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8.0/10
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"Leggi Homunculus, cambierà la tua vita"
Questo è tutto quello che mi hanno detto a proposito di questo manga.
Non cambia la vita, ma cambia la prospettiva sugli altri, su se stessi, sul modo di concepire i propri problemi personali e i propri traumi irrisolti.

Il protagonista, Susumu Nakoshi, è un uomo inizialmente diviso tra due mondi. Il primo è quello della ricchezza, delle donne facili, dell'estetica sopra a tutto, del successo a discapito di chiunque altro, rappresentato da un lussuoso hotel che Nakoshi era uso frequentare; il secondo è quello della libertà, della fuga dalle responsabilità, rappresentato da un parco, situato di fronte all'hotel e frequentato da un gruppo di senza dimora.
Nakoshi vive in una macchina, parcheggiata tra l'hotel e il parco, incapace di scegliere da che parte stare.
A smuovere la situazione è Manabu Ito, un aspirante medico che gli propone di farsi trapanare il cranio al fine di risvegliare il sesto senso.
Una volta accettata la proposta e aperto il terzo occhio, Nakoshi inizierà a vedere gli homunculus, ovvero le proiezioni visive dell'anima delle persone.
La dicotomia tra ricchezza e povertà individuata all'inizio, si sposterà in maniera più decisa su quella tra l'interiorità e l'esteriorità delle persone.

Tra le ragioni per apprezzare questo manga, sicuramente c'è lo sviluppo psicologico della storia, dei personaggi e del loro modo di vedere il mondo e gli altri, attraverso (anche) gli homunculus.
L'abilità maggiore dell'autore sta nel non definire mai completamente la storia, le esperienze, i motivi delle azioni e delle parole, ma nel lasciare sempre uno spiraglio di interpretazione a chi legge, in modo da lasciargli la definizione di ciò che ha assorbito.
In questo senso, è come se desse la possibilità a ciascuno di vedere il proprio homunculus e di interpretarlo, oltre a domandarsi se, come nel caso di Nakoshi, l'homunculus che si osserva è il proprio o quello dell'altro, o chi è lo specchio di chi.

Oltre all'aspetto psicologico della storia, l'altro punto forte sono i disegni. Puliti, semplici, ma sempre estremamente efficaci. A volte tutta l'azione è definita da una semplice immagine, a volte sono necessarie più pagine per descrivere perfettamente un'espressione del volto, un pensiero che traspare da una ruga o da un tic. 8!