Recensione
Death Note
10.0/10
Recensione di ElyonBlack
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La trama di DEATHNOTE segue le azioni di Light Yagami, studente modello e dall'intelletto superiore, in seguito al ritrovamento di un misterioso quaderno. Premesse semplici ed enigmatiche che già da principio spingono il lettore a continuare. Il protagonista è un diciassettenne annoiato e disgustato dalla società odierna, la cui vita viene sconvolta dall'arrivo dello Shinigami Ryuk, possessore del quaderno della morte. Scoprirà ben presto che il suddetto non è un semplice oggetto, bensì uno strumento divino con il quale gli Shinigami sottraggono anni di vita agli esseri umani, uccidendoli, al fine di aggiungerli ai proprio per restare immortali. Comincia così la crociata di Light, che decide grazie a questo strumento di epurare il mondo da ogni individuo corrotto e malvagio, autoproclamandosi così "la giustizia".
Sinceramente Light è già di per se un personaggio con un forte carisma, ma fin da subito si può notare che non sia affatto la brava persona che lui stesso crede, dato che supera presto lo shock d'essere capace di uccidere persone attraverso un quaderno, e che per di più non ha rimorsi o scrupoli nel mentire spudoratamente e sfruttare le persone a suo vantaggio in nome della propria causa. Ma ben presto questo suo piano viene sconvolto dall'arrivo del detective di fama mondiale conosciuto con la sola lettera L, che giura di catturarlo.
Che dire? Da questo punto comincia una lotta mozzafiato fra geni, colma di idee spettacolari e incredibili, strategie, colpi di scena e senza esclusione di colpi. Ogni azione è perfettamente calcolata, ogni parola ragionata e sempre in previsione di un secondo fine. DEATHNOTE è uno dei manga che ho più apprezzato, motivo per cui merita il massimo dei voti per me. La storia è avvincente, non c'è mai tempo d'annoiarsi, i colpi di scena si susseguono in maniera ben studiata, senza essere asfissianti ma lasciandoti sempre la voglia di sapere ancora. Per quanto riguarda il lato artistico, inutile dire quanto Obata sia attento e preciso nel tratto e nella composizione, curando molto dettagli e scelte stilistiche di ogni personaggio. Riesce tranquillamente ad esprimere le diverse emozioni dei personaggi nonostante possano mutare da una vignetta all'altra (come detto precedentemente, Light non disdegna il doppiogioco, quindi non è difficile vederlo sorridere dolcemente e poi ghignare sadico dopo poche vignette).
<b>**ATTENZIONE SPOILER**</b>
Voglio parlare adesso della seconda parte della storia, cioè dalla morte di L in poi. Lo stesso colpo di scena è stato decisamente inaspettato, ma ben studiato e nel complesso semplicemente unico. Light ottiene il suo scopo, eppure non è lui in persona a vincere questa battaglia. E quello che se ne viene a creare sembra essere il mondo da lui sognato, fino a che non arrivano Mello e Near a raccogliere l'eredità di L. Posso solo dire che, a distanza di anni, Mello è tutt'oggi uno dei miei personaggi preferiti di tutti i tempi, che ho adorato la caratterizzazione psicologica di tutti (lui in primis), e che nessuno di loro, per quanto "nella parte dei buoni" è perfettamente giusto o perfettamente cattivo. Ognuno è semplicemente umano, con pregi e difetti, che a volte li aiutano a superare i nodi della trama e altre volte li conducono anche alla morte.
Alla fine l'opera tocca psicologicamente il lettore anche perché spinge a chiedersi se Light sia davvero così cattivo, se non sia una buona idea quella di ripulire il mondo, e se tutto sommato la popolazione mondiale si comporterebbe davvero in questo modo in una simile eventualità (per quanto fantasiosa, basata su un concetto molto concreto e semplice). Il mondo fa schifo? Ripuliamolo. Le persone sono cattive? Uccidiamole. Una visione molto drastica, eppure non si può fare a meno di chiedersi: cosa faresti con un quaderno della morte…?
Sinceramente Light è già di per se un personaggio con un forte carisma, ma fin da subito si può notare che non sia affatto la brava persona che lui stesso crede, dato che supera presto lo shock d'essere capace di uccidere persone attraverso un quaderno, e che per di più non ha rimorsi o scrupoli nel mentire spudoratamente e sfruttare le persone a suo vantaggio in nome della propria causa. Ma ben presto questo suo piano viene sconvolto dall'arrivo del detective di fama mondiale conosciuto con la sola lettera L, che giura di catturarlo.
Che dire? Da questo punto comincia una lotta mozzafiato fra geni, colma di idee spettacolari e incredibili, strategie, colpi di scena e senza esclusione di colpi. Ogni azione è perfettamente calcolata, ogni parola ragionata e sempre in previsione di un secondo fine. DEATHNOTE è uno dei manga che ho più apprezzato, motivo per cui merita il massimo dei voti per me. La storia è avvincente, non c'è mai tempo d'annoiarsi, i colpi di scena si susseguono in maniera ben studiata, senza essere asfissianti ma lasciandoti sempre la voglia di sapere ancora. Per quanto riguarda il lato artistico, inutile dire quanto Obata sia attento e preciso nel tratto e nella composizione, curando molto dettagli e scelte stilistiche di ogni personaggio. Riesce tranquillamente ad esprimere le diverse emozioni dei personaggi nonostante possano mutare da una vignetta all'altra (come detto precedentemente, Light non disdegna il doppiogioco, quindi non è difficile vederlo sorridere dolcemente e poi ghignare sadico dopo poche vignette).
<b>**ATTENZIONE SPOILER**</b>
Voglio parlare adesso della seconda parte della storia, cioè dalla morte di L in poi. Lo stesso colpo di scena è stato decisamente inaspettato, ma ben studiato e nel complesso semplicemente unico. Light ottiene il suo scopo, eppure non è lui in persona a vincere questa battaglia. E quello che se ne viene a creare sembra essere il mondo da lui sognato, fino a che non arrivano Mello e Near a raccogliere l'eredità di L. Posso solo dire che, a distanza di anni, Mello è tutt'oggi uno dei miei personaggi preferiti di tutti i tempi, che ho adorato la caratterizzazione psicologica di tutti (lui in primis), e che nessuno di loro, per quanto "nella parte dei buoni" è perfettamente giusto o perfettamente cattivo. Ognuno è semplicemente umano, con pregi e difetti, che a volte li aiutano a superare i nodi della trama e altre volte li conducono anche alla morte.
Alla fine l'opera tocca psicologicamente il lettore anche perché spinge a chiedersi se Light sia davvero così cattivo, se non sia una buona idea quella di ripulire il mondo, e se tutto sommato la popolazione mondiale si comporterebbe davvero in questo modo in una simile eventualità (per quanto fantasiosa, basata su un concetto molto concreto e semplice). Il mondo fa schifo? Ripuliamolo. Le persone sono cattive? Uccidiamole. Una visione molto drastica, eppure non si può fare a meno di chiedersi: cosa faresti con un quaderno della morte…?