Recensione
One Piece
10.0/10
Cosa si cerca solitamente in un buono shonen? Azione, avventura, combattimenti, bei personaggi, ambientazioni fantasiose, forti emozioni e, perché no, anche qualche tematica più profonda.
Ecco, One Piece è tutto questo: lo shonen più completo di tutti i tempi e, sotto molti aspetti, il migliore mai scritto.
One Piece parte da un'idea di fondo piuttosto semplice: Rufy è un bambino che, dopo aver ingerito il frutto gomu gomu che lo ha reso un uomo di gomma, decide di salpare per mare per trovare il leggendario tesoro (One Piece, appunto) e ottenere il titolo di Re dei Pirati, appartenuto in passato a Gold Roger. Dico subito che non bisogna farsi fuorviare dall'apparenza banale della trama: Eiichiro Oda è uno di quegli autori che, dopo un inizio mediocre, si sono saputi migliorare e rinnovare costantemente, portando la propria opera a livelli altissimi.
Parto col parlare dell'ambientazione, uno dei tanti punti forti di questo manga. Se deciderete di dedicarvi alla lettura della sua opera, scoprirete che è raro che Oda inventi qualcosa di sana pianta. Egli preferisce invece attingere da particolari del mondo e della cultura reali (e non solo orientali come fanno altri autori), riproponendoli in chiave fantasiosa e davvero originale. E le isole, vere protagoniste delle varie saghe del manga, sono in buona parte ispirate da stati o città del nostro mondo. Come non riconoscere in Water Seven una stupefacente reinterpretazione fantasy di Venezia? O nel Gray Terminal le grandi discariche delle Filippine? Così, One Piece assume, oltre al ruolo di intrattenere il lettore, anche un chiaro scopo di denuncia verso le realtà più crudeli del mondo. Vi troverete ad affrontare, insieme a Rufy e ai suoi compagni, un universo dominato in gran parte dalla discriminazione reciproca fra umani e uomini-pesce (che, vi assicuro, non è un tema facile di cui parlare in un manga per ragazzi), che Oda tratterà in maniera così personale, e allo stesso tempo così credibile, che nulla avrà da invidiare a seinen che trattano gli stessi gli argomenti. E le tematiche importanti non si fermano al razzismo: One Piece vi mostrerà l'emarginazione (tramite la figura apparentemente frivola di Chopper), i genocidi (Robin e gli studiosi di Ohara), la relatività della giustizia (attraverso le varie categorie etiche dei marines), la schiavitù (i Tenryuubito) e molto altro. Non solo: uno dei "vizi" di Oda è quello di dedicare a quasi tutte le isole un proprio flashback, per mostrarci come essa si è evoluta nel corso della storia. Tutto ciò porta il mondo e l'ambientazione di One Piece ad un livello superiore, più simile ad un universo a tutto tondo che a una sfera coperta d'acqua e d'isole. Insomma, quando si parla di ambientazioni, Eiichiro Oda è obiettivamente uno dei migliori sceneggiatori e costruttori che possiate trovare, non solo in ambito shonen.
La storia si basa su un modello che a molti potrà sembrare sorpassato o poco originale, ma che Eiichiro Oda riesce a rendere sempre innovativa e avvincente: sto parlando della struttura basata su saghe separate, slegate l'una dall'altra. Bene, quella che ho appena scritto è ciò che potrete leggere in molte altre recensioni. Tuttavia, guardando alla trama con occhio più attento, ci si può facilmente render conto che non è così. La storyline di One Pice si costruisce sull'arrivo dei protagonisti in una nuova isola, la presentazione del problema che essa presenta e l'eroica risoluzione da parte di Rufy e compagni. Sembra banale, ma Oda riesce a collegare tutte le saghe tramite due collanti molto potenti: i misteri e le sottotrame.
Apro una piccola parentesi: i misteri sono una delle cose che più amerete di questo manga. Oda è solito inserire dei particolari apparentemente insignificanti, che tornano come elementi fondamentali diversi volumi dopo. Man mano che l'opera procede, i misteri non vengono svelati come ci si potrebbe aspettare, anzi, ne vengono aggiunti altri e infittiti quelli già esistenti, fino a costruire un mondo quasi totalmente avvolto dall'ignoto. Allo stesso modo, le sottotrame sapientemente tessute dall'autore vanno a collegare fra loro le isole e a delineare il "mondo sotterraneo" di One Piece, ovvero l'insieme di tutti quegli elementi che, pur non rappresentando degli elementi fondamentali per la prosecuzione del manga, arricchiscono e rendono più vario e originale questo immenso universo.
Riprendendo il discorso della storia, penso di aver spiegato come la linearità della trama sia solo un'apparenza, un'illusione che può essere dissolta guardando attraverso ciò che Oda disegna. Uno degli aspetti migliori della storia è il fatto che, contrariamente a moltissimi altri manga che partono bene per poi cadere nello sfacelo, One Piece va migliorando di volume in volume. E una volta raggiunta la vetta (che, personalmente, vedo dal volume venti in poi) la qualità non ha particolari ricadute, anzi, riesce sempre a mantenersi fresca e avvincente.
Parliamo ora dei personaggi. L'autore si distingue per il bizzarro chara-design che ha adottato e sviluppato nel corso degli anni: a dir poco strambo, una particolare caratterizzazione grafica che va ad arricchire l'originalità di quest'opera. Tutti vengono esteticamente curati nel dettaglio (sebbene, a volte, possano risultare quantomeno sgradevoli alla vista), in modo da rendere immediatamente comprensibile il suo carattere e la sua personalità. Ma la cosa migliore dei personaggi di One Piece sono senza dubbio le caratterizzazioni: quando si tratta di delineare la psicologia e il carattere di un individuo, Oda non lascia nulla al caso. Non solo i protagonisti, ma anche ogni antagonista, e persino ogni personaggio secondario viene studiato attentamente prima di essere disegnato. E se non ne troverete due esteticamente simili, tantomeno ne troverete due con un carattere vagamente somigliante. E anche al più insignificante dei personaggi secondari viene dato lo spazio che merita, tanto che, talvolta, avrete l'impressione che Oda si dilunghi troppo su dettagli insignificanti. Così, ogni protagonista diventa un piccolo capolavoro, con un background perfettamente delineato, una caratterizzazione particolareggiata, un proprio ideale e un proprio sogno. In tutto questo, One Piece rientra comunque negli standard degli shonen classici, quindi non aspettatevi introspezione ad alti livelli. Nonostante ciò, Oda resta, nell'ambito shonen, indiscutibilmente uno dei migliori creatori di personaggi.
Uno di quelli che solitamente viene indicato come maggior pecca di One Piece è la grafica. Nonostante questa venga molto spesso criticata, Oda è oggettivamente un disegnatore molto bravo (anche se non eccezionale): prendete una tavola del primo volume e una del settantesimo. Vi sembrerà che siano state disegnate da due mangaka diversi. E, sebbene non a tutti possa piacere il suo stile grafico, vi troverete ad osservare la crescita e la formazione artistica dell'autore, che matura a passo con l'opera stessa. Man mano che si va avanti, il tratto diventa più pulito, più particolareggiato, più personale. In particolare, ciò che il disegno di Oda ha di più apprezzabile, è la definizione grafica dei paesaggi. Osservate la panoramica su Water Seven, o il Palazzo Ryugu dell'Isola degli Uomini Pesce, e capirete di cosa sto parlando: tavole quasi eccessivamente particolareggiate, ma senza perdere quel senso di pulizia che il tratto dell'autore sempre trasmette.
Passiamo ai combattimenti: onestamente, bisogna dire che non sono niente di eccezionale. Assolutamente spettacolari graficamente e dinamicamente, ma non al livello di altri shonen, almeno per chi, come me, preferisce i combattimenti basati sulla strategia (alla Hunter x Hunter o Jojo, per intenderci). Oda punta soprattutto sull'azione, a discapito troppo spesso della tattica. Altro punto a sfavore delle lotte sono i power up, che a volte vi sembreranno troppo improvvisi o campati in aria: sotto questo aspetto, purtroppo, One Piece non si discosta troppo dagli shonen classici, ma questo non vi rovinerà comunque il gusto di vedere uomini dalle caratteristiche strambe impegnati in scontri ai limiti dell'assurdo.
Una nota positiva dei combattimenti sono, invece, i poteri. Essi sono incredibilmente variegati e (con alcune eccezioni) del tutto originali. Si passa dai Frutti del Diavolo, misteriosi oggetti che donano a chi li ingerisce facoltà sovraumane, ai classici spadaccini e combattenti corporali, a chi controlla il clima o dà fuoco alle proprie gambe. Dovendo trovare una pecca, bisogna dire che l'haki, un misterioso potere che viene introdotto decisamente troppo tardi nel manga, fa un apparizione troppo improvvisa e inspiegabile, sebbene, probabilmente, Oda lo avesse in mente già dall'inizio dell'opera.
Ma se mi chiedessero cosa amo di più di Oda, risponderei senza dubbio che è la sua incredibile capacità di unire divertimento e drammaticità. Egli riesce a bilanciare magistralmente questi due aspetti, rendendo One Piece un manga adatto sia a chi crca qualcosa di comico che a chi preferisce provare forti emozioni.
Partendo dai momenti di "drama", cosa si può dire? Tempistica, reazione, coinvolgimento. Oda riesce a inserire al momento giusto scene molto toccanti, ma che non risultano mai pretenziose, frivole o scontate. Quanti di quelli che hanno già letto quest'opera si sono trovati in lacrime al termine della saga di Enies Lobby, o alla fine del flashback dedicato a Skypiea? Insomma, se siete prevenuti contro questo genere e pensate che uno shonen non possa commuovere un pubblico adulto, leggete One Piece e vi ricrederete.
Altrettanto godibili sono le gag comiche. Semplicemente geniali, piazzate quando l'autore ha bisogno di alleggerire la situazione, sempre divertenti e mai scontate, sebbene, comunque, a volte alcune di esse possano risultare quasi ripetitive. Non si può certo non riconoscere in Oda un innato talento comico: egli riesce ad immedesimarsi perfettamente nei lettori, capendo quando è il momento di rompere la tensione e far spiccare quello che è uno dei principali aspetti di One Piece, quello di intrattenere.
Concludendo, penso di aver fatto capire che ritengo One Piece un assoluto capolavoro, uno shonen in grado di parlare di tematiche attuali e complicate senza mai cadere nella banalità, in grado di divertire e commuovere allo stesso tempo, che contiene tutto ciò che si potrebbe cercare in un manga per ragazzi e molto di più. La versione nipponica dell'epopea, che mostra ambientazione sempre diverse e fantasiose, con personaggi caratterizzati divinamente, e un disegno più che buono, oltre che perfettamente azzeccato per il tipo di fumetto che rappresenta. Non ho dubbi sul fatto che Eiichiro Oda si possa definire un genio; egli è riuscito, con una sola opera, a raccogliere milioni e milioni di lettori e fan in tutto il mondo (ne è una prova l'incredibile livello di vendite raggiunto) e ha creato quello che rappresenterà (e, in parte, già lo fa) un modello da seguire per le generazioni successive, come altri autori hanno fatto prima di lui.
Ecco, One Piece è tutto questo: lo shonen più completo di tutti i tempi e, sotto molti aspetti, il migliore mai scritto.
One Piece parte da un'idea di fondo piuttosto semplice: Rufy è un bambino che, dopo aver ingerito il frutto gomu gomu che lo ha reso un uomo di gomma, decide di salpare per mare per trovare il leggendario tesoro (One Piece, appunto) e ottenere il titolo di Re dei Pirati, appartenuto in passato a Gold Roger. Dico subito che non bisogna farsi fuorviare dall'apparenza banale della trama: Eiichiro Oda è uno di quegli autori che, dopo un inizio mediocre, si sono saputi migliorare e rinnovare costantemente, portando la propria opera a livelli altissimi.
Parto col parlare dell'ambientazione, uno dei tanti punti forti di questo manga. Se deciderete di dedicarvi alla lettura della sua opera, scoprirete che è raro che Oda inventi qualcosa di sana pianta. Egli preferisce invece attingere da particolari del mondo e della cultura reali (e non solo orientali come fanno altri autori), riproponendoli in chiave fantasiosa e davvero originale. E le isole, vere protagoniste delle varie saghe del manga, sono in buona parte ispirate da stati o città del nostro mondo. Come non riconoscere in Water Seven una stupefacente reinterpretazione fantasy di Venezia? O nel Gray Terminal le grandi discariche delle Filippine? Così, One Piece assume, oltre al ruolo di intrattenere il lettore, anche un chiaro scopo di denuncia verso le realtà più crudeli del mondo. Vi troverete ad affrontare, insieme a Rufy e ai suoi compagni, un universo dominato in gran parte dalla discriminazione reciproca fra umani e uomini-pesce (che, vi assicuro, non è un tema facile di cui parlare in un manga per ragazzi), che Oda tratterà in maniera così personale, e allo stesso tempo così credibile, che nulla avrà da invidiare a seinen che trattano gli stessi gli argomenti. E le tematiche importanti non si fermano al razzismo: One Piece vi mostrerà l'emarginazione (tramite la figura apparentemente frivola di Chopper), i genocidi (Robin e gli studiosi di Ohara), la relatività della giustizia (attraverso le varie categorie etiche dei marines), la schiavitù (i Tenryuubito) e molto altro. Non solo: uno dei "vizi" di Oda è quello di dedicare a quasi tutte le isole un proprio flashback, per mostrarci come essa si è evoluta nel corso della storia. Tutto ciò porta il mondo e l'ambientazione di One Piece ad un livello superiore, più simile ad un universo a tutto tondo che a una sfera coperta d'acqua e d'isole. Insomma, quando si parla di ambientazioni, Eiichiro Oda è obiettivamente uno dei migliori sceneggiatori e costruttori che possiate trovare, non solo in ambito shonen.
La storia si basa su un modello che a molti potrà sembrare sorpassato o poco originale, ma che Eiichiro Oda riesce a rendere sempre innovativa e avvincente: sto parlando della struttura basata su saghe separate, slegate l'una dall'altra. Bene, quella che ho appena scritto è ciò che potrete leggere in molte altre recensioni. Tuttavia, guardando alla trama con occhio più attento, ci si può facilmente render conto che non è così. La storyline di One Pice si costruisce sull'arrivo dei protagonisti in una nuova isola, la presentazione del problema che essa presenta e l'eroica risoluzione da parte di Rufy e compagni. Sembra banale, ma Oda riesce a collegare tutte le saghe tramite due collanti molto potenti: i misteri e le sottotrame.
Apro una piccola parentesi: i misteri sono una delle cose che più amerete di questo manga. Oda è solito inserire dei particolari apparentemente insignificanti, che tornano come elementi fondamentali diversi volumi dopo. Man mano che l'opera procede, i misteri non vengono svelati come ci si potrebbe aspettare, anzi, ne vengono aggiunti altri e infittiti quelli già esistenti, fino a costruire un mondo quasi totalmente avvolto dall'ignoto. Allo stesso modo, le sottotrame sapientemente tessute dall'autore vanno a collegare fra loro le isole e a delineare il "mondo sotterraneo" di One Piece, ovvero l'insieme di tutti quegli elementi che, pur non rappresentando degli elementi fondamentali per la prosecuzione del manga, arricchiscono e rendono più vario e originale questo immenso universo.
Riprendendo il discorso della storia, penso di aver spiegato come la linearità della trama sia solo un'apparenza, un'illusione che può essere dissolta guardando attraverso ciò che Oda disegna. Uno degli aspetti migliori della storia è il fatto che, contrariamente a moltissimi altri manga che partono bene per poi cadere nello sfacelo, One Piece va migliorando di volume in volume. E una volta raggiunta la vetta (che, personalmente, vedo dal volume venti in poi) la qualità non ha particolari ricadute, anzi, riesce sempre a mantenersi fresca e avvincente.
Parliamo ora dei personaggi. L'autore si distingue per il bizzarro chara-design che ha adottato e sviluppato nel corso degli anni: a dir poco strambo, una particolare caratterizzazione grafica che va ad arricchire l'originalità di quest'opera. Tutti vengono esteticamente curati nel dettaglio (sebbene, a volte, possano risultare quantomeno sgradevoli alla vista), in modo da rendere immediatamente comprensibile il suo carattere e la sua personalità. Ma la cosa migliore dei personaggi di One Piece sono senza dubbio le caratterizzazioni: quando si tratta di delineare la psicologia e il carattere di un individuo, Oda non lascia nulla al caso. Non solo i protagonisti, ma anche ogni antagonista, e persino ogni personaggio secondario viene studiato attentamente prima di essere disegnato. E se non ne troverete due esteticamente simili, tantomeno ne troverete due con un carattere vagamente somigliante. E anche al più insignificante dei personaggi secondari viene dato lo spazio che merita, tanto che, talvolta, avrete l'impressione che Oda si dilunghi troppo su dettagli insignificanti. Così, ogni protagonista diventa un piccolo capolavoro, con un background perfettamente delineato, una caratterizzazione particolareggiata, un proprio ideale e un proprio sogno. In tutto questo, One Piece rientra comunque negli standard degli shonen classici, quindi non aspettatevi introspezione ad alti livelli. Nonostante ciò, Oda resta, nell'ambito shonen, indiscutibilmente uno dei migliori creatori di personaggi.
Uno di quelli che solitamente viene indicato come maggior pecca di One Piece è la grafica. Nonostante questa venga molto spesso criticata, Oda è oggettivamente un disegnatore molto bravo (anche se non eccezionale): prendete una tavola del primo volume e una del settantesimo. Vi sembrerà che siano state disegnate da due mangaka diversi. E, sebbene non a tutti possa piacere il suo stile grafico, vi troverete ad osservare la crescita e la formazione artistica dell'autore, che matura a passo con l'opera stessa. Man mano che si va avanti, il tratto diventa più pulito, più particolareggiato, più personale. In particolare, ciò che il disegno di Oda ha di più apprezzabile, è la definizione grafica dei paesaggi. Osservate la panoramica su Water Seven, o il Palazzo Ryugu dell'Isola degli Uomini Pesce, e capirete di cosa sto parlando: tavole quasi eccessivamente particolareggiate, ma senza perdere quel senso di pulizia che il tratto dell'autore sempre trasmette.
Passiamo ai combattimenti: onestamente, bisogna dire che non sono niente di eccezionale. Assolutamente spettacolari graficamente e dinamicamente, ma non al livello di altri shonen, almeno per chi, come me, preferisce i combattimenti basati sulla strategia (alla Hunter x Hunter o Jojo, per intenderci). Oda punta soprattutto sull'azione, a discapito troppo spesso della tattica. Altro punto a sfavore delle lotte sono i power up, che a volte vi sembreranno troppo improvvisi o campati in aria: sotto questo aspetto, purtroppo, One Piece non si discosta troppo dagli shonen classici, ma questo non vi rovinerà comunque il gusto di vedere uomini dalle caratteristiche strambe impegnati in scontri ai limiti dell'assurdo.
Una nota positiva dei combattimenti sono, invece, i poteri. Essi sono incredibilmente variegati e (con alcune eccezioni) del tutto originali. Si passa dai Frutti del Diavolo, misteriosi oggetti che donano a chi li ingerisce facoltà sovraumane, ai classici spadaccini e combattenti corporali, a chi controlla il clima o dà fuoco alle proprie gambe. Dovendo trovare una pecca, bisogna dire che l'haki, un misterioso potere che viene introdotto decisamente troppo tardi nel manga, fa un apparizione troppo improvvisa e inspiegabile, sebbene, probabilmente, Oda lo avesse in mente già dall'inizio dell'opera.
Ma se mi chiedessero cosa amo di più di Oda, risponderei senza dubbio che è la sua incredibile capacità di unire divertimento e drammaticità. Egli riesce a bilanciare magistralmente questi due aspetti, rendendo One Piece un manga adatto sia a chi crca qualcosa di comico che a chi preferisce provare forti emozioni.
Partendo dai momenti di "drama", cosa si può dire? Tempistica, reazione, coinvolgimento. Oda riesce a inserire al momento giusto scene molto toccanti, ma che non risultano mai pretenziose, frivole o scontate. Quanti di quelli che hanno già letto quest'opera si sono trovati in lacrime al termine della saga di Enies Lobby, o alla fine del flashback dedicato a Skypiea? Insomma, se siete prevenuti contro questo genere e pensate che uno shonen non possa commuovere un pubblico adulto, leggete One Piece e vi ricrederete.
Altrettanto godibili sono le gag comiche. Semplicemente geniali, piazzate quando l'autore ha bisogno di alleggerire la situazione, sempre divertenti e mai scontate, sebbene, comunque, a volte alcune di esse possano risultare quasi ripetitive. Non si può certo non riconoscere in Oda un innato talento comico: egli riesce ad immedesimarsi perfettamente nei lettori, capendo quando è il momento di rompere la tensione e far spiccare quello che è uno dei principali aspetti di One Piece, quello di intrattenere.
Concludendo, penso di aver fatto capire che ritengo One Piece un assoluto capolavoro, uno shonen in grado di parlare di tematiche attuali e complicate senza mai cadere nella banalità, in grado di divertire e commuovere allo stesso tempo, che contiene tutto ciò che si potrebbe cercare in un manga per ragazzi e molto di più. La versione nipponica dell'epopea, che mostra ambientazione sempre diverse e fantasiose, con personaggi caratterizzati divinamente, e un disegno più che buono, oltre che perfettamente azzeccato per il tipo di fumetto che rappresenta. Non ho dubbi sul fatto che Eiichiro Oda si possa definire un genio; egli è riuscito, con una sola opera, a raccogliere milioni e milioni di lettori e fan in tutto il mondo (ne è una prova l'incredibile livello di vendite raggiunto) e ha creato quello che rappresenterà (e, in parte, già lo fa) un modello da seguire per le generazioni successive, come altri autori hanno fatto prima di lui.