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Nel variegato mondo dei jrpg realizzati in Giappone, una serie in particolare ha saputo farsi strada con il suo stile strambo ed originale, e, anche grazie alla peculiare tematica trattata, in poco tempo è riuscita a ritagliarsi una buona nicchia di appassionati, pronti a seguire fedelmente le avventure realizzate dalla Idea Factory.

Nata come parodia della console war della settima generazione, e cioè quella che ha coinvolto PlayStation 3, Xbox 360 e Wii, la serie Hyperdimension Neptunia è ambientata nel fantasioso mondo di Gameindustri, conteso da quattro CPU (Purple Heart, Black Heart, Green Heart, e White Heart), che, come divinità protettrici di Planeptune, Laistation, Leanbox, e Lowee, ovvero i quattro distretti in cui è suddiviso il mondo in omaggio alle console realmente esistenti (con Neptune nei panni della mai nata console della Sega), si danno battaglia fra di loro per aumentare la propria quota di mercato.

Una trama del genere ovviamente non poteva passare inosservata, e così, trainato dalla buone vendite, l'esperimento della Idea Factory si è ben presto trasformato in una trilogia per PlayStation 3 (e tanti spin-off), che, dopo aver goduto anche di un adattamento animato, è infine approdata su PlayStation Vita, con una versione, denominata Re;Birth - di cui Hyperdimension Neptunia Re;Birth 3 costituisce l'ultimo capitolo - , in cui l'idea Idea Factory, e soprattutto la Felistella, hanno messo mano ai giochi originali, per correggerne le evidenti carenze tecniche e, soprattutto, quei difetti del gameplay che a volte sapevano rendere alquanto frustrante l'esperienza di gioco.

La trama di Hyperdimension Neptunia Re;Birth 3 inizia con un prologo in cui le quattro dee di Gameindustry (Neptune, Noir, Blanc, e Vert), dopo gli eventi affrontati nei capitoli precedenti, si ritrovano comodamente sedute sul divano della casa di Neptune, intente a sfidarsi fra di loro ad un videogame che, tuttavia, a causa di un bug, si blocca all'improvviso sulla schermata di selezione dei personaggi.

In soccorso delle dee arriva prontamente la geniale sorellina di Neptune, Nepgear, con un rivoluzionario visore in grado di far entrare il giocatore nella realtà virtuale, che Vert decide di provare senza esitazione, usando Neptune come cavia ed inviandola così all'interno del gioco per scoprire la causa del fastidioso blocco. Risolta l'improvvisa crisi che aveva mandato su tutte le furie Neptune, i cui risparmi erano stati impiegati proprio per comprare la console e il gioco, l'attività videoludica delle dee è però nuovamente interrotta dall'arrivo di Histoire, l'oracolo di Planeptune, che, mentre Noir, Blanc, e Vert si dileguano nel nulla, riprende severamente Neptune e Nepgear, rimproverando loro di trascurare il lavoro di dee.

Dopo una lunga lavata di capo, le due ragazze sono quindi costrette da Histoire a svolgere alcuni lavoretti (con Neptune che scopre di essere tornata al livello 1 a causa della prolungata inattività), e, proprio durante una di queste missioni la povera Neptune si ritrova all'improvviso trasportata indietro nel tempo, per la precisione negli anni '80, dove nessuno peraltro sembra avere la minima idea di chi lei sia. Spersa in una realtà tanto simile al suo mondo di provenienza, ma, allo stesso tempo, per lei totalmente sconosciuta, Neptune riesce alla fine a mettersi in contatto con la sua linea temporale, ma, purtroppo per lei, il ritorno a casa si prospetta più difficile del previsto, essendo infatti necessario sconfiggere i Sette Saggi, ovvero sette boss il cui unico obbiettivo sembra essere quello di distruggere Gamindustri.

Come si può capire dall'incipit, Hyperdimension Neptunia Re;Birth 3 mantiene sostanzialmente fede a quella che è la premessa di base del gioco stesso - che, come detto, è quella di realizzare una parodia della vera console war -, proponendo una trama leggera e divertente, che anche grazie ai molti dialoghi in cui si da spazio al carattere delle protagoniste, si dimostra nel complesso piuttosto piacevole. Proprio il carattere delle cpu, peraltro, è la parte più interessante della narrazione del gioco, e ai personaggi già presenti nei precedenti capitoli (come la fredda Blanc, la bambinesca Neptune, e la superba Noir) si aggiunge Plutia (ovvero la CPU di Planeptune nell'universo parallelo), che pur somigliando molto a Neptune, quando si trasforma in Iris Heart diventa fredda e sadica (e Neptune infatti l'ha soprannomina Sadie).

Dal punto di vista del gameplay, Hyperdimension Neptunia Re;Birth 3 è sostanzialmente strutturato in una parte dedicata al combattimento, e una, piuttosto corposa, dedicata ai dialoghi tra i personaggi.

Per quanto riguarda la prima, il gioco segue uno schema alquanto semplice, basato sulla 'raccolta' di quest in giro per il mondo - rappresentato come una mappa in cui ci si può spostare nei vari punti di interesse - e su una serie di dungeon (in cui è presente anche una certa dose di backtraking), in cui il giocatore si muove lungo percorso abbastanza lineare, scontrandosi con nemici visibili (quindi niente incontro casuali) o dando avvio ad eventi che, di regola, portano ad affrontare il boss di turno.

Una volta avviato il combattimento, sul campo di battaglia possono essere presenti sino a quattro dee, le quali, seguendo il classico schema tanto caro ai jrpg vecchio stile, attaccano a turni, sfruttando una modalità per certi versi simile a quella degli rpg strategici. Libere di muoversi sul terreno di battaglia, gli attacchi delle dee non sono indirizzati contro uno specifico avversario, ma su delle aree, lasciando quindi al giocatore la possibilità di posizionarsi in modo da poter colpire anche più nemici con lo stesso colpo. Essi inoltre sono suddivisi in più colpi (durante un turno si danno più comandi), allo scopo di poter combinare le varie azioni a disposizione (attacco per ridurre l'armatura dell'avversario, attacco potente, attacco con colpi ripetuti), per poi finire i nemici con le EX Finish o le devastanti EXE Drive, che consumano gli SP accumulati con gli attacchi normali. Proprio grazie a tali punti, inoltre, sarà possibile accedere all'immancabile trasformazione, con cui le CPU assumono la loro forma 'divina', la Hard Drive Divinity, che il giocatore può personalizzare con ampia libertà.

Nel complesso non vi sono molte modifiche rispetto al gameplay originale, che d'altronde è stato usato come base per gli altri Rebirth, e il livello di difficoltà non è certo elevatissimo. Come già sa chi ha avuto modo di giocare ai precedenti capitoli della serie, inoltre, il grind è parte sostanziale dell'attività di gioco, anche se, il sistema di movimento sul campo di battaglia, attenua un po' lo sgradevole effetto derivante dalla necessità di ripetere le stesse azioni all'infinito.

Il denaro ottenuto con i combattimenti e i materiali raccolti nei vari dungeon (i 'tesori' sono rappresentati come delle scatolette) potranno poi essere utilizzati con il Remake System, che, come nei capitoli precedenti, permette ai giocatori di dare ampio sfogo al loro desiderio di personalizzazione, partendo dalla possibilità di sbloccare vari equipaggiamenti, sino ad arrivare addirittura alla creazione di interi dungeon.

A completare il quadro della modalità di gioco, che comunque possono essere ulteriormente espanse grazie ad una nutrita serie di dlc, molti dei quali gratuiti, è infine lo Stella's Dungeon, che soppianta il confusionario Scout System del gioco originale con un mini-game roguelike, il cui scopo consiste nel recuperare equipaggiamento e oggetti da poter poi utilizzare nel corso dell'avventura 'principale'.

Hyperdimension Neptunia Re;Birth 3, però, non è solo combattimenti, e così accanto alle innumerevoli battaglie è presente anche una corposa parte visual novel, fatta di dialoghi, anche molto lunghi, tra i vari personaggi. Come si può immaginare, visto lo stile della serie, questi dialoghi spesso non mancano di mettere in mostra il loro aspetto demenziale, ma, vuoi o non vuoi, agevolano l'immersione nell'atmosfera di gioco, e, come accennato in precedenza, in essi un ruolo particolare ha la new entry Plutia, che alterna un atteggiamento quasi svampito nella sua forma ordinaria (e ne viene fuori una 'gara' con la cara Neptune) ad uno improntato al sadismo estremo che si manifesta invece nella forma CPU.

Per quanto riguarda l'aspetto tecnico, la resa dei personaggi con il cel shading è decisamente degna di nota e simile a quella di un gioco di buon livello per PlayStation 3, mentre la resa ambientale, pur migliorata rispetto all'originale, è comunque su un livello solo accettabile (ma non oltre). Vero punto di forza dal punto di vista grafico, però, è la parte visual novel, con sprite bidimensionali di ottima qualità che costituiscono un valore aggiunto per le scene di intermezzo ove si svolgono i dialoghi.

Non molto ispirata è la colonna sonora del gioco, che resta piuttosto anonima, con la sola eccezione della bella opening, intitolata "decRave:tech(^_^)New;world", composta da nao sulla base musicale realizzata da Ryu (Blood Stain Child). La parte audio è comunque impreziosita dal doppio audio (attivabile mediante un dlc gratuito) che consente di selezionare il doppiaggio giapponese, con le voci originali che riescono subito a far presa sul giocatore perché perfettamente tarate sulle caratteristiche delle varie protagoniste.

Hyperdimension Neptunia Re;Birth 3 si inserisce nel percorso di rifacimento dei giochi della saga originale, che, come un po' tutti i titoli creati dalle sh giapponesi di dimensioni piccole, erano sostanzialmente giochi low budget ben distanti dallo sfruttare la potenzialità della PlayStation 3, con vari difetti di gameplay che, alla fine, appesantivano non poco l'esperienza di gioco. Il lavoro fatto dalla Felistella è però riuscito a smussare gran parte di tali problemi (soprattutto nel caso dei primi due capitoli), e il risultato complessivo è un jrpg piacevole che, pur non essendo perfetto, riesce a differenziarsi dalla massa con il suo stile demenziale e personaggi che riescono subito ad entrare nelle grazie del giocatore. Insomma, Hyperdimension Neptunia Re;Birth 3 è un acquisto certamente consigliato per chi apprezza il genere e non ha avuto modo di giocare con i giochi originali, ma, proprio grazie ai miglioramenti introdotti in questa versione per PlayStation Vita, esso può essere un buon acquisto anche per chi vuole rivivere questa avventura senza dover però confrontarsi nuovamente con quei limiti che sapevano rendere frustrante l'esperienza di gioco.