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10.0/10
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[Attenzione: questa recensione è pensata per chi già conosce la storia e vuole solo sapere cosa ne pensa un tizio, nella fattispecie io.]

Ho avuto la fortuna di incappare in "Death Note" prima che assurgesse al livello di "classico", come viene ora talvolta definito. Fortuna perché, come molti, nutro insani pregiudizi nei confronti di tutti i prodotti dall'enorme marketing, diciamo nei confronti di ciò che ha un massiccio successo commerciale. Ma beccandolo all'inizio me lo sono goduto senza filtri, senza aspettative, e credetemi, è stata una sorpresa.

"L'umano il cui nome viene scritto su questo quaderno morirà."
Che la prima regola del quaderno sia il segreto del successo del manga (come la stessa autrice ha avuto modo di sostenere) in virtù della propria semplicità ed efficacia narrativa, è una sciocchezza.
Non è poi questa grande idea. Se avete letto il "capitolo 0" presentato sul volume speciale n° 13 saprete bene che quest'idea non basta per fare una bella storia.
La vera rivoluzione (perché é di rivoluzione che si tratta) sono le battaglie psicologiche. Logiche. Tattiche. Uno shonen a tutti gli effetti, ma al posto di pugni e onde energetiche troviamo inganni e ragionamenti affilati.
Enormi baloon fitti fitti sono le scene d'azione di questo manga, il QI, l'aura dei personaggi.
Una cosa, credo, senza precedenti. Quantomeno in modo così radicale. Tant'è che già sono cominciati a spuntare gli imitatori - ancora nessun opera capace di evolvere quanto cominciato, ma arriveranno anche loro.

I personaggi: anch'essi a loro modo molto shonen. Il parossismo dello studente modello che decide di diventare il dio di un nuovo mondo (impagabili le espressioni più esaltate di Light); l'ambiguità del detective giustizialista dagli evidenti disturbi socio-relazionali; l'amore della idol che la porta a compiere gli atti più efferati per compiacere il suo Kira.
Facile rivederci le classiche figure manga (eroe che insegue il sogno, avversario pieno di stile, eroina innamorata) distorte e rinnovate. Emblematico che Matsuda, il personaggio che in un normale shonen avrebbe tutte le carte in regola per essere il protagonista (sciocco ma coraggioso, impulsivo ma abile nelle sparatorie) qui è l'idiota di turno.
I comprimari offrono spesso qualche siparietto comico.

Uniamo a tutto ciò uno stile di disegno strepitoso (in particolare nelle splash page) e dovremmo ottenere un capolavoro. No? Beh, i difetti ci sono.
In primis, le stesse qualità principali del manga potrebbero, a seconda del fruitore, essere i peggiori difetti: l'enorme verbosità, personaggi coi quali non per tutti può essere facile empatizzare.
L'enfasi enorme nello scontro Light-L a qualcuno potrà risultare ridicola e affettata (personalmente non c'è cosa che preferisca).
Poi non possiamo nascondere un certo calo nella seconda parte (dall'otto), non così importante, però, se confrontato al vero problema: lo scontro finale. Cosa che mai (...) accade prima, si notano dei buchi nei ragionamenti dei nostri protagonisti. Un peccato. Sarà la fretta, a mio parere la Ohba ha preferito privilegiare nel finale il lato umano della faccenda, in barba alla logica. Ma mi fermo che sennò finisce che spoilero.
In virtù di tutto ciò, ma soprattutto chiudendo gli occhi sui difetti a causa della estrema affezione che provo per il manga (e per L... Mi ero fatto crescere i capelli e invece che sedermi mi appollaiavo...) il mio voto è 10. Ma è l'unico dieci che darò in questo sito. Giuro.