Recensione
As the Gods Will
7.0/10
Inizierò questa recensione in maniera diversa dal solito, forse un po' strana, ma a mio avviso essenziale per permettervi di capire cosa mi ha fatto provare As the Gods Wil. Proverò infatti a farvi immaginare una scena nella vostra mente: ecco, siete lì, nel divano di casa vostra, fuori nevica ed il freddo ghiaccia qualunque cosa ma per fortuna i riscaldamenti che pompano a tutta forza vi rendono estranei a quel clima; il divano inoltre allevia ogni fatica del corpo con i suoi candidi guanciali, permettendo di perdervi nel suo inebriante candore. All'improvviso però, mentre vi crogiolate in quell'attimo di beatitudine, sentite un rumore che proviene dalla porta. "Che palle, proprio adesso devono venire a rompere?" Essendo gli unici a casa siete costretti ad alzarvi per controllare ma questa è ben poca cosa, visto il paradiso che vi aspetta al ritorno. Così andate trotterellando verso la porta, fischiettando "Stairway to Heaven" dei Led Zeppelin e aprite senza pensare. Improvvisamente tutto cambia: la casa esplode, un terremoto di forza 9 colpisce ogni cosa, alieni iniziano a scendere dal cielo straziando e uccidendo ogni cosa incontrino, i vostri familiari vengono presi e seviziati da barbari vestiti in stile post apocalittico (Kenshiro docet) il tutto mentre voi siete inermi sotto le macerie. Il povero divano viene bruciato e dato in pasto a strani esseri famelici grossi e brutti.
Signore e signori, questo è l'1% di ciò che proverete leggendo As the Gods Will! Con ciò non voglio assolutamente scoraggiare la vostra lettura, anzi spero che l'immagine creata dalla vostra mente vi faccia pensare qualcosa del tipo: "Oddio che figata allucinante, ne voglio ancora" esattamente come è successo al sottoscritto. As the Gods Will, che da adesso in poi citerò con l'acronimo AGW per comodità di scrittura, è un manga edito dalla Kodansha nel 2011 e giunto in italia nel novembre del 2014. La storia è ideata da Muneyuki Kaneshiro ed i disegni da Akeji Fujimura (mai sentiti prima d'ora, sinceramente).
Uhm, da dove cominciare... AGW ha il suo incipit all'interno di una scuola superiore: la vita scorre tranquilla e gli studenti stanno vivendo una normale giornata; tra di loro Shun Takahata, il nostro protagonista, è totalmente disinteressato da ciò che gli succede intorno, desideroso solamente di terminare quella noiosa ora di lezione. Tutto però cambia: d'improvviso la testa del professore esplode in una fontana di sangue, lasciando gli alunni attoniti e totalmente pietrificati. Al suo posto compare un Daruma,
una piccola statua di forma circolare con disegnata una faccia abbastanza brutta, che coinvolge l'intera classe in un gioco assimilabile al nostro "Un-due-tre Stella!". La situazione non fa che peggiorare quando gli studenti si accorgono che la penitenza per chi viene visto muoversi dal Daruma è la stessa che è toccata al professore: l'amputazione ed esplosione del capo. Da qui il nostro Shun dovrà superare giochi su giochi sempre più crudeli e pericolosi, vedendo perire davanti ai suoi occhi quantità immani di persone.
La trama di AGW risulta essere quasi una vox media: per alcuni infatti sembra essere l'ennesima storia che porta al trito e ritrito splatter di sopravvivenza mentre per altri presenta originali spunti di riflessione che si estraniano dalla normalità di questo genere di opere.
Sembrerebbe quindi complicato trovare un punto di incontro per due opinioni così differenti, ma se si osserva attentamente sarà semplice trovare come esse abbiano un riscontro comune e complementare; AGW è infatti definibile come il figlio di un secolo che è sia padre che madre (sia carne che pesce, per capirci). Se sicuramente da un lato presenta determinate scelte stilistiche riconducibili all'attuale visione moderna (molto sangue, parecchie scene esplicite talvolta fuori luogo, determinati cliché comportamentali) dall'altro riprende e afferma concetti che possono essere considerati perenni nella cultura orientale. Punto di forza di AGW è questo connubio, non perfetto attenzione, tra moderno e retrò, tra visto e non visto, tra bello e brutto. Uno dei punti che collega queste due concezioni e che mi ha permesso di rimanere incollato con piacere a questo manga è la dinamicità e la rapidità degli eventi: in AGW infatti ogni vignetta corrisponde ad un'azione ben definita che dà una continuità alla prosecuzione della storia: in questo modo si assicura una lettura dinamica e costante, fatta da tante piccole azioni veloci che portano ad una lettura attenta ma rapida. I dialoghi non sono (quasi) mai scontati o inopportuni ma sempre attinenti e congruenti allo stile dell'opera.
AGW non è sicuramente un'opera dotta o raffinata, benché il costante tema della libertà e dell'affermazione della persona in tutto il suo essere offrono una cornice che rende il tutto più serio e profondo. Il mistero poi, altra chiave di volta dell'opera, non si esaurisce praticamente mai: vi è sempre quella costante sensazione di incertezza ed ignoranza che perseguita i personaggi ed il lettore durante la prosecuzione della trama. La presenza di nuovi personaggi e nuove rivelazioni non fa altro che aumentare la complessità del mistero, lasciando lo spettatore in uno stato di assoluta dipendenza dal continuo della trama. In questo AGW ha sicuramente centrato: personalmente ho letto i cinque volumi nel giro di qualche ora, rimanendo alle volte estasiato dalla qualità con cui il sensei Kaneshiro riusciva a piegare e ripiegare il corso della storia.
AGW ricerca anche quello che potremmo chiamare l'Io selvaggio di ognuno di noi: messi alle strette, costretti a sopravvivere, seguiti costantemente dalla morte e senza speranza, cosa succederebbe dentro di noi? Potrebbe per caso risvegliarsi quella parte sopita che non desidera altro che la voglia di sopravvivere e l'adrenalina? Beh, per Shun è sicuramente così: lui, classico ragazzo che vive quasi per moda, senza doti particolari e senza particolari aspirazioni per il futuro, trova il suo vero essere nel contatto con la morte: pian piano, gioco dopo gioco, in lui si risveglia l'istinto animale che ha permesso alla nostra specie di sopravvivere per così tanto tempo; dapprima è ovviamente avverso alla situazione, desideroso di porre fine alle morti che si susseguono e di salvare quante più persone possibili: in lui però la "libertà", la sua vera forza, cresce e pian piano inizia a manifestarsi fino all'epilogo finale (che non vi spoilero ovviamente, eh). Graficamente parlando AGW si presenta inizialmente in maniera abbastanza mediocre, con disegni non perfettamente puliti ed un po' grezzi. Fortunatamente però nel corso dell'opera vi è un miglioramento parecchio ingente, arrivando a toccare livelli piuttosto alti in alcune tavole.
In conclusione, AGW ha parecchi pregi ma altrettanti difetti, dettati forse da scelte ben pensate ma che non hanno dato l'effetto sperato (seni ovunque alle volte, al solito). Consiglio agli amanti del genere la lettura di AGW e anche a chi è un po scettico in merito. Sicuramente la strada è ancora lunga ma vi sono presupposti che fanno ben sperare. Spero che la seconda serie possa riprendere e migliorare i punti di forza ed i punti deboli di AGW in modo tale da renderlo più valido e pronto ad un debutto globale.
Signore e signori, questo è l'1% di ciò che proverete leggendo As the Gods Will! Con ciò non voglio assolutamente scoraggiare la vostra lettura, anzi spero che l'immagine creata dalla vostra mente vi faccia pensare qualcosa del tipo: "Oddio che figata allucinante, ne voglio ancora" esattamente come è successo al sottoscritto. As the Gods Will, che da adesso in poi citerò con l'acronimo AGW per comodità di scrittura, è un manga edito dalla Kodansha nel 2011 e giunto in italia nel novembre del 2014. La storia è ideata da Muneyuki Kaneshiro ed i disegni da Akeji Fujimura (mai sentiti prima d'ora, sinceramente).
Uhm, da dove cominciare... AGW ha il suo incipit all'interno di una scuola superiore: la vita scorre tranquilla e gli studenti stanno vivendo una normale giornata; tra di loro Shun Takahata, il nostro protagonista, è totalmente disinteressato da ciò che gli succede intorno, desideroso solamente di terminare quella noiosa ora di lezione. Tutto però cambia: d'improvviso la testa del professore esplode in una fontana di sangue, lasciando gli alunni attoniti e totalmente pietrificati. Al suo posto compare un Daruma,
una piccola statua di forma circolare con disegnata una faccia abbastanza brutta, che coinvolge l'intera classe in un gioco assimilabile al nostro "Un-due-tre Stella!". La situazione non fa che peggiorare quando gli studenti si accorgono che la penitenza per chi viene visto muoversi dal Daruma è la stessa che è toccata al professore: l'amputazione ed esplosione del capo. Da qui il nostro Shun dovrà superare giochi su giochi sempre più crudeli e pericolosi, vedendo perire davanti ai suoi occhi quantità immani di persone.
La trama di AGW risulta essere quasi una vox media: per alcuni infatti sembra essere l'ennesima storia che porta al trito e ritrito splatter di sopravvivenza mentre per altri presenta originali spunti di riflessione che si estraniano dalla normalità di questo genere di opere.
Sembrerebbe quindi complicato trovare un punto di incontro per due opinioni così differenti, ma se si osserva attentamente sarà semplice trovare come esse abbiano un riscontro comune e complementare; AGW è infatti definibile come il figlio di un secolo che è sia padre che madre (sia carne che pesce, per capirci). Se sicuramente da un lato presenta determinate scelte stilistiche riconducibili all'attuale visione moderna (molto sangue, parecchie scene esplicite talvolta fuori luogo, determinati cliché comportamentali) dall'altro riprende e afferma concetti che possono essere considerati perenni nella cultura orientale. Punto di forza di AGW è questo connubio, non perfetto attenzione, tra moderno e retrò, tra visto e non visto, tra bello e brutto. Uno dei punti che collega queste due concezioni e che mi ha permesso di rimanere incollato con piacere a questo manga è la dinamicità e la rapidità degli eventi: in AGW infatti ogni vignetta corrisponde ad un'azione ben definita che dà una continuità alla prosecuzione della storia: in questo modo si assicura una lettura dinamica e costante, fatta da tante piccole azioni veloci che portano ad una lettura attenta ma rapida. I dialoghi non sono (quasi) mai scontati o inopportuni ma sempre attinenti e congruenti allo stile dell'opera.
AGW non è sicuramente un'opera dotta o raffinata, benché il costante tema della libertà e dell'affermazione della persona in tutto il suo essere offrono una cornice che rende il tutto più serio e profondo. Il mistero poi, altra chiave di volta dell'opera, non si esaurisce praticamente mai: vi è sempre quella costante sensazione di incertezza ed ignoranza che perseguita i personaggi ed il lettore durante la prosecuzione della trama. La presenza di nuovi personaggi e nuove rivelazioni non fa altro che aumentare la complessità del mistero, lasciando lo spettatore in uno stato di assoluta dipendenza dal continuo della trama. In questo AGW ha sicuramente centrato: personalmente ho letto i cinque volumi nel giro di qualche ora, rimanendo alle volte estasiato dalla qualità con cui il sensei Kaneshiro riusciva a piegare e ripiegare il corso della storia.
AGW ricerca anche quello che potremmo chiamare l'Io selvaggio di ognuno di noi: messi alle strette, costretti a sopravvivere, seguiti costantemente dalla morte e senza speranza, cosa succederebbe dentro di noi? Potrebbe per caso risvegliarsi quella parte sopita che non desidera altro che la voglia di sopravvivere e l'adrenalina? Beh, per Shun è sicuramente così: lui, classico ragazzo che vive quasi per moda, senza doti particolari e senza particolari aspirazioni per il futuro, trova il suo vero essere nel contatto con la morte: pian piano, gioco dopo gioco, in lui si risveglia l'istinto animale che ha permesso alla nostra specie di sopravvivere per così tanto tempo; dapprima è ovviamente avverso alla situazione, desideroso di porre fine alle morti che si susseguono e di salvare quante più persone possibili: in lui però la "libertà", la sua vera forza, cresce e pian piano inizia a manifestarsi fino all'epilogo finale (che non vi spoilero ovviamente, eh). Graficamente parlando AGW si presenta inizialmente in maniera abbastanza mediocre, con disegni non perfettamente puliti ed un po' grezzi. Fortunatamente però nel corso dell'opera vi è un miglioramento parecchio ingente, arrivando a toccare livelli piuttosto alti in alcune tavole.
In conclusione, AGW ha parecchi pregi ma altrettanti difetti, dettati forse da scelte ben pensate ma che non hanno dato l'effetto sperato (seni ovunque alle volte, al solito). Consiglio agli amanti del genere la lettura di AGW e anche a chi è un po scettico in merito. Sicuramente la strada è ancora lunga ma vi sono presupposti che fanno ben sperare. Spero che la seconda serie possa riprendere e migliorare i punti di forza ed i punti deboli di AGW in modo tale da renderlo più valido e pronto ad un debutto globale.