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7.0/10
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Vi piace volare? Sentirvi liberi? Perdervi tra le nuvole bianche del cielo? Allora questo anime fa per voi. “Ao no Kanata no Four Rhythm” (abbreviato “Aokana”) è una serie del 2016, composta da dodici episodi e classificabile come genere scolastico, fantascientifico e sportivo. Un mix non proprio comune, che riesce subito a catturare lo spettatore grazie al suo impianto fresco e limpido come l’acqua dell’oceano, che circonda l’arcipelago in cui è ambientata questa storia.

E a proposito della storia, come non iniziare da Asuka? Lei è la “First Lady” di quest’anime, colei che smuove la quiete giornaliera del giovane Masaya e lo riporta in un mondo che aveva deciso di abbandonare anni or sono. Un mondo dove è possibile volare grazie a delle speciali scarpe antigravitazionali, che permettono alle persone di spostarsi da un luogo all'altro semplicemente levitando nel cielo.
Di per sé sarebbe una scoperta sensazionale, ma non è questo il punto nevralgico della serie, e lo dimostra il fatto che l’ambientazione non risulta per nulla fantascientifica. Le persone si muovono ancora a piedi, come comuni mortali, e anche le varie abitazioni non destano sospetti. Insomma, un comunissimo paesino giapponese, dotato di scuola, di negozi e via dicendo.
Ma allora cosa rende originale quest’opera? Beh, lo sport del “Flyng Circus”, che sfrutta appunto le scarpe antigravitazionali e consiste in una sorta di gara aerea tra due concorrenti. Quattro boe galleggianti e un circuito a forma quadrangolare, attorno al quale i partecipanti dovranno correre. Ci sono essenzialmente due modi per fare punto: toccare per primi le boe (in sequenza numerica) o affrontare direttamente l’avversario, toccandogli la schiena.
Ecco allora che il tutto diventa un pizzico più emozionante, distaccandosi dalla solita commedia scolastica. Gare e tornei faranno il loro ingresso, senza dimenticarsi però delle piccole vicende quotidiane dei vari alunni.

Se dal lato sportivo non ho niente da dire, mi risulta più ostico parlare della creazione psicologica dei vari protagonisti. Il perché? Semplice: si alternano personaggi completi e a tutto tondo con protagonisti piuttosto vuoti e piatti. Forse è derivabile dal fatto che si è scelto di non approfondire l’aspetto sentimentale, o forse è semplicemente una mancanza di coraggio. Fatto sta che Asuka, la co-protagonista, è quella che più di tutti non mi ha comunicato nulla di particolare: classica “svampitella” che, da un momento all'altro, impara lo sport in questione e mostra subito incredibili e sensazionali capacità. Attira l’attenzione, anche se, in realtà, fa ben poco per meritarsela. Se avessero aggiunto un pizzico di sentimentalismo, sarebbe stata per forza di cose la partner di Masaya… E per fortuna così non è stato.
Tutt'altro schema, invece, viene adottato per Misaki, l’amica d’infanzia del protagonista. Lei sì che riesce a catturare l’attenzione, lei sì che conquista con il suo profilo completo e profondo, i suoi errori, tentennamenti e ripensamenti. Vuole mettersi in pari con Asuka, combatte, ma inutilmente… Uno spirito forte, ma allo stesso tempo debole, che impara ad affrontare la vita proprio nel corso dei vari episodi. Cresce e si evolve, una maturazione ben visibile, ma nemmeno così forzata, che si prolunga puntata dopo puntata, rendendo quest’anime un tocco più imprevedibile.
Masaya è il classico protagonista, che appassiona ma non troppo. A dispetto di molti altri anime, in questo caso decide di non mettersi in gioco direttamente, affrontando le varie sfida da un ottica un pochino più defilata. L’allenatore è un ruolo importante, ma forse troppo periferico per riuscire a conquistare del tutto il grande pubblico.

Molto buona la grafica, che emoziona e colpisce con i suoi colori limpidi e intensi. Le atmosfere rilassate vengono caricate di passione nei momenti maggiormente opportuni e, in particolare, durante le varie gare. Il design è piuttosto originale, anche se non in maniera così esorbitante. Non annoia e rende l’intera vicenda più che godibile.
E se la trama semplice ma efficace riesce a ottenere l’effetto voluto, anche il comparto audio non è da meno, con una colonna sonora studiata ed efficace, un doppiaggio discreto e privo di errori e un opening/ending tutto sommato affascinanti. La regia pone l’ultimo mattone a questa vicenda, aggiungendo un pizzico di imprevedibilità e tensione. Le dodici puntate scorrono in maniera fluida e spontanea, non pesano e c’è sempre voglia di guardare l’episodio successivo. E’ vero che il lavoro da compiere non era moltissimo, ma i pochi spunti a disposizione sono stati sfruttati dignitosamente.

Il finale è bello, anche se, onestamente, scontato. Un lieto fine di cui si sente l’odore fin dall'inizio, ma che non delude. Tutti i personaggi hanno trovato la propria strada e, sebbene ci siano ancora alcuni punti da approfondire, la vicenda principale sembra chiudersi in modo apprezzabile. Un addio? Più che altro un arrivederci, che apre a futuri prossimi e lontani… Che difficilmente avremo occasione di vedere.
Forse “Aokana” non ha ottenuto tutto il prestigio che meriterebbe, ma credo sia giusto portare alla ribalta un titolo “di nicchia” che offre esperienze interessanti e appassionanti.

Voto finale: 7