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Non ho potuto lasciarlo sullo scaffale, attratta dall'idea che le quattro autrici avessero messo mano ad una affascinante leggenda coreana: "La leggenda di Chun Hyang".
I disegni colpiscono per la loro bellezza sin da subito e personalmente ho apprezzato enormemente il character design dei diversi personaggi femminili presenti. Davvero affascinanti!
Il tratto è pulito, i dettagli curati e lo stile richiama quello usato in Tokyo Babylon e Magic Knight Rayearth (a mio parere quello più calzante per questo tipo di storia).

Il primo episodio riesce a coinvolgere sin da subito, seguendo un filo narrativo piuttosto chiaro e delineato, con delle buone basi per poter risultare un ottimo capitolo auto-conclusivo, ma col proseguire la confusione narrativa fa la sua comparsa. Sembra che la storia sia in funzione del disegno in questa seconda parte e non viceversa (come dovrebbe essere). Molti degli interrogativi che gli stessi personaggi insinuano nel lettore non ottengono risposta e letta la parola fine, non si può che restare in qualche modo delusi. Un forte potenziale sprecato a mio parere, dove le pagine invece di dare spazio ad una trama con un inizio, uno svolgimento ed una fine si frammenta in momenti presi a casaccio dallo scatolone dei ricordi di Chun Hyang.

Presi singolarmente sono sicuramente "slice of life" validi, ma poco si prestano a comporre un volume unico, dove i dubbi insinuati e l'interesse destato è costretto a morire dopo ogni capitolo per la mancanza di continuità.
Un volume sicuramente particolare, che va inteso più come opera celebrativa dell'originale leggenda che come trasposizione in manga della stessa.