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Aria di korean drama per questa commedia non troppo comica sul ménage di una coppia di sposini novelli, remake di un film, sempre sudcoreano, risalente al 1990. Young-Min è un paroliere appassionato di poesia, Mi-Young un'insegnante già pittrice in erba. Il loro amore nasce in maniera tenera e turbolenta, conducendoli a nozze convinte e consumate nell'impeto del desiderio. I problemi però non tardano ad arrivare, sotto forma di litigi per motivi triviali, gelosie per gli ex, ritardi a cena, sbalzi di umore - incomunicabilità e scenate. Basta così poco a separare due innamorati? Non basta. My Love, My bride è il ritratto di un amore forte delle sue imperfezioni, come la canzone stonata di Mi-Young, come le pulizie di casa lasciate a metà da Young-Min. Come la dolcezza di un difetto.
La coppia vive e si anima nell'altalena tra il poter dare l'altro per scontato e il doverlo riconquistare ogni giorno, tra la familiarità e il mistero, tra il quotidiano e la meraviglia. Tra la routine e la favola.
Come spiega al protagonista il vecchio poeta che lo incoraggia a tornare a scrivere: la vita è poesia, e la poesia è ragione di vita, ma non bisogna smarrire per strada quest'unica cosa: la poesia appartiene a chi ami.
E loro si amano, senza sapere. Non sapendo cosa sia l'amore, continuano a dirselo, chiamandosi per nome. Una stagione dopo l'altra, sia che piovano fiori di ciliegio sia che cadano fiocchi di neve. Una scenata dopo l'altra, perché si litiga per fare pace, per sentirsi dopo stupidi e innamorati. Come il primo giorno.