

La rabbia del sottoscritto sta sì nella scelta dell'autore ma soprattutto nelle motivazioni di tale scelta. Sono assolutamente certo che la scelta di un finale cosi tremendamente ricolmo di tristezza è semplicemente la diretta conseguenza di ricerca di "notizia". Perché il dramma fa notizia, fa scena e piace alla critica. Non c'è spazio per la pietà e per un dolce sollievo finale (attenzione, questa frase è diretta allo spettatore come per il protagonista Arima Kousei). Tsubaki che ha sempre amato Kousei rimarrà la seconda scelta, Kousei penserà fino alla morte a Kawori e, nonostante tutto ciò che ha passato, dovrà continuare a vivere con un moralistico "la vita è bella".

Fine parte contenente spoiler

Molti parlano di anime dell'anno, opera stupenda, toccante e indimenticabile. Io vorrei... dimenticarla, perché giocare a fare Dio in un'opera, sia questa un libro o un anime, è segno, a mio modo di vedere, di depravazione e soffusa cattiveria. Credo che il pubblico si dividerà nel giudicare "Shigatsu wa Kimi no Uso"; sicuramente la critica lo acclamerà gridando al capolavoro, io no. La leggerezza con la quale l'autore si è divertito, giocando con il futuro e i sentimenti del protagonista dell'opera, è la massima espressione di demenza umana. Qualcuno dirà: "E' solo un'opera di fantasia"; e io risponderò: "E' solo una questione di notorietà e affari".