Recensione
One Piece
7.0/10
Un tempo avrei fatto salire il voto anche a 8 o 9 di fiducia, ora mi limito a un 7. E credo che più di così non possa andare, perché in quest'ultimo voto è racchiuso tutto quel che di intrinsecamente positivo è proprio di One Piece, e ciò che di irrimediabilmente negativo resta e resterà.
Di quest'opera apprezzo, e ho apprezzato, il fatto che viaggiare con i protagonisti e scoprire il loro mondo fosse escapismo puro sia per noi lettori che - ora me ne rendo conto - per l'autore stesso. E il fatto che, in fin dei conti, non è vero che tragga spunti solo dalla fantasia; perciò, tra ambientazioni suggestive ma che richiamano la realtà, contesti ambientali e sociali riconducibili a luoghi e situazioni noti comunemente da tutti, è anche giustificato che il lettore percepisca i volumi come storia non troppo disimpegnata e si perda in divagazioni. Del resto, una serie di lunghissimo corso come One Piece deve necessariamente avere la capacità di intrattenere settimanalmente; e quindi, trarre spunto il più possibile dalla realtà (senza snaturare quello che è un fantasy), è un must.
Ci sono già diverse recensioni scritte dopo aver ponderato le parole, quindi non mi soffermo neanche troppo a fare l'elenco di cosa ha fatto crollare il mio hype per la serie. Invece, mi soffermo sulla caratteristica che fa di One Piece un'opera di vero intrattenimento: i personaggi secondari.
Quante volte capita di tifare per un personaggio che non sia il protagonista, ma che non sia neanche l'antagonista?
Ci sono diversi rivali o figure esterne che, lo sappiamo già, non avranno mai la gloria di Luffy. Però è grazie a ciò che Oda è capace di trascinare per anni, forse addirittura è corretto sbilanciarsi nel dire "trascurare" in alcuni casi, che possiamo tuttora appassionarci. Io sono un nostalgico della prima parte di One Piece, quella in cui l'eroe non è il Messia del proprio mondo, però quello lì non tornerà mai più; Luffy ha praticamente dato tutto quel che poteva dare quanto a margine di crescita e, se non lo prendiamo così com'è, non ci resta che detestarlo... Invece, il mondo di One Piece è (stra)pieno di personaggi che hanno tanto da dire e che possono comparire in qualunque momento, ricordandoci che insieme ai protagonisti che viaggiano di isola in isola c'è tutto un mondo intorno a loro che vive e che li risalta. Perché, intendiamoci, per apprezzare la vitalità di un Luffy che sovrasta ogni muro insormontabile, uno Zoro che fa il tamarro coraggioso, un Sanji che fondamentalmente è solo il terzo in comando, e così via, c'è bisogno che personaggi caratterialmente superiori vengano presi in controbalzo dalla voglia di emergere dei protagonisti e infine superati nell'importanza delle gesta. L'impresa di aver scavalcato Crocodile, per esempio, non è di per sé eccezionale perché Luffy ha sconfitto uno della Flotta dei Sette, quanto per l'aver fatto passare la disfatta di un uomo così influente e carismatico solo come un rito di passaggio, nonostante si sarebbe trattato di un evento di enorme prestigio per qualunque altro pirata. Invece no, per Luffy è solo una tappa a cui lui stesso non dà neanche poi tanto peso, perché non è ciò a cui puntava quando ha deciso di affrontare il nemico pirata.
Certo, alla lunga anche la meccanica del "vai a battere il nemico incredibbolo" stanca; perciò il timeskip è servito essenzialmente ad evitare che dei ragazzini sovrastassero, sia come combattenti che umanamente, gente che ha molta più esperienza di loro. Ed è inevitabile, per esigenze di copione, che i protagonisti siano destinati a diventare pirati leggendari, la cui grandezza verrà invidiata e/o riconosciuta anche dai loro detrattori, quindi è meglio andarci cauti a farli esplodere, e questo Oda l'ha capito.
Ma, a conti fatti, anche adesso sono i personaggi secondari, che siano rivali o nemici oppure figure neutrali, a darci quella proporzione di grandezza che hanno i pirati di Cappello di paglia nell'immaginario collettivo comune di quel mondo. Altrimenti non è che staremmo ad apprezzare più di tanto gli eroi di questo manga. Cioè, col timeskip abbiamo ritrovato dei protagonisti rafforzati anima e corpo, ma sostanzialmente non sono mai stati concepiti per avere una marcia in più su chiunque altro, e non ce l'avranno mai se presi singolarmente.
A fare la differenza non è "Zoro", non è "Luffy", non è "Chopper", è l'amalgama di un gruppo i cui membri all'apparenza tanto diversi hanno una matrice comune. Che ha facilitato tantissimo la coesione con i compagni, rendendoli in grado di compiere veri e propri miracoli.
Anche perché, insomma, Luffy come protagonista è simpatico ma non spicca neanche troppo. Né come protagonista e neanche in mezzo ai suoi compagni stessi. E quindi Oda ha dovuto inventarsi una serie di riferimenti a figure del passato onepieciano per valorizzarlo, rendendolo in qualche modo persino antipatico. Sostenevo già a inizio recensione, proprio per questo, che mi assale un po' la nostalgia; quando ripenso alla genuinità con cui Luffy faceva tutto in nome dell'avventura e di obiettivi molto meno pomposi, senza essere così pretenzioso (visto che poi tutti i suoi compagni lo seguono inspiegabilmente a ruota, senza fare domande, al massimo fanno qualche lamentela che dura un paio di vignette e che va avanti dal '97 e amen), inevitabilmente mi rendo conto di come il manga abbai perso di smalto.
In definitiva, personalmente ritengo One Piece un ottimo manga nei presupposti, che poi si perde per i motivi che sono già stati esposti da altri recensori. Continua a mantenere vivo l'entusiasmo del lettore grazie all'esuberanza che contraddistingue i protagonisti e suscita ammirazione/costernazione/invidia/emozioni varie nelle persone che li circondano, ed è un po' come se noi stessi fossimo il personaggio X che si imbatte in loro o il cittadino dell'isola random che li teme e li reputa incredibili. Di certo, come battle shonen c'è di meglio, ma anche in quel tratto non è male.
Di quest'opera apprezzo, e ho apprezzato, il fatto che viaggiare con i protagonisti e scoprire il loro mondo fosse escapismo puro sia per noi lettori che - ora me ne rendo conto - per l'autore stesso. E il fatto che, in fin dei conti, non è vero che tragga spunti solo dalla fantasia; perciò, tra ambientazioni suggestive ma che richiamano la realtà, contesti ambientali e sociali riconducibili a luoghi e situazioni noti comunemente da tutti, è anche giustificato che il lettore percepisca i volumi come storia non troppo disimpegnata e si perda in divagazioni. Del resto, una serie di lunghissimo corso come One Piece deve necessariamente avere la capacità di intrattenere settimanalmente; e quindi, trarre spunto il più possibile dalla realtà (senza snaturare quello che è un fantasy), è un must.
Ci sono già diverse recensioni scritte dopo aver ponderato le parole, quindi non mi soffermo neanche troppo a fare l'elenco di cosa ha fatto crollare il mio hype per la serie. Invece, mi soffermo sulla caratteristica che fa di One Piece un'opera di vero intrattenimento: i personaggi secondari.
Quante volte capita di tifare per un personaggio che non sia il protagonista, ma che non sia neanche l'antagonista?
Ci sono diversi rivali o figure esterne che, lo sappiamo già, non avranno mai la gloria di Luffy. Però è grazie a ciò che Oda è capace di trascinare per anni, forse addirittura è corretto sbilanciarsi nel dire "trascurare" in alcuni casi, che possiamo tuttora appassionarci. Io sono un nostalgico della prima parte di One Piece, quella in cui l'eroe non è il Messia del proprio mondo, però quello lì non tornerà mai più; Luffy ha praticamente dato tutto quel che poteva dare quanto a margine di crescita e, se non lo prendiamo così com'è, non ci resta che detestarlo... Invece, il mondo di One Piece è (stra)pieno di personaggi che hanno tanto da dire e che possono comparire in qualunque momento, ricordandoci che insieme ai protagonisti che viaggiano di isola in isola c'è tutto un mondo intorno a loro che vive e che li risalta. Perché, intendiamoci, per apprezzare la vitalità di un Luffy che sovrasta ogni muro insormontabile, uno Zoro che fa il tamarro coraggioso, un Sanji che fondamentalmente è solo il terzo in comando, e così via, c'è bisogno che personaggi caratterialmente superiori vengano presi in controbalzo dalla voglia di emergere dei protagonisti e infine superati nell'importanza delle gesta. L'impresa di aver scavalcato Crocodile, per esempio, non è di per sé eccezionale perché Luffy ha sconfitto uno della Flotta dei Sette, quanto per l'aver fatto passare la disfatta di un uomo così influente e carismatico solo come un rito di passaggio, nonostante si sarebbe trattato di un evento di enorme prestigio per qualunque altro pirata. Invece no, per Luffy è solo una tappa a cui lui stesso non dà neanche poi tanto peso, perché non è ciò a cui puntava quando ha deciso di affrontare il nemico pirata.
Certo, alla lunga anche la meccanica del "vai a battere il nemico incredibbolo" stanca; perciò il timeskip è servito essenzialmente ad evitare che dei ragazzini sovrastassero, sia come combattenti che umanamente, gente che ha molta più esperienza di loro. Ed è inevitabile, per esigenze di copione, che i protagonisti siano destinati a diventare pirati leggendari, la cui grandezza verrà invidiata e/o riconosciuta anche dai loro detrattori, quindi è meglio andarci cauti a farli esplodere, e questo Oda l'ha capito.
Ma, a conti fatti, anche adesso sono i personaggi secondari, che siano rivali o nemici oppure figure neutrali, a darci quella proporzione di grandezza che hanno i pirati di Cappello di paglia nell'immaginario collettivo comune di quel mondo. Altrimenti non è che staremmo ad apprezzare più di tanto gli eroi di questo manga. Cioè, col timeskip abbiamo ritrovato dei protagonisti rafforzati anima e corpo, ma sostanzialmente non sono mai stati concepiti per avere una marcia in più su chiunque altro, e non ce l'avranno mai se presi singolarmente.
A fare la differenza non è "Zoro", non è "Luffy", non è "Chopper", è l'amalgama di un gruppo i cui membri all'apparenza tanto diversi hanno una matrice comune. Che ha facilitato tantissimo la coesione con i compagni, rendendoli in grado di compiere veri e propri miracoli.
Anche perché, insomma, Luffy come protagonista è simpatico ma non spicca neanche troppo. Né come protagonista e neanche in mezzo ai suoi compagni stessi. E quindi Oda ha dovuto inventarsi una serie di riferimenti a figure del passato onepieciano per valorizzarlo, rendendolo in qualche modo persino antipatico. Sostenevo già a inizio recensione, proprio per questo, che mi assale un po' la nostalgia; quando ripenso alla genuinità con cui Luffy faceva tutto in nome dell'avventura e di obiettivi molto meno pomposi, senza essere così pretenzioso (visto che poi tutti i suoi compagni lo seguono inspiegabilmente a ruota, senza fare domande, al massimo fanno qualche lamentela che dura un paio di vignette e che va avanti dal '97 e amen), inevitabilmente mi rendo conto di come il manga abbai perso di smalto.
In definitiva, personalmente ritengo One Piece un ottimo manga nei presupposti, che poi si perde per i motivi che sono già stati esposti da altri recensori. Continua a mantenere vivo l'entusiasmo del lettore grazie all'esuberanza che contraddistingue i protagonisti e suscita ammirazione/costernazione/invidia/emozioni varie nelle persone che li circondano, ed è un po' come se noi stessi fossimo il personaggio X che si imbatte in loro o il cittadino dell'isola random che li teme e li reputa incredibili. Di certo, come battle shonen c'è di meglio, ma anche in quel tratto non è male.