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7.0/10
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Il fenomeno degli hikikomori colpisce ormai da anni il Giappone in maniera particolare e si sta diffondendo anche nei Paesi occidentali: si tratta di individui che, in seguito a un trauma o per repulsione nei confronti della società, si chiudono in casa o addirittura in una stanza, senza più uscire, vivendo nella più completa estraneità dalla vita sociale. In Giappone gli hikikomori sembrerebbero ammontare a 700.000-1.000.000, rappresentando un fenomeno che non può essere ignorato. In "La mia Maetel" (il titolo non l'ho davvero capito...) Hiroya Oku affronta questa tematica, presentando un hikikomori, Shintaro Koizumi, che a 30 anni è da 15 che vive isolato nella sua stanza mantenendo solamente un rapporto col padre Yasujiro, al quale concede brevi chiacchierate attraverso la porta della sua stanza. Shintaro si è rifugiato nella propria stanza in seguito alla morte della madre e odia il padre al punto che neanche quando questi viene a mancare esce dalla propria stanza. Si troverà però ad avere a che fare con la giovanissima seconda moglie del papà, Haruka Yoshinaga, sposata per convincere Shintaro ad uscire dalla propria stanza in seguito a una scommessa. Inizia così una tenera, seppur paradossale, vicenda, in cui Haruka si prende a cuore la situazione di Shintaro, più grande di lei di 7 anni, cercando di sostituire Yasujiro nel tentativo di convincerlo a tornare a vivere fuori dalla sua stanza. Ne viene fuori una tenera storia d'amore dal finale non proprio convincente, ma appassionante. Struggente la disperazione di Shintaro quando si accorge della propria impotenza nel conquistare Haruka per il suo terrore di uscire dalla stanza e di avere relazioni umane.
"La mia Maetel" è un manga che si legge tutto d'un fiato nel giro di un'oretta e mezza. In questo breve arco temporale, però, riesce a catturare l'attenzione del lettore grazie alla storia originale e ai pochi personaggi che entrano facilmente nel cuore.
Un manga promosso, che non può ottenere voti altisonanti per la sua brevità, per la scarsezza di personaggi e per un finale non proprio appagante. Interessanti però il tema trattato e la bravura di Oku ai disegni. Voto 7.