Recensione
Full Moon Canto d'Amore
9.0/10
Il tratto della Tanemura, inconfondibile e curatissimo nei dettagli, è solo uno degli ingredienti che concorrono alla bellezza di questo manga.
Un lettore un po' diffidente potrebbe sulle prime prenderlo per la classica storiella di idol, un po' all'Incantevole Creamy o alla Fancy Lala, in cui l'elemento magico è solo il mezzo che porta la protagonista a trasformarsi e si riduce a farle da cornice/supporto.
Niente di più sbagliato.
Full Moon, a discapito di un incipit leggero e da majokko, rivela la sua vera natura già dopo pochi capitoli, dispiegando una varietà di tematiche tutt'altro che leggere, come la morte, la malattia, il suicidio, il rimorso.
Arina Tanemura riesce a raccontare quanto la vita di una dodicenne possa essere già stata messa alla prova più e più volte e attraverso la candida caparbietà di Mitsuki ci insegna l'arte del non arrendersi, del voler perseguire un obiettivo a discapito delle difficoltà, ci mostra come i sogni possano davvero salvarci dalla morte.
Molto curato anche il background degli shinigami, che hanno tutti un fardello pesante da sopportare, un passato che ancora li perseguita e non mancherà di rivelarsi per sconvolgere in continuazione la trama principale.
Ho adorato il fatto che gli shinigami non si limitassero a fare da mentori a Mitsuki, ma instaurassero con lei un legame di amicizia così incredibilmente umano, con mille sfaccettature, tra cui odio e amore.
L'unica critica che posso sollevare è che dal volume 5 entrano in scena forse un po' troppi personaggi secondari inutili (il cantante belloccio innamorato di Madoka non era proprio necessario...) e la trama diventa un po' confusionaria, con un susseguirsi ininterrotto di eventi a cui il lettore difficilmente riesce a stare dietro senza andare nel pallone.
Ma il finale ripaga di tutto.
Certo, forse è il classico lieto fine da "tutti felici e contenti", ma contrariamente ad altri manga scontati e melensi in questo caso la conclusione da shojo ci sta eccome, dopo tutto il dolore patito da Mitsuki e Takuto, dopo le vicissitudini vissute da tutti i personaggi, dopo momenti di instabilità emotiva che hanno fatto stringere il cuore.
Lo ricordo come uno dei migliori shojo che abbia mai letto e anche come il lavoro migliore della Tanemura, che ha senz'altro dato il meglio di sé sfornando dei personaggi indimenticabili e dei dialoghi da brivido.
Assolutamente da leggere.
Un lettore un po' diffidente potrebbe sulle prime prenderlo per la classica storiella di idol, un po' all'Incantevole Creamy o alla Fancy Lala, in cui l'elemento magico è solo il mezzo che porta la protagonista a trasformarsi e si riduce a farle da cornice/supporto.
Niente di più sbagliato.
Full Moon, a discapito di un incipit leggero e da majokko, rivela la sua vera natura già dopo pochi capitoli, dispiegando una varietà di tematiche tutt'altro che leggere, come la morte, la malattia, il suicidio, il rimorso.
Arina Tanemura riesce a raccontare quanto la vita di una dodicenne possa essere già stata messa alla prova più e più volte e attraverso la candida caparbietà di Mitsuki ci insegna l'arte del non arrendersi, del voler perseguire un obiettivo a discapito delle difficoltà, ci mostra come i sogni possano davvero salvarci dalla morte.
Molto curato anche il background degli shinigami, che hanno tutti un fardello pesante da sopportare, un passato che ancora li perseguita e non mancherà di rivelarsi per sconvolgere in continuazione la trama principale.
Ho adorato il fatto che gli shinigami non si limitassero a fare da mentori a Mitsuki, ma instaurassero con lei un legame di amicizia così incredibilmente umano, con mille sfaccettature, tra cui odio e amore.
L'unica critica che posso sollevare è che dal volume 5 entrano in scena forse un po' troppi personaggi secondari inutili (il cantante belloccio innamorato di Madoka non era proprio necessario...) e la trama diventa un po' confusionaria, con un susseguirsi ininterrotto di eventi a cui il lettore difficilmente riesce a stare dietro senza andare nel pallone.
Ma il finale ripaga di tutto.
Certo, forse è il classico lieto fine da "tutti felici e contenti", ma contrariamente ad altri manga scontati e melensi in questo caso la conclusione da shojo ci sta eccome, dopo tutto il dolore patito da Mitsuki e Takuto, dopo le vicissitudini vissute da tutti i personaggi, dopo momenti di instabilità emotiva che hanno fatto stringere il cuore.
Lo ricordo come uno dei migliori shojo che abbia mai letto e anche come il lavoro migliore della Tanemura, che ha senz'altro dato il meglio di sé sfornando dei personaggi indimenticabili e dei dialoghi da brivido.
Assolutamente da leggere.