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10.0/10
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Parlare di "Claymore" per me non è facile. Questo per un motivo molto semplice: "Claymore" è stato il mio primo manga. Di conseguenza, non posso che farmi influenzare dai sentimenti dai quali sono pervaso quando ne parlo a pochi giorni dalla lettura dell'ultimo volume.

Ma adesso direi di smetterla con questo preambolo che non interesserà a nessuno ed iniziare a parlare del vero e proprio titolo.
Partirò dicendo che "Claymore" non va assolutamente giudicato per i primi due volumi. Possono anche essere considerati un mero preludio a quello che ci attende. Né i disegni, né tantomeno la storia sono ai livelli di quello che poi questa opera potrà regalarci. Anzi, dico di più, sono proprio degli albi mediocri, il disegno è grezzo e la trama è una pallida imitazione di "Berserk". Per poter godere del capolavoro che è "Claymore" bisognerà aspettare il terzo volume, con la comparsa di Teresa; da lì in poi, sarà magnifico.

Non voglio anticipare nulla di quello che poi sarà una complessa e davvero ben elaborata trama, quindi, giusto per far capire di cosa si tratta, faccio solo un piccolo accenno alla storia: si può dire che "Claymore" sia un manga di ambientazione "dark fantasy", che ha come incipit la storia di Claire, una delle Claymore, guerriere addestrate a sconfiggere dei demoni che si cibano degli uomini, chiamati Yoma. Questa, però, è meno di una goccia di quello che la vera trama di questa opera ci regala.

Ho amato tantissime cose di questo titolo, dirò solamente quelle che più me lo hanno fatto apprezzare, sennò probabilmente finirei per fare una recensione più lunga che utile.
Una delle cose migliori di "Claymore" è lo sviluppo della trama. Tutto è spiegato, non ci sono avvenimenti o personaggi che vengono buttati lì per caso, ogni singolo avvenimento ha una storia e una motivazione ben precisa, credibile; dalla prima all'ultima pagina.
Altra cosa magnifica è come migliora il disegno nel tempo. Da un disegno gretto, a quello che per me è un capolavoro di sfondi e dettagli nei disegni dei risvegliati. I design di questi mostri sono sempre nuovi ed accattivanti, così come quelli delle Claymore, che, nonostante abbiano tutte capelli biondi e occhi argentei, sono nette e distinte nel modo di essere rappresentate. Anche i combattimenti sono incredibilmente chiari e precisi, non sono confusi come spesso capita nei manga di azione, si capisce ogni azione, ogni particolare dello scontro.
Infine, ma non per importanza, il finale. Spesso ho odiati finali inconcludenti di opere che avevo amato alla follia, ma non "Claymore". Tutto giunge all'apice di una storia perfetta, sebbene alcuni degli ultimi albi non fossero all'altezza della prima metà, gli ultimi due o tre, ci regalano un finale strabiliante. Non posso descrivere la mia emozione quando ho visto l'ultima tavola del numero 26. Solo chi l'ha letto può capire la portata di quel colpo di scena. Perfetto.
Ah, voglio nominare anche un altro pregio di questo titolo, che forse troppo spesso viene sottovalutato. La morte dei personaggi importati. Negli shounen, spesso e volentieri i protagonisti si salvano in maniera rocambolesca, togliendo ogni emozione al combattimento, invece, in "Claymore", i personaggi muoiono. E lo fanno anche nella maniera più cruenta ed inaspettata possibile. Voltando pagina puoi vedere una delle tue amate guerriere brutalmente decapitata (sapete a chi mi riferisco) o squartata in due senza pietà. Ogni pagina è colma di suspance, perché chiunque potrebbe morire da un momento all'altro.

Lo consiglio? Sì, anzi, vi dico di più, recuperate la serie intera e chiudetevi a leggerlo senza riserve, un volume dopo l'altro senza vedere la luce del sole. Sarà un'esperienza memorabile, grazie anche alla buona edizione nella quale è stata portata in Italia, la solida e relativamente economica standard della Star Comics.