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10.0/10
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Se mi chiedessero "quali sono le qualità che fanno di un manga un capolavoro?", beh, credo potrei rispondergli anche con una semplice parola: Homunculus.
L'impressione che ho avuto fin dall'inizio, leggendo questo fumetto, è che non ci sono difetti, da qualsiasi punto lo si guardi è impeccabile, il massimo.
Homunculus è un manga che parla di psicologia in senso stretto, non solo dei protagonisti dell'opera, ma anche di noi. Questo infatti è anche uno dei messaggi che l'autore vuole dare: spesso Nakoshi (il protagonista) imputa problemi psicologici agli altri, ma alla fine si rende conto - con o senza l'aiuto degli altri - che sta imputando gli stessi problemi anche a se stesso. Perchè la vita dopotutto è così: critichi gli altri ma nel frattempo ti stai guardando allo specchio. Almeno per molte persone è così.
E Homunculus nel trattare la psicologia dei personaggi è estremamente geniale, perchè quando vai a pensare "aah ecco dove voleva andare a parare... però, grandiosa questa trovata" l'autore sorprende e zack, ti rigira in un attimo quello che credevi di aver capito, quasi fosse uno schiaffo in faccia. Ed è quasi sempre così. Anche per questo è sublime, perchè non è mai scontato nulla, nulla fa ripensare a ragionamenti pre-impostati o "viaggi mentali" già presenti in altri manga. Psicologia dell'inconscio, questo fumetto vive soprattutto di questo.
Inutile discutere della caratterizzazione dei personaggi, di primissimo livello senz'ombra di dubbio.
Un'altro pregio più unico che raro di Homunculus è che, pur essendo di profondissimo spessore, è altrettanto scorrevole da leggere. Questo è dovuto, oltre alla bravura generale dell'autore di saper catturare l'attenzione, all'assenza di dialoghi inutili e alla presenza di frasi brevi e concise, essenziali. Non ci sono mai parole di troppo, mai viene in mente "uff, quanto parlano però...", e a volte a parlare sono le stesse immagini, gestite con una perfetta regia di inquadrature e disposizione delle tavole; le immagini non sono infatti solo un elemento di contorno, ma spesso bisogna soffermarsi a lungo su di esse per trarre interpretazioni soggettive ma anche oggettive del significato che rivestono per i vari personaggi. Ma la funzione delle immagini non si ferma qui: a volte capita che il protagonista veda una forma particolare, o esprima un determinato atteggiamento difronte a cose che appaiono vane o di importanza sconosciuta; e solo più in là nella storia, si capisce che certe immagini non erano messe lì tanto per fare scena, allungare il brodo o semplicemente caratterizzare meglio l'ambiente, ma avevano un preciso ed importante significato, facendo capire che l'autore aveva tutto in mente fin dal primo volume e nulla (o quasi) è stato improvvisato.
Parlando dei disegni in sè, essi sono impeccabili, maturi, spesso pieni di dettagli, tridimensionali, assolutamente realistici e originali; infatti non c'è nulla nel tratto di Yamamoto che faccia pensare che sia un manga, l'unica cosa che può farlo pensare - di questo fumetto - è il nome dell'autore.
Difetti? A mio avviso non ce ne sono, anzi qui si parla seriamente di uno dei manga migliori di tutti i tempi e non solo.
Non sarebbe troppo azzardato parlare di perfezione, perchè se non qui, quando allora?