Recensione
Slam Dunk
1.0/10
Recensione di Ihei Misawa
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Ok, vedo voti altissimi per questo manga, e francamente non me ne capacito, perché un prodotto (non vorrei chiamarla opera) che parla di adolescenti che giocano a pallacanestro, oggettivamente parlando, non può e non deve essere considerato un capolavoro. Decido quindi di motivare il mio 1 scarso: Slam Dunk è un manga del 1990, senz'ombra di dubbio il più famoso di Takehiko Inoue. In Giappone ha fatto cifre da capogiro, vendendo qua e là in tutto il paese, mentre qui in Italia ha avuto un breve e modesto successo, soprattutto grazie alla versione animata trasmessa su 7Gold ed MTV anni fa.
Ma di che cosa parla Slam Dunk? Come si evince dal titolo stesso tratta di pallacanestro, ed entrando più nello specifico, narra di adolescenti che giocano a basket, tra ragazzate e scene pseudo comiche. Fine. Non ci sono i veri valori importanti come si è visto per esempio in Ashita no Joe (Rocky Joe) e Tiger Mask (L'Uomo Tigre), dove Joe Yabuki e Naoto Date combattevano con il sudore della fronte per emanciparsi dalla vita meschina delle baraccopoli (i cosiddetti slum), o in Capitan Tsubasa (Holly&Benji), dove Hyuga Kojiro cercava in tutti i modi di aiutare economicamente e moralmente la propria famiglia dopo la morte prematura del padre. Quindi, a differenza dei 3 spokon per eccellenza che ho citato prima (e aggiungerei volentieri anche Garouden, del maestro Jiro Taniguchi), qui abbiamo dei pivelli che giocano partite di basket e che vanno al liceo. Tutto qua.
Manga immaturo e storia a dir poco banale, roba di tutti i giorni, già vista, scontata e melensa. Il protagonista decide di giocare a basket solo per farsi piacere ad una ragazzina, che poi sarebbe la sorella di un bestione alto ben 197 cm (forse l'unico personaggio riuscito a livello di caratterizzazione, ma stona ampiamente nel contesto troppo infantile). Ah, e si criticava Capitan Tsubasa per la mancanza di realismo... Beh, tralasciando il fatto delle altezze a dir poco spropositate (in Giappone la statura media per le persone di sesso maschile è 171 cm), in questo fumetto quasi tutti i giocatori sembrano professionisti della NBA. Anche le matricole. Se poi aggiungiamo anche la volgarità di certe scene, il super deformed alquanto fastidioso, messo lì magari solo per cercare di strappare forzatamente un sorriso o una risata al lettore quindicenne, ed un finale scadente, essi rendono il manga ancora più snervante di quanto non lo sia già.
I disegni sono notevoli per lo standard, ma enormemente sopravvalutati (Inoue non è Ryoichi Ikegami o Tetsuo Hara), e spesso l'autore non disegna gli sfondi (come già ampiamente dimostrato in Real e Vagabond). Slam Dunk è un simbolo ed un emblema della pochezza generale che ha contraddistinto buona parte della fumettistica nipponica degli anni 90, e che poi avrebbe etichettato sempre più le generazioni future (Kuroko no Basket?), tra utopia e demenzialità, pseudo-realismo e mancanza di veri valori e contenuti. I capolavori sono ben altri.
Da un ex giocatore di pallacanestro,
Ihei Misawa.
Ma di che cosa parla Slam Dunk? Come si evince dal titolo stesso tratta di pallacanestro, ed entrando più nello specifico, narra di adolescenti che giocano a basket, tra ragazzate e scene pseudo comiche. Fine. Non ci sono i veri valori importanti come si è visto per esempio in Ashita no Joe (Rocky Joe) e Tiger Mask (L'Uomo Tigre), dove Joe Yabuki e Naoto Date combattevano con il sudore della fronte per emanciparsi dalla vita meschina delle baraccopoli (i cosiddetti slum), o in Capitan Tsubasa (Holly&Benji), dove Hyuga Kojiro cercava in tutti i modi di aiutare economicamente e moralmente la propria famiglia dopo la morte prematura del padre. Quindi, a differenza dei 3 spokon per eccellenza che ho citato prima (e aggiungerei volentieri anche Garouden, del maestro Jiro Taniguchi), qui abbiamo dei pivelli che giocano partite di basket e che vanno al liceo. Tutto qua.
Manga immaturo e storia a dir poco banale, roba di tutti i giorni, già vista, scontata e melensa. Il protagonista decide di giocare a basket solo per farsi piacere ad una ragazzina, che poi sarebbe la sorella di un bestione alto ben 197 cm (forse l'unico personaggio riuscito a livello di caratterizzazione, ma stona ampiamente nel contesto troppo infantile). Ah, e si criticava Capitan Tsubasa per la mancanza di realismo... Beh, tralasciando il fatto delle altezze a dir poco spropositate (in Giappone la statura media per le persone di sesso maschile è 171 cm), in questo fumetto quasi tutti i giocatori sembrano professionisti della NBA. Anche le matricole. Se poi aggiungiamo anche la volgarità di certe scene, il super deformed alquanto fastidioso, messo lì magari solo per cercare di strappare forzatamente un sorriso o una risata al lettore quindicenne, ed un finale scadente, essi rendono il manga ancora più snervante di quanto non lo sia già.
I disegni sono notevoli per lo standard, ma enormemente sopravvalutati (Inoue non è Ryoichi Ikegami o Tetsuo Hara), e spesso l'autore non disegna gli sfondi (come già ampiamente dimostrato in Real e Vagabond). Slam Dunk è un simbolo ed un emblema della pochezza generale che ha contraddistinto buona parte della fumettistica nipponica degli anni 90, e che poi avrebbe etichettato sempre più le generazioni future (Kuroko no Basket?), tra utopia e demenzialità, pseudo-realismo e mancanza di veri valori e contenuti. I capolavori sono ben altri.
Da un ex giocatore di pallacanestro,
Ihei Misawa.