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8.0/10
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Quando un manga effettua il "salto dello squalo" e decide di cambiare le carte in tavola (o almeno promette di farlo!) non si sa mai cosa ne può uscire fuori: magari una figata, la maggior parte delle volte è un rischio che non vale la candela. Mentre aspetto di scoprire qual è il destino che il 'salto' ha riservato ad "One Piece", faccio un bilancio di cos'è stato il manga fino ad ora, ben consapevole che i miei due centesimi ormai non valgono così tanto in un mondo dove il manga è così famoso. Che differenza rispetto a quando ho iniziato a leggerlo, quando al Lucca Comics i cosplayer di Rufy andavano in giro con il cartello "non sono Sanpei"!

La prima cosa che voglio dire per far capire qual è la mia maniera di approcciarmi a questo manga, è che "One Piece" è anche un manga demenziale. Non solo, ovviamente, ma anche. E in un certo senso soprattutto, almeno per quanto mi riguarda. Il motivo per cui ho deciso di iniziarlo a leggerlo, ormai secoli fa, è perché mi faceva ridere, mi divertiva. E non ha mai perso questo aspetto di demenzialità, di situazioni dove ci dev'essere sempre la gag in ogni momento. I momenti drammatici/impegnati non mancano, e spesso sono anche ben riusciti e apprezzati, ma il momento gag è sempre dietro l'angolo e, per quanto possa apprezzare anche le scene più impegnate, non è il motivo principale per cui leggo "One Piece", che è semplicemente quello di farmi quattro risate. Non è un tipo di umorismo impegnato, a me spesso ricorda le scene alla "Camera Café", però lo apprezzo lo stesso.
Per questo motivo, sinceramente passo sopra molte cose, molte forzature che in una storia seria o realistica magari considererei come un difetto. E lascio anche perdere quelle che io chiamo le "forzature da shonen", come le incredibili coincidenze che i fatti accadono solo quando i protagonisti sono nei paraggi; in fondo, come dice Yuuko di xxxHolic, è tutto inevitabile, e sarebbe una palla assurda se non succedesse nulla ai protagonisti! Non sto a farvi troppi esempi sulle forzature di cui sto parlando, potete andare su nonciclopedia a farvi due risate, c'è l'elenco aggiornato!
Tuttavia, ciò non significa che si possa passare proprio su qualsiasi cosa. Una gravidanza di venti mesi non la accetto nemmeno in una storia pseudo demenziale, soprattutto se si nota che è una pezza alla storyline ed è trattato con serietà. Il punto è che comunque, a me personalmente anche le forzature che mi danno fastidio, magari lo fanno sul momento, magari mi rovinano quel punto, ma non riescono a cancellare tutto il resto di buono che c'è stato. Frequentando per molto tempo il fandom, poi, mi sono resa conto che le forzature di trama di "One Piece" sono estremamente personali. A parte un paio di cose che sono quasi universalmente considerate idiote (la prima l'ho già citata, della seconda parlerò più diffusamente dopo) ognuno ha una diversa percezione delle cose. Situazioni che per me non sono assolutamente problematiche per altri sono delle tragedie, cose che mi fanno venire voglia di tirare qualcosa in giro per la stanza sono accettate come normali.
Non posso quindi fare un discorso generale su queste forzature, anche perché non sono ricorrenti, ogni volta c'è una situazione diversa per un punto di trama o un altro, e quindi si deve valutare caso per caso. E ognuno deve valutare quanto queste forzature possono rovinargli la lettura o quanto non hanno importanza perché le priorità sono altre, non è una cosa che riesco a stabilire aprioristicamente.
L'unica forzatura che costituisce una costante all'interno della trama, e che è la seconda cosa considerata universalmente, è che i personaggi non muoiono. Ora, in realtà per me questo non è del tutto esatto. Tralasciando la questione flashback, dove di morti ce ne sono eccome, il punto non è "il personaggio non muore" ma "il personaggio viene fatto credere morto e poi, spesso con forzature, in realtà non è morto". Se la gente non muore, io sono anche più contenta, che poi mi affeziono e ci rimango male (soprattutto quando gli autori sembrano avercela personalmente con me), ma se un autore mi fa una bella scena, una scena di sacrificio, mi mostra le reazioni dei personaggi a quella morte, il riportare la persona in vita poco dopo rovina tutte le sensazioni di tristezza che i capitoli precedenti ti avevano lasciato, e a rileggerli si prova solo il fastidio per il fatto che non c'è davvero più motivo di percepire questa tristezza. Inoltre, si perde molto anche il senso di pathos che permea una storia: la prima volta che i personaggi piangono una morte finta magari ci credi, alla seconda sei già più cauto, alla terza sbadigli e speri che qualcuno, prima o poi, faccia capire ai personaggi che si trovano in "One Piece" e che possono stare tranquilli, senza perdere tempo a piangere.
Come ho detto, "One Piece" non è però solo un manga demenziale, ma anche d'avventura. Quella che dovrebbe essere la trama la conosciamo tutti, ma a conti fatti è solo un pretesto dell'autore per narrare la storia di un viaggio, dei protagonisti che lo affrontano, dei luoghi e dei personaggi che si incontrano. Se la trama, al posto di essere "Rufy vuole diventare il re dei pirati" fosse "Rufy e i suoi amici cazzeggiano per la Rotta Maggiore", la storia narrata non sarebbe cambiata in maniera così sostanziale.

Nonostante la trama abbia assunto sfumature più interessanti rispetto ai primi dieci-dodici volumi, allargando la situazione dagli obiettivi del protagonista alla situazione generale, dove c'è un Governo Mondiale con qualche segreto dietro e un gruppo di gente che lo vuole abbattere, e misteri collegati a tutta questa situazione, il vero punto del manga sono le sotto trame che vengono affrontate ad ogni particolare saga. Ogni isola magari aggiunge un tassello alla trama generale, o al mistero che si sta affrontando, ma è un valore aggiunto, il fatto che la storia di Rufy e co. abbia un obiettivo e quindi un finale, senza essere potenzialmente infinita, ma non si può leggere "One Piece" solo interessati a quello. Si resterebbe delusi perché le informazioni vengono davvero date col contagocce. Essendo una storia d'avventura, tratta delle varie avventure che ad ogni isola vengono affrontate, è quello il fulcro della storia.
Tra l'altro, la divisione così netta in saghe ha anche, almeno per quanto mi riguarda, un vantaggio notevole, o una furbata, chiamatelo come volete: impedisce che una brutta decisione narrativa rovini l'intero manga. Se si trova una forzatura di trama che rovina la lettura, questa rimane confinata a quella saga, è quella che viene rovinata. Dopo, tabula rasa e si ricomincia con una nuova trama, con cui quella particolare forzatura probabilmente non avrà nulla a che fare. Sono davvero pochi i casi in cui qualcosa continua a ripercuotersi sulle saghe successive, e bisogna anche vedere se questa particolare cosa sia considerata una forzatura oppure no.
Ho spesso sentito dire che i vari archi narrativi di "One Piece" sono ripetitivi. Ed è assolutamente vero. Ogni saga ha più o meno gli stessi punti focali: arrivo, preparazione, combattimenti, flashback strappalacrime, Rufy in qualche modo sconfigge il nemico finale solo alla fine della saga, party, lacrime a profusioni, gag sparse. Per me non è mai stato un problema; per altro, vivendo di procedurali in cui ogni quaranta minuti si vede sempre la stessa cosa, le saghe di "One Piece" non appaiono nemmeno così ripetitive, se non altro durano di più! Però capisco che si possa preferire un tipo di narrazione più fluida, dove le cose ogni volta si differenziano e procedono dirette verso il proprio obiettivo.
Semplicemente, non è la narrazione che "One Piece" può offrire, per gli obiettivi che ha che sono quelli di raccontare le avventure di un gruppo di pirati (anche se più che pirati paiono affiliati della caritas, ma è pur sempre uno shonen). Sì, ho anche io curiosità di sapere le soluzioni dei misteri di One Piece, ma al momento di leggerlo voglio leggere le avventure sulle varie isole. So che alla fine di "One Piece" Rufy diventerà il re dei pirati, quindi, non m'interessa così tanto vedere ciò che già so accadrà, voglio concentrarmi sull'avventura presente. Come si dice? Non è importante la meta, ma il viaggio fatto per raggiungerla: questo è il modo in cui leggo e apprezzo "One Piece". Una trama lineare la vado a cercare da un'altra parte, non qui.
Per altro, penso che ridurre gli archi narrativi ad una ripetizione non tenga conto di quelli che secondo me sono due pregi di "One Piece": il setting e i personaggi.
Un setting preciso è alla base di qualsiasi buon fantasy, tuttavia qui si assiste ad una cosa in più: buttando al vento qualsiasi regola dell'infodump narrativo, il setting diventa spesso e volentieri il vero protagonista della storia, con capitoli che nulla aggiungono non solo alla trama in generale ma anche alla trama della saga, ma che semplicemente danno al lettore l'idea che il mondo in cui la storia è ambientata sia vivo, vero, distinto dai protagonisti che semplicemente ci sono in mezzo. Certo, resta sempre un'ambientazione demenziale (cosa ci si può aspettare da un manga che parte con la premessa che si possa avere un frigorifero su navi di legno?!), ma sempre nell'ottica di leggerlo come un lungo viaggio che il lettore compie assieme ai personaggi, be', la caratterizzazione delle varie isole è fondamentale. Sono quasi tutte, tra l'altro, riprese dalla realtà, e personalmente apprezzo vedere in che modo le città reali saranno traslate in "One Piece".
In questo senso di realtà (per modo di dire) che il manga offre sul setting, si inseriscono anche le cosiddette "mini-avventure", brevi storie autoconclusive per immagini che sostituiscono per certi periodi di tempo le cover dei vari capitoli. Sono per la maggior parte poco interessanti, a dire la verità, ma per quanto mi riguarda le apprezzo perché contribuiscono a dare l'idea che "One Piece" non si basi soltanto sulla storia dei protagonisti, ma sia davvero il racconto del mondo in cui la trama è ambientata. Soprattutto quando le mini-avventure si ricollegano poi alla trama principale.

Con i personaggi, ho un rapporto conflittuale. Per la maggior parte li adoro, a parte i due o tre che mi sono rimasti proprio sullo stomaco, ma è anche vero che molti di loro, se non la maggior parte, spesso e volentieri riprendono cliché o topos del genere, e possono sapere di già visto. La cosa si nota soprattutto tra i protagonisti, dove troviamo davvero gli esempi più eclatanti (la ragazza manesca, il farfallone, ecc). Ci sono a mio parere anche personaggi originali e ben riusciti (Usop su tutti, che tra l'altro penso sia un personaggio con cui è facilissimo empatizzare), ma a mio parere anche nei cliché più usati si riesce sempre a trovare quel non so che che comunque riesce a farti apprezzare il personaggio più che con le sue cose già viste. Ad esempio, apprezzo moltissimo che Sanji sia, da una parte, il classico dongiovanni da manga, e dall'altra assuma atteggiamenti del peggior scaricatore di porto, e che abbia la sua particolarità come cuoco e come combattente. E questo vale per tutti.
E poi sono tantissimi. Troppi, forse, a volte, dato che capitano saghe in cui certi paiono proprio inutili, però è incredibile vedere quanti ne saltano fuori dal cappello. Certo non tutti riescono col buco, e purtroppo ogni tanto saltano fuori caratterizzazioni inesistenti per personaggi che sinceramente ho dimenticato, ma per la maggior parte li ho sempre trovati ben riusciti. Si tenga anche presente che spesso la loro grafica è esagerata, fra gente alta sei metri, gente con la zip al posto della bocca o roba varia, e non tutti potrebbero apprezzare l'assurdità di certe caratterizzazioni. Io, personalmente, apprezzo molto se Oda mi mette un bel personaggio maschile a petto nudo, ma più la grafica è assurda più è divertente.
Tra l'altro, a proposito di assurdità... Ogni personaggio (o quasi ogni personaggio, ce ne sono alcuni che purtroppo devono rimanere seri, ma li aspetto al varco) ha una sua gag, o caratteristica ricorrente idiota, che può andare dall'essere capace di perdersi in una strada diritta all'essere semplicemente idiota e come tale reagire alle situazioni. Questo fa parte della demenzialità della storia a cui facevo accenno prima, per cui ogni personaggio deve in ogni caso aver qualcosa che fa ridere, qualcosa di comico.
Quando queste gag ce l'hanno i protagonisti, che si vedono sempre e che quindi le reiterano all'infinito, può diventare un po' noioso andando avanti con i capitoli, mentre di quelle che spuntano solo per quel personaggio che si vede poco si apprezza la novità. Dopo "Sensualità a corte" e Zelig, francamente non ci faccio più caso alla ripetitività, però anche a me piacciono di più le gag estemporanee dovute all'interazione fra più personaggi rispetto a quelle ricorrenti.
Una cosa che potrebbe infastidire molti lettori durante la lettura è che, in generale, i personaggi non maturano nel corso della storia. In realtà questa frase che ho appena detto non è del tutto corretta: i personaggi imparano dalle situazioni che affrontano e modificano il proprio comportamento, ma sono cambiamenti in generale davvero minimi, che spesso passano inosservati (come Robin che smette di usare i soprannomi per la ciurma dopo Enies Lobby, o il modo di Rufy di chinarsi come gli ha mostrato Bibi). In altri casi, l'evoluzione è talmente lenta che difficilmente si nota (vedi Usop). Per la maggior parte i personaggi sono considerati già maturi e consapevoli di loro stessi, quello che dovevano maturare lo affrontano nei flashback che servono per giustificare/spiegare i loro atteggiamenti, e proseguono per la strada che si sono scelti senza incertezze e le avventure che vivono sono semplicemente degli episodi che vivono e che non influenzano così tanto i loro atteggiamenti.
Per me non è un problema, in quanto "One Piece" è una storia che resta sempre fedele a se stessa, forse troppo, e quindi anche i personaggi rimangono gli stessi in saecula saeculorum, ma mi rendo conto che trattando del tema del "viaggio", che in moltissime storie è invece considerato la base per dei romanzi di formazione dove si vede, e si cerca, la maturazione dei personaggi, questo potrebbe essere considerato in maniera negativa.
Non sono d'accordo con chi dice che "One Piece" sia solamente un battle shonen, considerando che l'ammontare dei combattimenti è minimo rispetto al resto, ma è indubbio che sia anche un battle shonen e che mi faccia piacere vedere i combattimenti. I miei preferiti sono quelli che continuano a far ridere e a creare gag, perché sono originali e non si prendono sul serio; anche se alcuni forse risultano forzati dovendo abbassare il livello intellettivo degli antagonisti, trovo che mostrino davvero la creatività più degli altri combattimenti che sono più tradizionali.

Per di più, a livello grafico, quelli più tradizionali sono, per quanto mi riguarda, a volte confusi, tanto che mi sono dovuta appoggiare all'anime per capire esattamente la dinamica, soprattutto per via dello stile di disegno molto rozzo e dinamico, per cui decisamente non li considero la parte migliore di One Piece, anche se è sempre piacevole in questo genere di storie quando il cattivo di turno le prende. Per lo meno, è un momento che aspetto sempre in questo genere di storie.
Parlando appunto dell'aspetto grafico del manga, è molto difficile dare un'opinione sui disegni. Non li trovo belli, ma non li ho mai trovati nemmeno così brutti da scoraggiarmi durante la lettura. Penso anche che siano volutamente esagerati, personaggi che quando gridano hanno queste bocche gigantesche e ridicole, ma credo anche che si adattino bene alla storia che viene narrata, per cui non si devono avere disegni troppo seriosi.
Le uniche cose che considero davvero errori sono la tipologia dei corpi femminili, che non riesco a trovare sexy in nessuna maniera, e le proporzioni che cambiano da vignetta a vignetta. Questo è seriamente un problema, considerando che Oda si diverte a creare personaggi da altezze improponibili e poi non sa gestirli all'interno delle vignette o vicino ad altri, col risultato che questi personaggi sembrano più alti o più bassi a seconda di quello che sta succedendo, a volte anche tra due vignette consecutive, e non è un bellissimo effetto a vedersi.

Di norma termino le mie recensioni consigliando o non consigliando il manga, ma in questo caso mi trovo in difficoltà. Da una parte, tenderei a consigliarlo perché lo trovo un buonissimo shonen, l'ideale per una lettura leggera, divertente, con qualche spunto di riflessione e qualche combattimento figo, e che quindi può accontentare pubblici diversi; dall'altra però parliamo di un manga che ha superato i settanta volumi e che promette di durarne almeno altri cinquanta, tanto che più che un manga mi sembrerebbe di consigliare un mutuo. Anzi, peggio, perché il mutuo almeno si sa quando finisce e alla fine si ha un tetto sulla testa, con "One Piece" si potrebbe arrivare alla fine con un peggioramento notevole della storia (non me lo auguro, ovviamente, ma può succedere con le storie che durano troppo), e fra chissà quanti anni (però, alla fine, dato il numero dei volumi, magari viene fuori una capanna dove vivere).
Per questo motivo non prendo responsabilità, do solo un consiglio generale che ho spesso dato: se volete provarlo, arrivate almeno fino alla saga di Arlong Park, che è all'incirca fino al volume 11. Se a questo punto non siete ancora convinti, o la storia non vi ha preso così tanto, probabilmente fareste meglio a lasciar perdere senza troppi patemi, perché anche se la storia si complica e aumenta gli elementi, il nucleo di quello che è "One Piece" è già lì. Se invece vi ha convinto, allora potete proseguirlo. A vostro rischio e pericolo.