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Nel 1971 andava in onda, in Giappone, la prima serie di "Lupin III", nipote nipponico ideato da Monkey Punch nel 1967 del celebre ladro francese, Arsene (Arsenio, in italiano) Lupin, protagonista dei romanzi di Maurice Leblanc. La prima serie, nota per la giacca verde indossata dal protagonista, è rimasta nel cuore dei fan, vuoi per motivi affettivi, vuoi per lo stile dell'anime. Tenterò di scrivere una recensione obiettiva sulla serie, per quanto sia possibile.

Intendo partire dal mio voto: 8. Per arrivare al voto ho seguito un metodo preciso: ho dato un voto ad ognuno dei ventitré episodi e poi ho svolto la media. Essa era 8,5. Perché ho deciso di approssimare per difetto? Perché la serie va giudicata anche in quanto serie, cioè come insieme coerente di episodi. E il problema principale di questa serie, che resta comunque una pietra miliare e un capolavoro dell'animazione giapponese, è, appunto, la coerenza.
Procediamo con ordine. Come gli estimatori di questa serie ben sanno, a metà della serie, per motivi legati ai bassi ascolti della serie, c'è stato un cambio di gestione che portò all'arrivo del grande Hayao Miyazaki alla regia. Gli episodi già prodotti vennero ritoccati dal regista del futuro Studio Ghibli e io, personalmente, intravedo i primi segni della mano di Miyazaki nell'episodio 12. La gestione è pienamente nelle sue mani a partire dall'episodio 16, primo in cui il protagonista si muove su una Fiat 500, comprata, in quel periodo, dal regista stesso.
Gli episodi 1-7 della serie dedicata al ladro, sembrerà strano, non raccontano mai di un furto: in questi episodi, Lupin III ci viene già presentato come il ladro infallibile, vincitore del Lupin d'oro e continuamente ricercato dall'ispettore Zenigata. Ciò non deve essere dimostrato: Lupin è il ladro più geniale del mondo. In questi primi episodi lo vediamo impegnato a sventare il piano dei suoi nemici, che tentano di eliminarlo tramite una gara di auto sportive (Ep. 1), affrontare un mago per la contesa di Fujiko (Ep. 2), vivere un'avventura fantascientifica (Ep. 3), riuscire in un'elaborata evasione nell'episodio più bello di questo lotto (Ep. 4), affrontare un samurai che diventerà, poi, suo alleato (Ep. 5), indagare nel passato di un gangster (Ep. 6), affrontare ancora il samurai (Ep. 7). Nessun colpo geniale, nessun avviso alla vittima designata per il furto. Ciò avviene per la prima volta nell'episodio 8. In questi episodi troviamo un Lupin cinico, pronto a uccidere, anche a sangue freddo (come i tre poliziotti nell'episodio 4), tanto da chiedersi in cosa stia la parentela con il geniale ladro francese.
Dall'episodio 8 all'11, uccide solo per legittima difesa o per difendere qualcuno (Ep. 11). Dall'episodio 12 non ucciderà più.

Ma il mutamento non accompagna solo Lupin: anche gli altri personaggi cambiano. Fino all'episodio 7, Fujiko uccide come e più di Lupin, in particolare nell'episodio 7. Jigen, in quanto tiratore, Goemon, in quanto spadaccino, da abili killer diventano "fenomeni" che mettono in mostra le loro capacità su oggetti inanimati. Zenigata, da abile e deciso ispettore di polizia si trasforma gradualmente in macchietta, personaggio comico, in un processo che si inizia a intravedere con l'episodio 8, nel quale per la prima volta Zenigata viene messo in ridicolo, anche se per una breve sequenza, ma che entra pienamente in atto negli episodi 14-16 e nel 18, dal quale, fino alla fine, l'ispettore si trasforma del tutto in un personaggio comico, perdendo la sua abilità iniziale, salvo riscattarsi leggermente nell'episodio finale. Processo che seguono anche gli altri poliziotti, a partire dalla loro stessa rappresentazione grafica, sempre meno realistica e più goffa, e che, in realtà, investe tutta la serie che, da drammatica e noir con qualche momento humor, si trasforma in commedia poliziesca, ricalcando la serie televisiva di Arsenio Lupin, interpretata dal grande Georges Descrières. Del resto, lo stesso Miyazaki disse di voler creare una sorta di "Tom & Jerry" in versione umana.
Indipendentemente dalla preferenza del Lupin cinico o di quello bonario e geniale, di quello noir o di quello delle fughe volando e dei piani elaborati, di quello privo di codice etico e di onore o di quello romantico (in tutti i significati del termine), eroico e gentiluomo, nella serie c'è un chiaro problema di incoerenza che, data la brevità dell'opera, balza immediatamente all'occhio.

Ma, tralasciando i due blocchi di puntate, anche all'interno dei blocchi sono presenti delle incoerenze, specialmente nel rapporto tra Lupin e Fujiko e in Fujiko stessa. Nei primissimi episodi, Fujiko ci viene mostrata sexy e, spesso, quasi denudata, per poi, progressivamente, diventare sempre meno succinta, fino alla quasi totale scomparsa di sensualità nella gestione Miyazaki (ma qui siamo già in un altro blocco). Per quanto riguarda il rapporto tra Lupin e Fujiko, se lo guardiamo dall'alto, cogliendo le puntate nel loro insieme, la visione è chiara: Lupin è innamorato di Fujiko, farebbe di tutto per accontentarla e per averla, mentre lei, pur avendo qualche simpatia per il ladro, si limita a sfruttarlo per i suoi fini, mettendolo più volte in pericolo di morte. Ma tra una puntata e l'altra vengono fuori molte incoerenze in questo rapporto. Un esempio su tutti: nell'episodio 13, Lupin è sicuro che sta per morire e le chiede di sposarlo. Lei accetta. Fin qui potrebbe trattarsi di semplice pietà per una persona in fin di vita. Ma, alla fine, quando il pericolo è scampato, Fujiko insiste nel volerlo sposare ed è lui a fuggire, dichiarando di voler rimanere scapolo per tutta la vita. Inoltre, sempre in questo episodio, Fujiko aveva mostrato, già prima di crederlo sul punto di morire, maggior tenerezza nei confronti di Lupin. Salvo tradirlo e sfruttarlo negli episodi immediatamente precedenti e immediatamente successivi.

Cambiamenti repentini che avvengono da un episodio all'altro. Ciononostante, la serie è comunque godibilissima. I suoi punti di forza sono, principalmente, i personaggi: Lupin in entrambi i suoi aspetti, crudo e spietato, giocoso, geniale e raffinato; Jigen, killer abile con la sua 357 Magnum, dall'aspetto cupo, ma facilmente incline al riso; Goemon, serio e austero samurai abile con la Zantetsu-ken, inizialmente innamorato anche lui di Fujiko, sua unica distrazione; Fujiko, che utilizza il suo corpo per raggirare gli uomini e raggiungere i suoi scopi, all'occorrenza abile anche con le armi; Zenigata, brillante ispettore che ha votato la sua vita alla cattura di Lupin III, con il quale instaura un rapporto di amore-odio, messo in mostra in entrambi i blocchi dell'anime.
Ma anche alcuni nemici sono riusciti e affascinanti, specie nella prima fase, come il mago Pycal (Whisky nella prima edizione italiana) (Ep. 2) e Mamo Kyosuke (Ep. 13), capace di viaggiare nel tempo, tornati in tempi recenti, il primo in un mediocre OAV ("Il ritorno di Pycal", 2002), e il secondo in un gradevole special ("L'elusività della nebbia", 2007).
Le trame a volte sono ingenue, ma riescono a produrre sorprese, altre volte ben articolate.
Sulle animazioni non si può fare una valutazione giusta, se non si considera il periodo in cui l'anime è stato prodotto ('71-'72). Nonostante l'età, alcune scene riescono ancora a colpire, come quella in cui Lupin, essendo ammanettato, carica la sua Walther P38 con la bocca, prende la mira reggendo l'arma con i polsi e spara, colpendo il suo nemico, mentre il movimento ci viene mostrato al rallentatore permettendoci di vedere la fuoriuscita del bossolo (Ep. 11).

Altro punto di forza è la colonna sonora jazz e blues davvero affascinante e adatta a queste storie.
In conclusione, il fascino di Lupin, in ogni sua incarnazione, credo stia nel senso di libertà e di movimento che stimolano le sue avventure, ancor di più nella seconda serie, quella della giacca rossa (che, però, avrà altri difetti), e nei film e special vari, dato che il nostro (anti)eroe girerà il mondo. Una pietra miliare che ha dato inizio a una leggenda destinata, probabilmente e per nostra fortuna, a non finire mai.