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Tachibana Aya, protagonista di Tantei Team KZ Jiken Note, è una bambina accomodante ma insicura, diligente ma incapace a relazionarsi col prossimo. Alle prese con i primi accenni dell'età adolescenziale, si ritrova improvvisamente catapultata in un doposcuola frequentato da un gruppo d'élite, il team KZ, costituito da quattro bei C.B.C.R., ossia "cresci bene che ripasso"! Entrare a far parte di una compagnia formata è già difficile di suo, se poi ci aggiungiamo che i soggetti che compongono il team KZ spiccano sulla massa per talento, bellezza e savoir faire, diventa ancora più complicato. Aya, però, riesce quasi subito a tracciare il suo posto all'interno della squadra di giovani detective, che fra lo sventare una truffa o una rapina, indagare sul comportamento strano di qualcuno e via dicendo, trascorrono il tempo in maniera diversamente interessante.

Capita spesso che gli autori giapponesi scelgano dei bambini come protagonisti della loro storia. Il risultato non è sempre scontato, ma nella maggior parte dei casi si viene a creare una sorta di dissonanza tra l'età e le vicende che coinvolgono ragazzini che frequentano ancora la sesta elementare. Ci sono stati casi come Rossana, Alice Academy, in cui l'architrave costruita intorno ai personaggi funzionava talmente bene da permettere a chi usufruisce dell'opera di passare sopra a un certo tipo di dinamica, per la quale è facile commentare "ma a quell'età è possibile tutto ciò?". Sarà che quando avevo undici anni non sono mai stata coinvolta in truffe, delinquenze, furti ecc., ma se è vero che Conan ne ha diciassette, significa che i casi complicati vanno lasciati a chi ha la maturità per risolverli. Tantei Team KZ Jiken Note, serie di sedici episodi della stagione autunnale del 2015, si va a inserire in questo filone rischioso, e per un anime che dura solo nove minuti, compresa introduzione ed ending (tra l'altro molto carina!), è abbastanza presuntuoso riuscire a coinvolgere appieno lo spettatore e non risultare infantile e irrealistico.

Dividendo le indagini in episodi spezzettati, Tantei Team KZ Jiken Note riesce a suo modo a incuriosire sul prosieguo. Anche se devo ammettere che ho continuato la visione non tanto per sapere come di volta in volta venivano risolti i vari casi, piuttosto prevedibili e banali, ma perché mi sono affezionata ai personaggi. D'altra parte non è che la serie miri a sfidare il detective con gli occhiali, infatti si potrebbe dire che non si sa precisamente a che genere voglia appartenere. Io la definisco una storia romantica di ambientazione scolastica, con una tendenza all'harem e qualche spruzzata di giallo: insomma né carne né pesce... né uovo! Nel character design dei personaggi, peraltro animati tramite computer grafica, Tantei Team KZ Jiken Note sembrerebbe strizzare l'occhio ai reverse harem, ponendo al centro della vicenda una ragazza carina, che non brilla sulla massa ma vive nell'ombra finché non incontra i bellocci di turno che la illuminano di luce riflessa. E i bellocci di turno sono rimarcati su stereotipi ricorrenti nel genere reverse: c'è il leader Wakatake, eccentrico con un caratterino non facile da gestire; il misterioso Kuroki, che non si sa come e tramite chi a undici anni si è creato una losca rete di informatori; il piccolo chimico Kozuka, dolce ma intelligente e con uno spiccato amore per le scienze; il megane secchione Uesugi, che parla poco ma quando parla... E sono tutti sinceramente bellini, ci sta che l'intera scuola elementare corra dietro la loro casacca, nemmeno avessero visto gli F4 di Hanayori Dango! È lodevole il modo in cui Aya si rapporta ai quattro ragazzi, almeno mostra di possedere una personalità che in alcune colleghe dei reverse harem non si denota.

Forse sarò un po' dura nella valutazione mollandogli un cinque, perché tutto sommato non è che mi è dispiaciuto... ma non posso neanche dire mi sia piaciuto! Rispetto ad altri anime a cui ho dato la sufficienza, questo non vale nemmeno sul piano grafico, o della colonna sonora, ma soprattutto è la trama ad essere fin troppo ingenua e senza mordente. Il doppiaggio non è male, ma i doppiatori, gente del calibro di Kaji Yuki, Takuma Terashima, Saito Soma, solo per citarne qualcuno, non hanno avuto modo di venire fuori per quello che valgono davvero. Tirando le somme, nulla di imperdibile ma niente di così orrido da evitare. A me è servito a testare il livello di pedofilia a cui una sfilata di "shotini" espone!