Recensione
Ayako (Riyoko Ikeda)
7.0/10
Recensione di Shaoranlover
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Ayako è la figlia di una donna umana e di un corvo, messaggero del Male. La madre è una criminale condannata a morte per i suoi efferati crimini, quando un suo parossismo di rabbia nei confronti della società, da cui si sente oppressa, richiama nella sua cella un corvo con il quale lei si unisce carnalmente. Da questa unione bestiale viene generata Ayako, che alla nascita la madre, con uno scaltro escamotage, sostituisce con la figlia neonata di una prestigiosa casata nobiliare. L'obiettivo della sostituzione è permettere ad Ayako di vivere la vita serena e agiata che alla madre è stata negata, nonché dimostrare che al mondo non esistono realmente criminali e persone perbene, ma che questa distinzione è dettata più dalle condizioni di vita e dai pregiudizi sociali.
Lo scambio di persona tra Ayako e la giovane rampolla del casato Fumoto passa inizialmente inosservato, e Ayako conduce un'esistenza felice circondata dall'amore dei suoi genitori e dall'agiatezza della sua condizione sociale. Tuttavia, quando un medico arrivista svela ai Fumoto la vera storia di Ayako, la vita della ragazza cambia drasticamente: i suoi presunti genitori, che fino ad allora sembravano amarla sinceramente, la rinnegano disgustati e tentano di ucciderla mentre ricercano la loro vera figlia. Lo shock del rifiuto fa emergere in Ayako la sua natura caparbia e da qui in avanti la sua storia si trasforma in una spirale di sotterfugi e menzogne per non essere schiacciata, come la madre biologica, dalle falsità della società umana.
A livello narrativo, Riyoko Ikeda riconferma il suo amore per la mitologia e la letteratura classica giapponesi (amore che l'autrice riversa in maniera costante in tutta la sua produzione) adottando per il manga "Ayako" una tecnica risalente al "Kojiki" e al "Nihonshoki" e perfezionata nel "Genji monogatari" e in tempi moderni da Tanizaki: la cosiddetta tecnica della sostituzione'. In sostanza, la tecnica della sostituzione consiste nello sviluppare una trama per il tramite della sostituzione di una persona o di un oggetto. Personalmente sono stato incuriosito dalla lettura proprio per scoprire come la Ikeda se la cavi con la trasposizione di questa tecnica in un manga, e trovo che il risultato finale sia abbastanza ambivalente: da una parte la Ikeda riesce a non rendere la lettura monotona e prevedibile, e questo è un buon risultato (scongiurare il rischio che la storia risulti noiosamente ripetitiva usando un'unica tecnica narrativa credo richieda una certa bravura nella narrazione), ma d'altra parte certi colpi di scena risultano drammatici in maniera eccessiva.
Quest'esagerazione di fondo si ritrova anche, talvolta, in una serie di due contrasti che stanno alla base del manga: il primo confronto è tra antichità e modernità, per cui alcuni capitoli sono ambientati in luoghi sperduti nel tempo e la trama prosegue con analogie con vecchie storie e leggende, e altri capitoli dove il contesto è spiccatamente contemporaneo per ambientazione e modo di vivere; il secondo contrasto è tra oriente e occidente, e anch'esso come il ricorso alla tecnica della sostituzione trovo raggiunga dei risultati ambigui: da un lato è efficace (ad esempio, in una scena Ayako si introduce furtivamente nella stanza di una misteriosa zia e questa, inquietante nella notte, per spaventarla e allontanarla si erge sul letto con la pettinatura perfettamente cotonata da impeccabile nobildonna, la veste da notte ricamata e i pesanti drappi del letto a baldacchino che gravano su di lei stile alcova reale di Versailles formano un contrasto turbante con la maschera di donna del teatro Nō e Kabuki che la donna indossa per mascherare il suo volto orribilmente sfigurato), ma altrove è semplicemente eccessivo.
Per riassumere, "Ayako" poggia su dei forti anacronismi, e questo risulta palese e fastidioso quando i personaggi somigliano in tutto e per tutto all'antica nobiltà inglese ottocentesca ma pretendono di vivere in un Giappone moderno. È un anacronismo ingenuo alla "Lady!!" di Yōko Hanabusa che da Riyoko Ikeda mi stupisce.
A ogni modo, i passaggi esageratamente carichi non sono il difetto maggiore di "Ayako" (tutto sommato, chi, come me, apprezza "Caro Fratello" deve accettare acriticamente di peggio). Piuttosto, il difetto che rovina inevitabilmente il manga "Ayako" è la natura episodica della narrazione. In sostanza, la storia ha una vicenda iniziale (quella della nascita di Ayako) che non viene risolta in un capitolo conclusivo dell'intera vicenda, bensí la storia prosegue per capitoli autoconclusivi in cui Ayako riveste sempre la sua ambivalente veste di giustiziere/criminale, di vittima/carnefice. Per quanto il ruolo di Ayako sia intrigante e coinvolgente, leggere una serie di episodi privi di una conclusione lascia alla storia un difetto incolmabile.
Per quanto riguarda la veste grafica dell'opera, i disegni ricalcano fedelissimamente lo stile della Ikeda prima maniera e questo, soprattutto per chi non apprezza la sua evoluzione stilistica dalla metà di "Orpheus" in poi, è piacevole, è come ritrovare un caro amico dopo tanto tempo. Tuttavia, leggere un manga realizzato nel 1979 che ricalca pedissequamente lo stile di disegno de "Le rose di Versailles" è tutto sommato un ennesimo anacronismo che un po' stona.
Il volumetto realizzato dalla Goen rispetta il pacchetto ormai solito della casa editrice: sovraccoperta morbida con bandelle, pagine di apertura a colori e qualità della carta molto buona per sfogliabilità e leggibilità. Dispiace un po' l'assenza di un editoriale che contestualizzi l'opera (probabilmente suonerò pignolo, ma per queste opere un po' datate trovo sia doveroso per l'editore accorto sopperire alla difficoltà per l'appassionato di reperire informazioni su Internet), ma in compenso il prezzo standard della casa editrice di € 5,95 è buono per quello che offre. Invece è inaccettabile il fatto che la pubblicazione dell'opera ha dovuto aspettare almeno un paio d'anni dall'annuncio dell'acquisizione dei diritti e nel frattempo l'editore non ha fornito spiegazioni o comunque non ha ribadito la volontà di pubblicarlo (personalmente avevo perso le speranze di poter leggerlo, quando un giorno "Ayako" è semplicemente arrivato nella fumetteria dove mi servo abitualmente). Non è un comportamento professionale lasciare i lettori all'oscuro delle sorti di un'opera annunciata.
In definitiva, "Ayako" è un manga interessantissimo come impostazione della storia (soprattutto per quanto concerne le origini della protagonista, l'uso della tecnica della sostituzione e il diabolico ruolo di Ayako), ma la prosecuzione mista spesso a esagerazioni a volte calzanti, altre volte fuori posto e la mancanza di un epilogo precludono ad "Ayako" la possibilità di essere più di un'opera secondaria di Riyoko Ikeda.
Lo scambio di persona tra Ayako e la giovane rampolla del casato Fumoto passa inizialmente inosservato, e Ayako conduce un'esistenza felice circondata dall'amore dei suoi genitori e dall'agiatezza della sua condizione sociale. Tuttavia, quando un medico arrivista svela ai Fumoto la vera storia di Ayako, la vita della ragazza cambia drasticamente: i suoi presunti genitori, che fino ad allora sembravano amarla sinceramente, la rinnegano disgustati e tentano di ucciderla mentre ricercano la loro vera figlia. Lo shock del rifiuto fa emergere in Ayako la sua natura caparbia e da qui in avanti la sua storia si trasforma in una spirale di sotterfugi e menzogne per non essere schiacciata, come la madre biologica, dalle falsità della società umana.
A livello narrativo, Riyoko Ikeda riconferma il suo amore per la mitologia e la letteratura classica giapponesi (amore che l'autrice riversa in maniera costante in tutta la sua produzione) adottando per il manga "Ayako" una tecnica risalente al "Kojiki" e al "Nihonshoki" e perfezionata nel "Genji monogatari" e in tempi moderni da Tanizaki: la cosiddetta tecnica della sostituzione'. In sostanza, la tecnica della sostituzione consiste nello sviluppare una trama per il tramite della sostituzione di una persona o di un oggetto. Personalmente sono stato incuriosito dalla lettura proprio per scoprire come la Ikeda se la cavi con la trasposizione di questa tecnica in un manga, e trovo che il risultato finale sia abbastanza ambivalente: da una parte la Ikeda riesce a non rendere la lettura monotona e prevedibile, e questo è un buon risultato (scongiurare il rischio che la storia risulti noiosamente ripetitiva usando un'unica tecnica narrativa credo richieda una certa bravura nella narrazione), ma d'altra parte certi colpi di scena risultano drammatici in maniera eccessiva.
Quest'esagerazione di fondo si ritrova anche, talvolta, in una serie di due contrasti che stanno alla base del manga: il primo confronto è tra antichità e modernità, per cui alcuni capitoli sono ambientati in luoghi sperduti nel tempo e la trama prosegue con analogie con vecchie storie e leggende, e altri capitoli dove il contesto è spiccatamente contemporaneo per ambientazione e modo di vivere; il secondo contrasto è tra oriente e occidente, e anch'esso come il ricorso alla tecnica della sostituzione trovo raggiunga dei risultati ambigui: da un lato è efficace (ad esempio, in una scena Ayako si introduce furtivamente nella stanza di una misteriosa zia e questa, inquietante nella notte, per spaventarla e allontanarla si erge sul letto con la pettinatura perfettamente cotonata da impeccabile nobildonna, la veste da notte ricamata e i pesanti drappi del letto a baldacchino che gravano su di lei stile alcova reale di Versailles formano un contrasto turbante con la maschera di donna del teatro Nō e Kabuki che la donna indossa per mascherare il suo volto orribilmente sfigurato), ma altrove è semplicemente eccessivo.
Per riassumere, "Ayako" poggia su dei forti anacronismi, e questo risulta palese e fastidioso quando i personaggi somigliano in tutto e per tutto all'antica nobiltà inglese ottocentesca ma pretendono di vivere in un Giappone moderno. È un anacronismo ingenuo alla "Lady!!" di Yōko Hanabusa che da Riyoko Ikeda mi stupisce.
A ogni modo, i passaggi esageratamente carichi non sono il difetto maggiore di "Ayako" (tutto sommato, chi, come me, apprezza "Caro Fratello" deve accettare acriticamente di peggio). Piuttosto, il difetto che rovina inevitabilmente il manga "Ayako" è la natura episodica della narrazione. In sostanza, la storia ha una vicenda iniziale (quella della nascita di Ayako) che non viene risolta in un capitolo conclusivo dell'intera vicenda, bensí la storia prosegue per capitoli autoconclusivi in cui Ayako riveste sempre la sua ambivalente veste di giustiziere/criminale, di vittima/carnefice. Per quanto il ruolo di Ayako sia intrigante e coinvolgente, leggere una serie di episodi privi di una conclusione lascia alla storia un difetto incolmabile.
Per quanto riguarda la veste grafica dell'opera, i disegni ricalcano fedelissimamente lo stile della Ikeda prima maniera e questo, soprattutto per chi non apprezza la sua evoluzione stilistica dalla metà di "Orpheus" in poi, è piacevole, è come ritrovare un caro amico dopo tanto tempo. Tuttavia, leggere un manga realizzato nel 1979 che ricalca pedissequamente lo stile di disegno de "Le rose di Versailles" è tutto sommato un ennesimo anacronismo che un po' stona.
Il volumetto realizzato dalla Goen rispetta il pacchetto ormai solito della casa editrice: sovraccoperta morbida con bandelle, pagine di apertura a colori e qualità della carta molto buona per sfogliabilità e leggibilità. Dispiace un po' l'assenza di un editoriale che contestualizzi l'opera (probabilmente suonerò pignolo, ma per queste opere un po' datate trovo sia doveroso per l'editore accorto sopperire alla difficoltà per l'appassionato di reperire informazioni su Internet), ma in compenso il prezzo standard della casa editrice di € 5,95 è buono per quello che offre. Invece è inaccettabile il fatto che la pubblicazione dell'opera ha dovuto aspettare almeno un paio d'anni dall'annuncio dell'acquisizione dei diritti e nel frattempo l'editore non ha fornito spiegazioni o comunque non ha ribadito la volontà di pubblicarlo (personalmente avevo perso le speranze di poter leggerlo, quando un giorno "Ayako" è semplicemente arrivato nella fumetteria dove mi servo abitualmente). Non è un comportamento professionale lasciare i lettori all'oscuro delle sorti di un'opera annunciata.
In definitiva, "Ayako" è un manga interessantissimo come impostazione della storia (soprattutto per quanto concerne le origini della protagonista, l'uso della tecnica della sostituzione e il diabolico ruolo di Ayako), ma la prosecuzione mista spesso a esagerazioni a volte calzanti, altre volte fuori posto e la mancanza di un epilogo precludono ad "Ayako" la possibilità di essere più di un'opera secondaria di Riyoko Ikeda.