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7.0/10
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[<b>ATTENZIONE! CONTIENE SPOILER!</b>]

Quando autrici come Kanoko Sakurakouji ci abituano a storie del calibro di "Backstage Prince" o del già famoso in Italia "Black Bird", è difficile poi riabituarsi a storie più leggere come ad esempio "Last Notes".
Questo è un racconto leggero, a tratti banale, ma sempre circondato da quelle atmosfere nostalgiche e piene di malinconia che solo la Sakurakouji è in grado di raccontare con tanta dolcezza.

La storia narra di Aki e Haru, fratelli e proprietari di un negozio che vende l'hangonko, un rarissimo incenso che permette di rivedere un nostro caro ormai scomparso. Ma quando il rivenditore dell'hangonko muore improvvisamente, nella vita dei due ragazzi appare improvvisamente Emiru.

Difficile capire se i veri protagonisti di questa opera siano i due fratelli o Emiru, la nipote del rivenditore scomparso. Dopo un incipit interessante e un primo volume a tratti commovente, la trama si apre su troppi fronti e inevitabilmente si conclude lasciando sospese troppe cose e andando a parare invece su cliché tipici degli shoujo manga, come ad esempio un triangolo amoroso che fa da sfondo al vero rapporto tra i due fratelli, la compagna di scuola che si rivelerà una cattiva ragazza e la protagonista troppo ingenua che capirà di doversi svegliare solamente quando si farà avanti un'altra ragazza interessata al suo Aki. Tutto questo entra improvvisamente nella storia a partire dal secondo volume, tanto da mettere in disparte la ricerca dell'hangonko e il futuro del negozio dei due fratelli, che sono le basi della storia.
Emiru è inizialmente interessante, appare con un abito vietnamita, è bella e "particolare" nonostante il suo modo di vestire, e arrivando da un paese sperduto tra le montagne fredde del Giappone non sa come sia la vita in città! Non ha un cellulare e sotto la divisa scolastica indossa sempre un paio di pantaloni. Se inizialmente abbiamo una protagonista diversa dal solito all'improvviso tutto questo scompare quando viene trasformata nella tipica ragazza alla moda e con un cellulare ultimo modello grazie ai due fratelli che non le faranno mancare proprio niente, rovinando l'originalità del personaggio e rendendolo ancora più piatto e banale di quanto non sia già, a causa del carattere quasi inesistente. La protagonista ha inoltre un passato interessante alle spalle ma se ne parlerà in una sola pagina e non verrà più ripreso, lasciando il lettore deluso e spaesato, che rimarrà a bocca asciutta con un solo e unico pensiero per la testa: "E quindi?"
Errori di questo tipo ne è piena tutta la storia: la mangaka sembra infatti preferire raccontare i rapporti con personaggi "del passato" piuttosto che tra i protagonisti. Vedremo infatti il bellissimo rapporto che lega i due fratelli fin dall'infanzia, oppure il rapporto tra Aki e una ragazza che conosce fin da piccolo, ma il modo in cui Aki e Haru si innamorano di Emiru è ad esempio incomprensibile e inserito nella storia in modo troppo forzato, tanto che a volte la storia sembra andare a parare in un incesto tra i due fratelli, con strani sguardi da parte dei due.
Anche il finale sbrigativo e ridotto alle ultime tre pagine fa intuire che forse la Sakurakouji ha pensato di cambiare il destino dei personaggi all'ultimo secondo, forse per scelta o per decisioni altrui, sta di fatto che quello che si respira in tutta l'opera è un senso di "scelte fatte all'ultimo minuto", comportamenti incoerenti da parte dei personaggi e sentimenti troppo grandi da mettere sulle spalle di un personaggio non approfondito come Emiru. Troppe cose lasciate in sospeso per approfondire personaggi secondari di cui non importa a nessuno, trascurando gli elementi fondamentali del manga. Non sapremo mai perché Aki ha l'olfatto così sviluppato o perché nessuno dei due fratelli sembra triste della chiusura di un negozio tanto importante per loro, ma a quanto pare per l'autrice è stato meglio inserire capitoli autoconclusivi all'inizio della storia invece di raccontare cose importanti per concludere il tutto in modo più adatto. Un vero colpo basso e una svista troppo grossa da parte di un'autrice che è abituata a storie di alto livello e che forse si è fatta intrappolare dalla sua mania di raccontare sempre storie complesse, che però in tre volumi è impossibile fare bene.
Quel che ci resta è un'opera piena di malinconia, un'atmosfera angosciosa che si respira per tutta la storia senza capirne il motivo e un finale che, nonostante i vuoti narrativi, poteva risultare perfetto se non forzato da un ultimo capitolo conclusivo assolutamente inutile e gestito male.
Nonostante sia stato creato dopo la fine di "Black Bird" i disegni sono molto più approssimativi, le proporzioni spesso sbagliate, e viene quasi da pensare che la Sakurakouji abbia disegnato quest'opera un po' di fretta, forse con non tanta voglia, visto i meravigliosi disegni a cui ci ha sempre abituati.
"Last Notes" resta quindi un manga incompleto e pieno di difetti, un'opera da consigliare solamente a qualcuno che ama le storie leggere e senza troppe pretese (e con tanti bei ragazzi!) e che a parte tutti i difetti è comunque in grado di farti affezionare ai personaggi, di farti versare qualche lacrima e anche qualche risata.