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"Io sono Doshiro" parla di un ragazzo, il Doshiro del titolo, cresciuto in America dal padre come un antico samurai e tornato dalla madre nell'odierno Giappone all'età di quindici anni. Lo ammetto, in condizioni normali non mi sarei mai accostata ad un fumetto con una trama del genere, ma il nome dell'autore per me è sinonimo di garanzia, quindi ho iniziato la lettura senza alcun indugio e anche questa volta mi congratulo con me stessa per aver dato fiducia a Nishimori.
"Io sono Doshiro" si può definire un'opera corale, al centro di tutto c'è questo strambo samurai con le sue ferree regole di disciplina, onore e assoluta fedeltà ai propri ideali che con il suo carisma di "antico guerriero" attira a sé gli altri personaggi (per lo più teppisti di varia pericolosità) prima confondendoli e irritandoli, poi conquistandone la fiducia, attuando una specie di recupero sociale solo con la sua influenza senza esserne totalmente consapevole. La storia è filtrata attraverso gli occhi di Kensuke, un compagno di classe di Doshiro, ragazzo perfettamente normale non avvezzo alla lotta e che cerca di sopravvivere ai bulli mantenendo un basso profilo. Kensuke si ritrova suo malgrado coinvolto nelle avventure di Doshiro perché quest'ultimo lo sceglie come "signore" (un samurai non combatte mai per se stesso, ma per uno scopo superiore) e si ritrova nella difficile posizione di guidare l'indomabile amico guerriero, in un crescendo di pericoli e comicità davvero entusiasmante.
"Io sono Doshiro" sfrutta lo stesso background di "Due come noi": protagonisti assoluti i teppisti, che godono di una caratterizzazione contrariamente a quel che accade di solito, e il loro mondo di stupidità, sopraffazione e ricerca del potere. E' un manga di mazzate divertente con il classico cliché shonen, a me tanto caro, che da una scazzottata fa nascere una forte amicizia virile. Se il genere piace ne consiglio la lettura, non vi deluderà.