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8.0/10
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Chi non conosce Eikichi Onizuka, 22 anni, celibe? Beh, spero nessuno, ma almeno partiamo col presupposto che la lettura di questo manga, già gradevolissima di suo, potrebbe entusiasmare in misura maggiore coloro che hanno già conosciuto le imprese del GTO, Great Teacher Onizuka, grazie al manga di Tohru Fujisawa o magari tramite la controparte televisiva, diretta da Naoyasu Hanyu e Noriyuki Abe.
L'Onizuka di "Bad Company" non è affatto diverso da quel pazzo professore dell'istituto Kissho (Seirin nell'anime) che adora le ragazze, le moto e il cibo; cambia soltanto un particolare, vale a dire l'età.
Il nostro idolo ha quattordici anni, vive nel quartiere di Shonan e, come di consueto, le combina di tutti i colori con i suoi amici.
E' bellissimo notare quanta cura sia stata posta nella riproduzione di quei momenti che un po' tutti gli adolescenti hanno vissuto, e il fatto che sia proprio il passato di Onizuka ad essere sviscerato, con tale naturalezza ed espressività, rappresenta un graditissimo appuntamento per tutti i fan.
In questo magnifico flashback viene riportato alla luce un evento importante: la nascita dell'amicizia tra Eikichi e Ryuji Danma. L'inseparabile duo (ma non è stato sempre così), che verrà in seguito rinomato "team Oni-Baku", dovrà vedersela con le regolari questioni di ogni giorno, che comporteranno la maggior parte delle volte l'ausilio delle sacrosante "mazzate"...
Le onnipresenti risse da strada tra bande scolastiche evidenziano problemi come quello del bullismo, fenomeno diffusissimo in Giappone, ma un po' tutte le croci e delizie dell'adolescenza vengono trattate efficacemente.
Con un esemplare occhio di riguardo verso il sentimento della vera amicizia, la trama coinvolge appieno e si rende interessante pagina dopo pagina.
I disegni sono tutti ottimi, a partire ovviamente dai volti e le espressioni dei personaggi.
"Bad Company" si rivela indispensabile nella collezione di ogni appassionato della serie, nonostante la storia venga ripescata dai volumi 28-31 di "Shonan Jun ai Gumi", ma è proprio grazie alla bellezza e alla natura autoconclusiva della stessa, che Fujisawa decise di raccoglierla in un volume a sé stante.