Recensione
Arcobaleno di spezie
7.0/10
Recensione di bruttabestia
-
Spiazzante!
Ciò che si prova leggendo il primo volume di Arcobaleno di Spezie è una sensazione di confusione mista a spaesatezza; dalla prima all’ultima pagina la domanda che rimbomba costante e incessante nella testa del lettore è “E quindi?”. Avvenimenti, personaggi e gag comiche si alternano senza un apparente senso logico, come se l’unica intenzione dell’autore fosse quella di mettere su carta un susseguirsi di scene disconnesse e senza un ordine narrativo prestabilito.
Ad un primo impatto ciò che balza subito all’occhio è lo stile grafico, chiaro punto di riferimento per tutti i fan di Mitsuru Adachi. Per quanto mi riguarda è la prima volta che ho il piacere di leggere un lavoro di questo mangaka dal talento indiscusso e, a prescindere dall’apparente insensatezza che traspare da questo primo volume ma che sono sicuro avrà i suoi scopi, è innegabile la presenza di un paio di elementi che spiccano sugli altri, rendendo Arcobaleno di Spezie un’opera piacevole da leggere.
In primo luogo il succitato stile grafico, che attraverso un character design semplice e pulito, una scarsa caratterizzazione dei fondali e abbondanti contrasti bianco e nero accompagna con sobrietà e chiarezza la narrazione degli avvenimenti. Risulta difficile credere come sia possibile che uno stile “vecchiotto” come quello di Adachi riesca a trovare un così largo consenso tra i lettori moderni di manga. Sarà l’incredibile espressività dei personaggi nonostante i pochi tratti utilizzati, oppure il fascino retrò che ispira il manga, ma resta immutabile il fatto che il comparto grafico giochi un importantissimo ruolo durante la lettura.
Come non citare poi la tecnica del coinvolgimento diretto del lettore? Sono estremamente pochi i manga in cui una serie di simpatici ammiccamenti e riferimenti diretti al pubblico abbiano una tale importanza nel contesto narrativo. La simpatica introduzione di Adachi che con estrema ironia e sollecitudine ci ricorda che, per quanto sia difficile da credere, la storia è ambientata nel futuro, i riferimenti allo stressante lavoro di assistente-fumettista, l’interruzione intenzionale ed esplicita da parte del protagonista di una scena di fan service, l’insistenza nello sconsigliare al lettore di ricercare nell’ambientazione un senso storico-cronologico sono soltanto alcuni esempi di come in quest’opera venga spesso interrotto il continuum tra le due dimensioni, quella reale in cui viviamo e quella fantasiosa in cui le azioni del manga hanno luogo.
Ulteriore elemento di vaghezza è il rifiuto da parte di Adachi di inquadrare Arcobaleno di Spezie in un contesto storico ben specifico e, soprattutto, in un ambiente geografico realmente esistente. Come più volte sottolineato dal mangaka stesso, la storia è ambientata nel futuro in un paese molto simile alla Terra dell’antichità, in una città vagamente definita come Edo abitata da persone che rispettano, più o meno fedelmente, le tradizioni e i costumi dell’antica società medievale giapponese (semplice coincidenza o altro elemento di vaghezza?). Non vorrei risultare sacrilego, ma questa ambiguità nell’ambientazione mi ha ricordato, pur sempre in maniera sottile, l’opera di Hideaki Sorachi, autore del più recente Gintama.
In minima parte è presente anche qualche dose di azione (soprattutto verso la fine del volumetto) per tutti coloro che credono che in uno shounen non possa mancare l’effetto “mazzate”, ma che hanno un ruolo meno rilevante sia a livello di trama che a livello di qualità compositiva. Personalmente le scene di lotta mi hanno ricordato un po’ lo stile di Shotaro Ishinomori in Musashi, forse per via delle analogie a livello di ambientazione e di impostazione grafica.
Per quanto riguarda l’edizione non ci troviamo di fronte agli altissimi livelli di altri manga dello stesso editore; bisogna sottolineare un difetto che, per ora, non avevo mai riscontrato in altri albi dello stesso editore, ovvero sbavature di inchiostro che vanno a compromettere una lettura “comoda” e “rilassante” delle tavole. Inoltre la sovracopertina non presenta la stessa precisione millimetrica che contraddistingue le edizioni targate Flashbook, sia per quanto riguarda la costa sia per l’aderenza al volumetto. In generale, ci troviamo di fronte a una buona edizione a livello di carta, robustezza e maneggevolezza dell’albo, ma siamo ben lungi dal definire tale prodotto perfetto.
Per concludere, l’opera è destinata non solo ai grandi fan di Adachi, che si ritrovano quindi tra le mani un manga secondario del loro autore preferito ma anche a coloro che, come me, si imbattono per la prima volta nell’estro di questo mangaka e che, dopo una sensazione di disorientamento iniziale, non possono fare a meno di notare le numerose peculiarità e originalità presenti in Arcobaleno di Spezie.
Ciò che si prova leggendo il primo volume di Arcobaleno di Spezie è una sensazione di confusione mista a spaesatezza; dalla prima all’ultima pagina la domanda che rimbomba costante e incessante nella testa del lettore è “E quindi?”. Avvenimenti, personaggi e gag comiche si alternano senza un apparente senso logico, come se l’unica intenzione dell’autore fosse quella di mettere su carta un susseguirsi di scene disconnesse e senza un ordine narrativo prestabilito.
Ad un primo impatto ciò che balza subito all’occhio è lo stile grafico, chiaro punto di riferimento per tutti i fan di Mitsuru Adachi. Per quanto mi riguarda è la prima volta che ho il piacere di leggere un lavoro di questo mangaka dal talento indiscusso e, a prescindere dall’apparente insensatezza che traspare da questo primo volume ma che sono sicuro avrà i suoi scopi, è innegabile la presenza di un paio di elementi che spiccano sugli altri, rendendo Arcobaleno di Spezie un’opera piacevole da leggere.
In primo luogo il succitato stile grafico, che attraverso un character design semplice e pulito, una scarsa caratterizzazione dei fondali e abbondanti contrasti bianco e nero accompagna con sobrietà e chiarezza la narrazione degli avvenimenti. Risulta difficile credere come sia possibile che uno stile “vecchiotto” come quello di Adachi riesca a trovare un così largo consenso tra i lettori moderni di manga. Sarà l’incredibile espressività dei personaggi nonostante i pochi tratti utilizzati, oppure il fascino retrò che ispira il manga, ma resta immutabile il fatto che il comparto grafico giochi un importantissimo ruolo durante la lettura.
Come non citare poi la tecnica del coinvolgimento diretto del lettore? Sono estremamente pochi i manga in cui una serie di simpatici ammiccamenti e riferimenti diretti al pubblico abbiano una tale importanza nel contesto narrativo. La simpatica introduzione di Adachi che con estrema ironia e sollecitudine ci ricorda che, per quanto sia difficile da credere, la storia è ambientata nel futuro, i riferimenti allo stressante lavoro di assistente-fumettista, l’interruzione intenzionale ed esplicita da parte del protagonista di una scena di fan service, l’insistenza nello sconsigliare al lettore di ricercare nell’ambientazione un senso storico-cronologico sono soltanto alcuni esempi di come in quest’opera venga spesso interrotto il continuum tra le due dimensioni, quella reale in cui viviamo e quella fantasiosa in cui le azioni del manga hanno luogo.
Ulteriore elemento di vaghezza è il rifiuto da parte di Adachi di inquadrare Arcobaleno di Spezie in un contesto storico ben specifico e, soprattutto, in un ambiente geografico realmente esistente. Come più volte sottolineato dal mangaka stesso, la storia è ambientata nel futuro in un paese molto simile alla Terra dell’antichità, in una città vagamente definita come Edo abitata da persone che rispettano, più o meno fedelmente, le tradizioni e i costumi dell’antica società medievale giapponese (semplice coincidenza o altro elemento di vaghezza?). Non vorrei risultare sacrilego, ma questa ambiguità nell’ambientazione mi ha ricordato, pur sempre in maniera sottile, l’opera di Hideaki Sorachi, autore del più recente Gintama.
In minima parte è presente anche qualche dose di azione (soprattutto verso la fine del volumetto) per tutti coloro che credono che in uno shounen non possa mancare l’effetto “mazzate”, ma che hanno un ruolo meno rilevante sia a livello di trama che a livello di qualità compositiva. Personalmente le scene di lotta mi hanno ricordato un po’ lo stile di Shotaro Ishinomori in Musashi, forse per via delle analogie a livello di ambientazione e di impostazione grafica.
Per quanto riguarda l’edizione non ci troviamo di fronte agli altissimi livelli di altri manga dello stesso editore; bisogna sottolineare un difetto che, per ora, non avevo mai riscontrato in altri albi dello stesso editore, ovvero sbavature di inchiostro che vanno a compromettere una lettura “comoda” e “rilassante” delle tavole. Inoltre la sovracopertina non presenta la stessa precisione millimetrica che contraddistingue le edizioni targate Flashbook, sia per quanto riguarda la costa sia per l’aderenza al volumetto. In generale, ci troviamo di fronte a una buona edizione a livello di carta, robustezza e maneggevolezza dell’albo, ma siamo ben lungi dal definire tale prodotto perfetto.
Per concludere, l’opera è destinata non solo ai grandi fan di Adachi, che si ritrovano quindi tra le mani un manga secondario del loro autore preferito ma anche a coloro che, come me, si imbattono per la prima volta nell’estro di questo mangaka e che, dopo una sensazione di disorientamento iniziale, non possono fare a meno di notare le numerose peculiarità e originalità presenti in Arcobaleno di Spezie.