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Non mi farò coinvolgere è il primo shounen-ai/yaoi che leggo dopo una pausa piuttosto lunga dal genere, quasi dieci anni (!), causata in linea di massima dallo scarso interesse che questi manga - ne lessi alcuni in scan, quando ancora in Italia erano pubblicati col contagocce, e uno in cartaceo - avevano suscitato in me (lettore gay, all'epoca adolescente). Ho ricordi spiacevoli di storie irreali, dove le donne non comparivano neanche per sbaglio (né al liceo, né sul posto di lavoro, né a casa: ma le madri?), dove tutti o quasi tutti i maschi erano gay, dove la condizione omosessuale sembrava miracolosamente accettata se non quasi la norma della società. In tutto questo spuntavano puntualmente i due personaggi stereotipati del 'seme' (l'attivo), bello, dannato e stronzo, e dell''uke' (il passivo), effeminato, debole e possibilmente mestruato.

Questa piccola premessa, che potrebbe sembrare superflua, mi torna invece utile per parlare di Non mi farò coinvolgere, visto che si segnala per essere uno yaoi che non segue la linea noiosa e banale poc'anzi descritta, pur non rinunciando a certi elementi del genere.

Il manga ci racconta la storia di Shima, ventiseienne gay non dichiarato, che si è lasciato alle spalle il precedente posto di lavoro, a causa di una cocente delusione d'amore (dovuta all'eterosessualità normativa e di facciata del suo precedente partner e collega) e delle conseguenti maldicenze dei colleghi. Appena arrivato nel suo nuovo ufficio, nell'ascensore fa la conoscenza di un uomo mezzo sbronzo, che puzza di alcol e di sigarette. Si tratta di Togawa, cioè... il suo nuovo capo! Tuttavia, nonostante le apparenze e due caratteri fondamentalmente diversi, Togawa con la sua personalità solare e aperta riuscirà ad aprire una breccia nella riservata intimità di Shima. L'un l'altro troveranno il modo di ricucire pezzetto dopo pezzetto le ferite del loro passato...

Kou Yoneda, con una certa abilità, riesce a imbastire una storia piuttosto credibile, dove sono i sentimenti a farla da padrone, così come tematiche chiave quali l'accettazione di sé e il proprio ruolo nella società. Il punto forte di questo manga è senz'altro la caratterizzazione dei personaggi, che risultano interessanti e ben sfumati, in particolare Togawa. Ho anche apprezzato come l'autrice abbia creato un contesto in cui far muovere i suoi personaggi, riuscendo anche in un certo senso a giustificare l''assenza' di personaggi femminili, senza però che quest'ultima risulti assurda (anzi, l'unica donna che compare effettivamente e brevemente, una collega dei nostri protagonisti in maternità, è lo spunto per stimolare lo sviluppo di pensieri intorno ad un'altra tematica molto forte, che sicuramente può toccare le corde di un omosessuale, cioè il problema di costruire una famiglia per due uomini). Anche un altro cliché del genere, ovvero il super etero che puntualmente diventa gay quando compare l'uke protagonista, è riletto con una certa sensibilità, spostando l'attenzione sull'amore/desiderio in quanto mix di sentimenti, emozioni, attrazione e sensualità, che può quindi prescindere da un orientamento sessuale troppo strettamente incanalato (una 'fluidità di orientamento' che sembra sempre più attuale nella società odierna, anche se forse la tematica nel manga poteva essere sviscerata un po' di più). Il manga ha anche il pregio di non prendersi troppo sul serio, nonostante non manchino elementi drammatici, come il passato di Togawa. Tuttavia, anche gli argomenti più tristi sono descritti in maniera pertinente, senza che degenerino in un clima troppo melodrammatico. Ho anche apprezzato la dichiarata evoluzione del rapporto fisico tra i due, che passa da del sesso manifestamente dovuto a pura attrazione a un qualcosa di realmente intimo e costruito sull'affettività. Il tutto risulta quindi piuttosto naturale e realistico, visto che potrebbe essere la storia di molti lettori (che siano donne, uomini, gay o etero). In più si può sottolineare come l'elemento affettivo non sia trattato con troppa melassa, proponendo anche momenti vagamente comici (grazie a quel fondo di carattere burlone e spigliato che caratterizza Togawa).

Dal punto di vista grafico, ci troviamo di fronte ad un'opera che non mi pare spiccare per particolare originalità rispetto al gusto diffuso negli ultimi anni sia negli shoujo sia negli yaoi. Ragazzi rigorosamente alti che oscillano tra il filiforme e il tonico, senza mai però avvicinarsi a masse muscolari sviluppate: insomma, il bishounen tradizionale post anni Novanta. Il tratto non è particolarmente definito, ma devo dire che quel tanto di grezzo ha il suo perché. Le tavole sono giostrate in maniera efficace, riuscendo a dosare abbastanza bene i primi piani tanto fondamentali in un'opera dove le espressioni contano. L'unico appunto: la gestione delle vignette è un po' caotica e a tratti non si capisce al primo colpo chi stia parlando.

In conclusione, si tratta di un manga sicuramente consigliato alle lettrici che già apprezzano il genere, trattandosi - per quello che ho letto - di uno dei parti migliori in tal senso. E finalmente sento di poterlo anche consigliare ai gay, trovandoci di fronte ad una storia omosessuale che può essere apprezzata anche da noi, senza le estremizzazioni e dello 'yaoi classico' (con tutta la sua dose di irrealtà) e del 'bara' (il genere manga effettivamente per gay, dai contenuti sessualmente molto forti e espliciti, che possono quindi infastidire chi non cerca storie di sesso). Me la sento anche di proporlo ai lettori maschi eterosessuali a cui possono interessare le storie sentimentali tout court, visto che l'elemento del sesso gay in questo volume è veramente appena accennato - anche graficamente - e funzionale ad una storia d'amore.