Recensione
One Piece
9.0/10
One Piece è l'opera più amata e più odiata probabilmente di sempre nel panorama fumettistico nipponico. Da una parte c'è chi si schiera verso il capolavoro, lo shounen migliore di sempre dall'altra c'è a chi non piace, comprensibilmente per la sua piccata originalità che lo rende un po' "de gustibus", alcuni forse morsi dalla negatività a priori, dal troppo clamore che ha accerchiato questo prodotto in tutto il globo. Insomma One Piece continua a far parlare di sé da ormai più di dieci anni.
Quando uscì nel lontano 2001 in Italia per Star Comics ci si rese immediatamente conto che One Piece avrebbe certamente fatto strada. Un manga tipicamente "nuovo" e fresco, arrivato dopo qualche anno di apparente tranquillità sul piano dei "must-have". Sulla copertina il nome di un autore in pratica sconosciuto, Eiichiro Oda. Ciò che si recepiva maggiormente era l'immensità del suo ipotetico potenziale. Il protagonista Rufy ispirava simpatia e la caccia alla sua futura ciurma era un pretesto veramente molto interessante per continuare a seguirlo. Nel frattempo Eiichiro Oda, tassello dopo tassello costruiva un Mondo, il suo Mondo, quello composto da miriadi di strampalati personaggi, di villaggi con le loro caratteristiche, suddividendo il manga in svariate saghe alcune decisamente magnifiche altre solo godibili, riuscendo a collegare il tutto con estrema semplicità. Come prima di lui fece Akira Toriyama con il manga di "Dragon Ball", Eiichiro Oda lo ha fatto con "One Piece", ossia quello di creare un genere, ormai fin troppo ricalcato da diversi autori, quello di un fantasy simpatico e di grafica strampalata apparentemente disordinata. Io amo pensare che Oda abbia preso le due celebri opere di Toryiama, Dragon Ball e Dr.Slump & Arale, e dopo una shakerata abbia immaginato One Piece.
One Piece merita il successo che ha ottenuto per l'intuizione avuta dal suo autore e lo merita perché in fin dei conti arrivare a volumi numero 60/70 e comunque avere ancora tanto da dire non è affatto semplice. C'è riuscito perché intelligentemente non si è sparato le cartucce nell'immediato, non ha reso le sotto-trame irrimediabilmente compromesse, non ha evoluto i suoi personaggi a qualcosa di non più migliorabile, insomma ha spalmato il potenziale su tutto l'arco narrativo.
Forse annoia, più che per lunghezza che per contenuti, ma anche a manga molto inoltrato personalmente lo preferisco a tanti primissimi volumi moderni. Tutto sommato ha i suoi difetti ma considerata la longevità ci può stare il non essere sempre efficiente, godibile e corretto. Ha segnato un'era e lo ha fatto meritatamente.
Quando uscì nel lontano 2001 in Italia per Star Comics ci si rese immediatamente conto che One Piece avrebbe certamente fatto strada. Un manga tipicamente "nuovo" e fresco, arrivato dopo qualche anno di apparente tranquillità sul piano dei "must-have". Sulla copertina il nome di un autore in pratica sconosciuto, Eiichiro Oda. Ciò che si recepiva maggiormente era l'immensità del suo ipotetico potenziale. Il protagonista Rufy ispirava simpatia e la caccia alla sua futura ciurma era un pretesto veramente molto interessante per continuare a seguirlo. Nel frattempo Eiichiro Oda, tassello dopo tassello costruiva un Mondo, il suo Mondo, quello composto da miriadi di strampalati personaggi, di villaggi con le loro caratteristiche, suddividendo il manga in svariate saghe alcune decisamente magnifiche altre solo godibili, riuscendo a collegare il tutto con estrema semplicità. Come prima di lui fece Akira Toriyama con il manga di "Dragon Ball", Eiichiro Oda lo ha fatto con "One Piece", ossia quello di creare un genere, ormai fin troppo ricalcato da diversi autori, quello di un fantasy simpatico e di grafica strampalata apparentemente disordinata. Io amo pensare che Oda abbia preso le due celebri opere di Toryiama, Dragon Ball e Dr.Slump & Arale, e dopo una shakerata abbia immaginato One Piece.
One Piece merita il successo che ha ottenuto per l'intuizione avuta dal suo autore e lo merita perché in fin dei conti arrivare a volumi numero 60/70 e comunque avere ancora tanto da dire non è affatto semplice. C'è riuscito perché intelligentemente non si è sparato le cartucce nell'immediato, non ha reso le sotto-trame irrimediabilmente compromesse, non ha evoluto i suoi personaggi a qualcosa di non più migliorabile, insomma ha spalmato il potenziale su tutto l'arco narrativo.
Forse annoia, più che per lunghezza che per contenuti, ma anche a manga molto inoltrato personalmente lo preferisco a tanti primissimi volumi moderni. Tutto sommato ha i suoi difetti ma considerata la longevità ci può stare il non essere sempre efficiente, godibile e corretto. Ha segnato un'era e lo ha fatto meritatamente.