Recensione
Code: Breaker
9.0/10
Code: Breaker è un ciliegio in fiore fra i rovi di una landa desolata e incolta, che risplende nella notte sotto i raggi di Luna.
Questo è ciò che pensai sin dalla prima pagina del volume uno, e questo è ciò che penso tutt'ora dopo aver letto l'ultima del volume tredici; un manga e soprattutto una storia che si distingue dalla massa, dai normali e scontatissimi shounen a cui siamo tutti abituati e che non smette mai di sorprendere.
Un concentrato di violenza e sentimento che è stato capace di catturarmi come solo raramente mi era successo prima e che ha acceso in me una vera e propria passione.
Una delle poche opere della mia collezione che sono veramente contento e fiero di aver acquistato e che, anche se calasse improvvisamente diventando banale o scontata, continuerei ad acquistare fino alla fine, anche solo per rispetto nei confronti di questi grandi personaggi e del loro creatore Akimine Kamijyo.
Ammetto che il voto che mi piacerebbe dargli è 10 netto, perché se lo meriterebbe per diversi aspetti ma purtroppo non per tutti dunque, a malincuore, devo scendere a 9; ma procediamo con ordine alla spiegazione della mia valutazione.
Innanzitutto vorrei smentire le dicerie e le accuse a questo manga di essere un plagio di Death Note, perché è una delle scemenze più assurde mai sentite; non hanno veramente nulla a che fare l'uno con l'altro, sono due mondi completamente opposti; le uniche cose che potrebbero vagamente, e ripeto vagamente, ricordare Death Note sono il taglio di capelli di Ogami (che è uno dei più comuni di sempre fra personaggi manga) i disegni che giocano a volte su chiaro scuri (ma come può succedere in qualsiasi altro manga) e il fatto che come sappiamo, Rei e gli altri Code: Breaker sono incaricati di "giudicare" e quindi uccidere i malvagi che la legge non è in grado di giudicare perché magari corrotta o impedita nel farlo (ma quante altre storie ci saranno di giustizieri o eroi che uccidono i "cattivi"?); personalmente credo che, oltre a questo, la cosa che può aver traviato un po' di gente è che nel primo capitolo Sakura, guardando Ogami con la fiamma azzurra, dice che i suoi occhi ricordano quelli di uno "Shinigami", ma è solo un pensiero fine a sé stesso di una ragazza che per la prima volta si trova di fronte a eventi soprannaturali, non ci sono affatto gli Shinigami e tutta la storia verte su ben altre cose; dunque chi afferma ciò molto probabilmente si è fermato ai primi capitoli.
Detto questo possiamo passare ad analizzare quest'opera in sé partendo dalla figura del Code: Breaker e del mondo che lo circonda. Nessuno sa di lui, nessuno lo conosce: lui non esiste; è un'ombra che passa inosservata fra la gente, che vaga silenziosa fra il marcio della società eseguendo gli ordini della misteriosa organizzazione Eden; non ha un'identità, cambia continuamente nome, e naturalmente, si è lasciato alle spalle tutte le persone a lui care, e non può instaurare rapporti veri con gli altri.
E' interessante vedere come ogni Code: Breaker si faccia carico di tutto questo per un motivo preciso, che anima la sua intera esistenza e lo spinge ad andare avanti. Loro non sono "agenti segreti" selezionati per le loro capacità, sono ragazzi dal passato burrascoso e triste, che utilizzano il loro potere speciale per perseguire un obbiettivo personale.
Non sono gli "eroi", non sono i "buoni", sono ciò che è necessario; se moriranno, se vivranno, non importerà a nessuno, perché nessuno mai lo verrà a sapere.
Rei Ogami, il protagonista, è il simbolo indiscusso di questa realtà votata alla solitudine e all'autodistruzione; le sue parole esprimono perfettamente l'essenza del Code: Breaker, dicendo che solo la malvagità può combattere la malvagità, solo la morte può punire adeguatamente un rifiuto della società, e lui stesso si definisce malvagio; adempie a questo sporco compito in attesa di bruciare fra le fiamme dell'inferno come tutti gli altri rifiuti.
Una filosofia veramente amara che ci viene buttata lì sin dalla prima pagina e che avvicina il manga più a un Seinen che a uno Shounen. In mezzo a questa cruda realtà compare Sakura Sakurakouji, una ragazza che frequenta il primo anno del liceo e che per caso vede Ogami bruciare alcuni criminali con la sua famosa fiamma azzurra; sarà lei a guidare l'occhio del lettore verso la scoperta di questo mondo della giustizia dietro le quinte, la quale sconvolta per ciò che ha visto, inizia ad indagare sul misterioso ragazzo con il guanto sulla mano sinistra, dando vita ad un sottile gioco psicologico fra fraintendimenti divertenti con i compagni di classe, interrogativi e pedinamenti che in un modo o nell'altro la rendono sempre partecipe nelle missioni del protagonista; si crea così il contrasto fra l'apparente immoralità di Ogami che uccide i suoi bersagli con freddezza, e la dolcezza innocente di Sakura che non può accettare di veder morire nessuno, neppure il più spregevole, e che cerca in tutti i modi di togliere la maschera da malvagio al volto del protagonista per arrivare al suo animo.
I primi due volumi si basano su queste premesse, e devo dire che sono semplicemente bellissimi; gli episodi autoconclusivi, che in genere sono fine a sé stessi e non particolarmente curati perché servono più da introduzione, qui sono riflessivi, affascinanti e nonostante trattino temi molto seri, non mancano di far sorridere in qualche scena.
Dal terzo volume fino al settimo, circa, vengono aggiunte maggiori gag comiche che a tratti, mettono un po' da parte l'atmosfera seria dell'incipit; all'inizio avevo preso questa scelta come un vero e proprio calo ma mi sbagliavo di grosso, perché con il senno di poi, mi rendo che era necessario per farci vedere le sfaccettature di personaggi del calibro di Toki, o di Heike, e renderli unici. E questo è decisamente uno dei punti forti del fumetto: ci troviamo di fronte a personaggi talmente ben caratterizzati da impregnare le pagine di vera e propria magia; riescono a trasmettere emozioni così sincere da sembrare reali ed evocano quel sentimento, quell'affezionamento profondo che in genere è più facile provare guardando un anime che leggendo un manga.
Che siano buoni, che siano cattivi, oppure che siano personaggi marginali o destinati solo ad un'apparizione, ciascuno riesce ad avere il suo posto nell'opera e viene sviluppato in modo eccellente, a partire dai compagni di classe di Sakura e Ogami, fino ad arrivare ai Re: Code come Koji e Yukihina; e infine, cosa più importante, nessuno di loro stanca mai.
I super poteri poi, sono fantastici, curati minuziosamente, tecnica per tecnica, non solo nella rappresentazione che sfiora livelli magistrali, ma soprattutto nell'invenzione, che a volte riprende principi naturali e scientifici, mentre altre è pura fantasia. E come se non bastasse hanno pure degli effetti collaterali diversi per ognuno e molto originali, che si manifestano quando il potere viene utilizzato troppo, e che rendono impossibile continuare a combattere; una trovata veramente geniale che contribuisce a rendere ancora più caratterizzati i personaggi e pone un limite alla forza di ciascuno.
Insomma, Akimine Kamijyo è riuscito davvero a delineare un universo di cellulosa ed inchiostro unico, con un'identità propria, che non ha nulla da invidiare a colossi come One Piece o Naruto e che potrebbe veramente fare la differenza distinguendosi nettamente per due punti fondamentali: la serietà e la riflessività che, anche quando velata è sempre presente, e il tipo di messaggio che ci manda il protagonista, che non è affatto il più forte di tutti e che spesso le prende fino quasi a morire, rendendo l'esito di ogni combattimento sempre incerto.
Mi sento di criticare solo poche cose a questo splendido manga.
<b>ATTENZIONE POSSIBILI SPOILER</b>
Innanzitutto il personaggio della professoressa Kanda; nessuno dei personaggi di quest'opera è banale o stereotipato, tranne lei, che parte inizialmente come la professoressa di Sakura e Ogami(e lì ci stava il modo in cui ci veniva presentata e devo dire che era pure molto simpatica con quell'aria di prof con la testa fra le nuvole) ma poi l'autore fa una mossa scontata e la trasforma nella "segreta committente" delle missioni a Ogami, dando al personaggio un ruolo che personalmente trovo ridicolo e inutile, dato che dopo gli episodi autoconclusivi dei primi volumi, scompare completamente senza lasciare traccia.
Era bellissimo vedere Ogami andare in cima al tetto della scuola e ricevere telefonate da Eden, dava un senso di mistero e di organizzazione incredibile, e venire a scoprire che poi dietro quelle telefonate c'era quest'imbranata di una prof inutile mi ha fatto cadere le braccia; in sostanza, a mio parere, c'era solo l'intenzione di metterla in più scene perché pensavano di attirare il lettore facendo vedere più spesso le sue grandi tette, classiche della prof sexy e occhialuta, ma niente di più.
Pessimo anche il tentativo di darle più spessore e caratterizzazione infilandola nella storia di Hitomi, il Code: 01, cercando di farci credere a un certo punto che i due si volevano molto bene, quando negli episodi precedenti Hitomi ha cercato di ucciderla più volte.
Oltre a questo c'è da dire che fino al volume 12 è un capolavoro imprevedibile e mozzafiato, ma dall'ultimo volume uscito, il 13, il manga sembra prendere una piega differente, che non dico sia brutta, ma semplicemente risulta più prevedibile: sto parlando chiaramente delle 7 fiamme che il Code: Emperor sicuramente cederà a Ogami, che per carità, sicuramente saranno particolari e verranno rappresentate benissimo nei prossimi volumi, però mi ha già fatto storcere il naso il modo semplice in cui Rei riesce ad ottenere la numero due, e ancora di più a fine volume quando ottiene la numero tre; due fiamme in un solo volume e per di più senza il minimo sforzo, in modo abbastanza scontato.
Terminata questa piccola serie di spoiler volta a spiegare il motivo della mia valutazione, posso solo augurare al caro Kamijyo un buon lavoro nel completamento di quest'opera, sperando che ci riservi ancora tante belle sorprese e che le svolga in modo appassionante come ha fatto nei volumi precedenti; mi dispiacerebbe un sacco se arrivato a questo punto della storia smarrisse la via; c'è anche in programma l'anime di Code: Breaker e qualcosa mi dice che non deluderà le mie aspettative.
P.s. Qualcuno si sarà chiesto perché ho parlato di Kamijyo tutto il tempo come fosse un uomo: beh, perché è esattamente ciò che avrebbe fatto lei scrivendo in uno dei suoi manga.
Questo è ciò che pensai sin dalla prima pagina del volume uno, e questo è ciò che penso tutt'ora dopo aver letto l'ultima del volume tredici; un manga e soprattutto una storia che si distingue dalla massa, dai normali e scontatissimi shounen a cui siamo tutti abituati e che non smette mai di sorprendere.
Un concentrato di violenza e sentimento che è stato capace di catturarmi come solo raramente mi era successo prima e che ha acceso in me una vera e propria passione.
Una delle poche opere della mia collezione che sono veramente contento e fiero di aver acquistato e che, anche se calasse improvvisamente diventando banale o scontata, continuerei ad acquistare fino alla fine, anche solo per rispetto nei confronti di questi grandi personaggi e del loro creatore Akimine Kamijyo.
Ammetto che il voto che mi piacerebbe dargli è 10 netto, perché se lo meriterebbe per diversi aspetti ma purtroppo non per tutti dunque, a malincuore, devo scendere a 9; ma procediamo con ordine alla spiegazione della mia valutazione.
Innanzitutto vorrei smentire le dicerie e le accuse a questo manga di essere un plagio di Death Note, perché è una delle scemenze più assurde mai sentite; non hanno veramente nulla a che fare l'uno con l'altro, sono due mondi completamente opposti; le uniche cose che potrebbero vagamente, e ripeto vagamente, ricordare Death Note sono il taglio di capelli di Ogami (che è uno dei più comuni di sempre fra personaggi manga) i disegni che giocano a volte su chiaro scuri (ma come può succedere in qualsiasi altro manga) e il fatto che come sappiamo, Rei e gli altri Code: Breaker sono incaricati di "giudicare" e quindi uccidere i malvagi che la legge non è in grado di giudicare perché magari corrotta o impedita nel farlo (ma quante altre storie ci saranno di giustizieri o eroi che uccidono i "cattivi"?); personalmente credo che, oltre a questo, la cosa che può aver traviato un po' di gente è che nel primo capitolo Sakura, guardando Ogami con la fiamma azzurra, dice che i suoi occhi ricordano quelli di uno "Shinigami", ma è solo un pensiero fine a sé stesso di una ragazza che per la prima volta si trova di fronte a eventi soprannaturali, non ci sono affatto gli Shinigami e tutta la storia verte su ben altre cose; dunque chi afferma ciò molto probabilmente si è fermato ai primi capitoli.
Detto questo possiamo passare ad analizzare quest'opera in sé partendo dalla figura del Code: Breaker e del mondo che lo circonda. Nessuno sa di lui, nessuno lo conosce: lui non esiste; è un'ombra che passa inosservata fra la gente, che vaga silenziosa fra il marcio della società eseguendo gli ordini della misteriosa organizzazione Eden; non ha un'identità, cambia continuamente nome, e naturalmente, si è lasciato alle spalle tutte le persone a lui care, e non può instaurare rapporti veri con gli altri.
E' interessante vedere come ogni Code: Breaker si faccia carico di tutto questo per un motivo preciso, che anima la sua intera esistenza e lo spinge ad andare avanti. Loro non sono "agenti segreti" selezionati per le loro capacità, sono ragazzi dal passato burrascoso e triste, che utilizzano il loro potere speciale per perseguire un obbiettivo personale.
Non sono gli "eroi", non sono i "buoni", sono ciò che è necessario; se moriranno, se vivranno, non importerà a nessuno, perché nessuno mai lo verrà a sapere.
Rei Ogami, il protagonista, è il simbolo indiscusso di questa realtà votata alla solitudine e all'autodistruzione; le sue parole esprimono perfettamente l'essenza del Code: Breaker, dicendo che solo la malvagità può combattere la malvagità, solo la morte può punire adeguatamente un rifiuto della società, e lui stesso si definisce malvagio; adempie a questo sporco compito in attesa di bruciare fra le fiamme dell'inferno come tutti gli altri rifiuti.
Una filosofia veramente amara che ci viene buttata lì sin dalla prima pagina e che avvicina il manga più a un Seinen che a uno Shounen. In mezzo a questa cruda realtà compare Sakura Sakurakouji, una ragazza che frequenta il primo anno del liceo e che per caso vede Ogami bruciare alcuni criminali con la sua famosa fiamma azzurra; sarà lei a guidare l'occhio del lettore verso la scoperta di questo mondo della giustizia dietro le quinte, la quale sconvolta per ciò che ha visto, inizia ad indagare sul misterioso ragazzo con il guanto sulla mano sinistra, dando vita ad un sottile gioco psicologico fra fraintendimenti divertenti con i compagni di classe, interrogativi e pedinamenti che in un modo o nell'altro la rendono sempre partecipe nelle missioni del protagonista; si crea così il contrasto fra l'apparente immoralità di Ogami che uccide i suoi bersagli con freddezza, e la dolcezza innocente di Sakura che non può accettare di veder morire nessuno, neppure il più spregevole, e che cerca in tutti i modi di togliere la maschera da malvagio al volto del protagonista per arrivare al suo animo.
I primi due volumi si basano su queste premesse, e devo dire che sono semplicemente bellissimi; gli episodi autoconclusivi, che in genere sono fine a sé stessi e non particolarmente curati perché servono più da introduzione, qui sono riflessivi, affascinanti e nonostante trattino temi molto seri, non mancano di far sorridere in qualche scena.
Dal terzo volume fino al settimo, circa, vengono aggiunte maggiori gag comiche che a tratti, mettono un po' da parte l'atmosfera seria dell'incipit; all'inizio avevo preso questa scelta come un vero e proprio calo ma mi sbagliavo di grosso, perché con il senno di poi, mi rendo che era necessario per farci vedere le sfaccettature di personaggi del calibro di Toki, o di Heike, e renderli unici. E questo è decisamente uno dei punti forti del fumetto: ci troviamo di fronte a personaggi talmente ben caratterizzati da impregnare le pagine di vera e propria magia; riescono a trasmettere emozioni così sincere da sembrare reali ed evocano quel sentimento, quell'affezionamento profondo che in genere è più facile provare guardando un anime che leggendo un manga.
Che siano buoni, che siano cattivi, oppure che siano personaggi marginali o destinati solo ad un'apparizione, ciascuno riesce ad avere il suo posto nell'opera e viene sviluppato in modo eccellente, a partire dai compagni di classe di Sakura e Ogami, fino ad arrivare ai Re: Code come Koji e Yukihina; e infine, cosa più importante, nessuno di loro stanca mai.
I super poteri poi, sono fantastici, curati minuziosamente, tecnica per tecnica, non solo nella rappresentazione che sfiora livelli magistrali, ma soprattutto nell'invenzione, che a volte riprende principi naturali e scientifici, mentre altre è pura fantasia. E come se non bastasse hanno pure degli effetti collaterali diversi per ognuno e molto originali, che si manifestano quando il potere viene utilizzato troppo, e che rendono impossibile continuare a combattere; una trovata veramente geniale che contribuisce a rendere ancora più caratterizzati i personaggi e pone un limite alla forza di ciascuno.
Insomma, Akimine Kamijyo è riuscito davvero a delineare un universo di cellulosa ed inchiostro unico, con un'identità propria, che non ha nulla da invidiare a colossi come One Piece o Naruto e che potrebbe veramente fare la differenza distinguendosi nettamente per due punti fondamentali: la serietà e la riflessività che, anche quando velata è sempre presente, e il tipo di messaggio che ci manda il protagonista, che non è affatto il più forte di tutti e che spesso le prende fino quasi a morire, rendendo l'esito di ogni combattimento sempre incerto.
Mi sento di criticare solo poche cose a questo splendido manga.
<b>ATTENZIONE POSSIBILI SPOILER</b>
Innanzitutto il personaggio della professoressa Kanda; nessuno dei personaggi di quest'opera è banale o stereotipato, tranne lei, che parte inizialmente come la professoressa di Sakura e Ogami(e lì ci stava il modo in cui ci veniva presentata e devo dire che era pure molto simpatica con quell'aria di prof con la testa fra le nuvole) ma poi l'autore fa una mossa scontata e la trasforma nella "segreta committente" delle missioni a Ogami, dando al personaggio un ruolo che personalmente trovo ridicolo e inutile, dato che dopo gli episodi autoconclusivi dei primi volumi, scompare completamente senza lasciare traccia.
Era bellissimo vedere Ogami andare in cima al tetto della scuola e ricevere telefonate da Eden, dava un senso di mistero e di organizzazione incredibile, e venire a scoprire che poi dietro quelle telefonate c'era quest'imbranata di una prof inutile mi ha fatto cadere le braccia; in sostanza, a mio parere, c'era solo l'intenzione di metterla in più scene perché pensavano di attirare il lettore facendo vedere più spesso le sue grandi tette, classiche della prof sexy e occhialuta, ma niente di più.
Pessimo anche il tentativo di darle più spessore e caratterizzazione infilandola nella storia di Hitomi, il Code: 01, cercando di farci credere a un certo punto che i due si volevano molto bene, quando negli episodi precedenti Hitomi ha cercato di ucciderla più volte.
Oltre a questo c'è da dire che fino al volume 12 è un capolavoro imprevedibile e mozzafiato, ma dall'ultimo volume uscito, il 13, il manga sembra prendere una piega differente, che non dico sia brutta, ma semplicemente risulta più prevedibile: sto parlando chiaramente delle 7 fiamme che il Code: Emperor sicuramente cederà a Ogami, che per carità, sicuramente saranno particolari e verranno rappresentate benissimo nei prossimi volumi, però mi ha già fatto storcere il naso il modo semplice in cui Rei riesce ad ottenere la numero due, e ancora di più a fine volume quando ottiene la numero tre; due fiamme in un solo volume e per di più senza il minimo sforzo, in modo abbastanza scontato.
Terminata questa piccola serie di spoiler volta a spiegare il motivo della mia valutazione, posso solo augurare al caro Kamijyo un buon lavoro nel completamento di quest'opera, sperando che ci riservi ancora tante belle sorprese e che le svolga in modo appassionante come ha fatto nei volumi precedenti; mi dispiacerebbe un sacco se arrivato a questo punto della storia smarrisse la via; c'è anche in programma l'anime di Code: Breaker e qualcosa mi dice che non deluderà le mie aspettative.
P.s. Qualcuno si sarà chiesto perché ho parlato di Kamijyo tutto il tempo come fosse un uomo: beh, perché è esattamente ciò che avrebbe fatto lei scrivendo in uno dei suoi manga.