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Bokura ga ita è qualcosa di sfuggente, un vortice di sensazioni, di sentimenti, di sguardi, di parole appena sussurrate e di immagini che svaniscono. Per questo motivo se mi chiedessero "quale parte ti è piaciuta di più?" io mi troverei in difficoltà a rispondere. Per me la divisione in capitoli, in volumi, è come se neanche ci fosse. La storia scorre talmente naturale e avvolgente che anche riprendere a leggere a distanza di mesi mi da la sensazione di non aver mai smesso.
Yano è il personaggio più vivo che io abbia mai visto in un anime. Ha un suo modo di pensare, di parlare, di vestirsi, di camminare, di ridere... persino di guardare. E' la prima volta che mi capita di riconoscere un personaggio solo da un'espressione del volto. Ed è forse proprio lui il più grande punto di forza di Bokura ga ita. Tutto è cosi reale, sembra quasi che i personaggi si muovano da soli all'interno di quel mondo. Un mondo così simile al nostro per immagini e parole, ma così lontano da afferrare per l'aggrovigliata trama di pensieri ed emozioni che nasconde.
All'inizio può sembrare la solita storia d'amore tra i banchi di scuola. Una ragazzina normale, non bellissima, che si prende una cotta per il ragazzo più "figo" della scuola. Lui è un burlone e lei si innamora subito del suo sorriso. In realtà Bokura ga ita è molto più di una storia d'amore: è la vita. Non manca niente.
Se dovessi lamentarmi per qualcosa me la prenderei con la lentezza struggente con la quale escono i volumi (mesi e mesi di attesa, appunto) e con il disegno dei volti, bellissimi, ma praticamente uguali l'uno all'altro; a un certo punto diventa difficile distinguere i diversi personaggi, soprattutto quelli femminili.
Ovviamente queste sono inezie al cospetto di una storia sorprendente. E la cosa più incredibile sta nella semplicità. Pensare a trame complicate non è facile, ma trasformare una storia apparentemente banale un capolavoro è qualcosa che va oltre.
Si, proprio cosi, per me Bokura ga ita è un capolavoro e gli dò il massimo dei voti (cosa che non mi capita quasi mai), perché se mi chiedeste cose cambierei per migliorarlo io risponderei: niente.