Recensione
20th Century Boys
7.0/10
Un capolavoro mancato. Così si può riassumere, in poche parole, 20th Century Boys, di Naoki Urasawa. Già, perché dopo un inizio davvero ottimo, questo manga si è perso per strada, allontanandosi volume per volume dalla via che porta a creare un vero capolavoro. Ma andiamo con ordine.
La vicenda ha inizio, cronologicamente parlando, nel 1969, dove un gruppo di bambini gioca in una base segreta, immaginando la distruzione dell'umanità da parte di un'organizzazione malvagia. Così quando, nel 1997, quel loro disegno apocalittico diverrà realtà, toccherà proprio a quei ragazzini, ormai diventati adulti, salvare la Terra, e portare la razza umana nel ventunesimo secolo.
Partendo dai punti di forza di 20th Century Boys, non si possono non citare i personaggi. E questo è il minimo che ci si possa aspettare da Urasawa, che ci ha sempre viziati con caratterizzazioni eccelse. E sarà una gioia per il lettore vedere quei bambini crescere, prendere la propria strada e le proprie scelte. E' davvero impossibile non affezionarsi a Kenji, Occio, Yoshitsune, Maruo, Mon-chan e Croakki, i ragazzi del ventesimo secolo, ognuno definito e approfondito in maniera fantastica. Ed è questo uno dei migliori motivi per cui, nonostante tutto, non si può non prendere in mano questo manga.
Il disegno dell'autore migliora rispetto alla sua precedente opera, Monster. E personalmente, questa cosa mi ha stupito, trattandosi di un mangaka esperto e navigato, con decine di opere alla spalle. Certo, non è un miglioramento significativo, ma è comunque bello vedere che Urasawa è ancora in grado di perfezionare il proprio tratto, di renderlo più pulito e realistico, dopo così tanti anni di lavoro.
Dopo tutti questi commenti positivi, mi sembra doveroso spiegare perché non ritengo 20th Cenrury Boys un successo completo. Semplice: Urasawa ha voluto rischiare, tentando di allungare questo manga (che, secondo me, si sarebbe tranquillamente potuto chiudere in 10-15 volumi) con un'aggiunta di misteri e minacce contro l'umanità. Un tentativo riuscito a metà, per come la vedo io. Perché se, da una parte, chiudere il manga nell'aula di gastronomia (chi l'ha già letto capirà a cosa mi riferisco), dall'altra, il percorso che Urasawa segue da quel punto in poi lo ha portato a calare continuamente. La seconda parte del manga, infatti, procede in maniera estremamente lenta, forzata, quasi come se seguisse uno scenario predefinito allo scopo di portare alla risoluzione dell'intreccio che, forse, era diventato troppo complicato anche per un genio della sceneggiatura come Urasawa.
Infine, ho trovato non poco confusionaria e sconclusionata la parte conclusiva dell'opera, composta da due volumi denominati "21st Century Boys". Un finale che di azzeccato, purtroppo, ha solo il nome. E sebbene mi sia piaciuta la risoluzione del mistero "finale", non mi è andata troppo giù il modo con cui viene svelato. E, soprattutto, ho trovata assolutamente superfluo (oltre che poco realistico) l'inserimento dell'ultima, grande minaccia da sventare per portare l'umanità nel ventunesimo secolo.
Nel complesso, da me prende un buon 7. Perché non è un capolavoro, ma è comunque un'opera ben al di sopra della media. Un manga che sicuramente può far innamorare gran parte dei lettori, grazie al fantastico cast di personaggi, all'intreccio tessuto da Urasawa, e alla nostalgia che a molti susciterà rituffarsi nell'epoca della fanciullezza attraverso un gruppo di bambini.
La vicenda ha inizio, cronologicamente parlando, nel 1969, dove un gruppo di bambini gioca in una base segreta, immaginando la distruzione dell'umanità da parte di un'organizzazione malvagia. Così quando, nel 1997, quel loro disegno apocalittico diverrà realtà, toccherà proprio a quei ragazzini, ormai diventati adulti, salvare la Terra, e portare la razza umana nel ventunesimo secolo.
Partendo dai punti di forza di 20th Century Boys, non si possono non citare i personaggi. E questo è il minimo che ci si possa aspettare da Urasawa, che ci ha sempre viziati con caratterizzazioni eccelse. E sarà una gioia per il lettore vedere quei bambini crescere, prendere la propria strada e le proprie scelte. E' davvero impossibile non affezionarsi a Kenji, Occio, Yoshitsune, Maruo, Mon-chan e Croakki, i ragazzi del ventesimo secolo, ognuno definito e approfondito in maniera fantastica. Ed è questo uno dei migliori motivi per cui, nonostante tutto, non si può non prendere in mano questo manga.
Il disegno dell'autore migliora rispetto alla sua precedente opera, Monster. E personalmente, questa cosa mi ha stupito, trattandosi di un mangaka esperto e navigato, con decine di opere alla spalle. Certo, non è un miglioramento significativo, ma è comunque bello vedere che Urasawa è ancora in grado di perfezionare il proprio tratto, di renderlo più pulito e realistico, dopo così tanti anni di lavoro.
Dopo tutti questi commenti positivi, mi sembra doveroso spiegare perché non ritengo 20th Cenrury Boys un successo completo. Semplice: Urasawa ha voluto rischiare, tentando di allungare questo manga (che, secondo me, si sarebbe tranquillamente potuto chiudere in 10-15 volumi) con un'aggiunta di misteri e minacce contro l'umanità. Un tentativo riuscito a metà, per come la vedo io. Perché se, da una parte, chiudere il manga nell'aula di gastronomia (chi l'ha già letto capirà a cosa mi riferisco), dall'altra, il percorso che Urasawa segue da quel punto in poi lo ha portato a calare continuamente. La seconda parte del manga, infatti, procede in maniera estremamente lenta, forzata, quasi come se seguisse uno scenario predefinito allo scopo di portare alla risoluzione dell'intreccio che, forse, era diventato troppo complicato anche per un genio della sceneggiatura come Urasawa.
Infine, ho trovato non poco confusionaria e sconclusionata la parte conclusiva dell'opera, composta da due volumi denominati "21st Century Boys". Un finale che di azzeccato, purtroppo, ha solo il nome. E sebbene mi sia piaciuta la risoluzione del mistero "finale", non mi è andata troppo giù il modo con cui viene svelato. E, soprattutto, ho trovata assolutamente superfluo (oltre che poco realistico) l'inserimento dell'ultima, grande minaccia da sventare per portare l'umanità nel ventunesimo secolo.
Nel complesso, da me prende un buon 7. Perché non è un capolavoro, ma è comunque un'opera ben al di sopra della media. Un manga che sicuramente può far innamorare gran parte dei lettori, grazie al fantastico cast di personaggi, all'intreccio tessuto da Urasawa, e alla nostalgia che a molti susciterà rituffarsi nell'epoca della fanciullezza attraverso un gruppo di bambini.