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2.5/10
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Ognuno di noi, nell'arco della propria vita, ha intrapreso (anche più volte) la ricerca di uno scopo, un obiettivo da perseguire, un elemento che dà significato alla propria esistenza. E "Rewrite", opera piuttosto complessa da descrivere, parla proprio di questo: un protagonista alla ricerca di un qualcosa che giustifichi la sua esistenza.
E qual è questa giustificazione? Beh... una delle necessità primordiali più forti in assoluto: la ricerca di un prosperoso paio di tette in cui affondare le proprie mani.
È questo lo scopo che, almeno inizialmente, muove Tennouji Kotaro, il giovane protagonista di "Rewrite". Ed è qualcosa che veramente in molti possono capire, in quanto ogni uomo, durante i turbinii della propria adolescenza, si è posto un tale obiettivo. E non solo: la passione per le tette è una delle cose che ci si trascina sempre, uno dei lasciti dell'adolescenza che ci accompagnano per tutta la vita. Quello che Kotaro non sa, sfortunatamente per lui, è fino a dove lo spingerà tale passione.
Philip Roth aveva scritto: “Un uomo non avrebbe i due terzi dei problemi che ha se non continuasse a cercare una donna da scopare. È il sesso a sconvolgere le nostre vite, solitamente ordinate". A parte il sesso vero e proprio, eventualità abbastanza rara nelle produzioni animate giapponesi, è indubbio che questa citazione racchiuda la causa iniziale di tutte le disavventure del nostro giovane protagonista.

Anche se, a dire il vero, è piuttosto difficile individuare queste disavventure nel marasma di accadimenti che si susseguono nell'anime. O meglio: alla deficitaria quantità di avvenimenti importanti, immersi in un abisso di trivialità, che accompagnano addirittura più di metà dell'opera.
Ebbene sì, tutta la prima sezione è essenzialmente costellata da accadimenti random, con un filo conduttore talmente tenue da risultare, nella stragrande maggioranza dei casi, invisibile.
La prima metà è, molto probabilmente, la parte migliore/peggiore. Peggiore perché, per i più pignoli, "Rewrite" non presenta né una sceneggiatura né qualcosa di vagamente simile ad essa. Migliore perché abbiamo davanti a noi un rimarchevole attenuamento delle più basilari regole di causa ed effetto, un vero generatore di scene random che decreta questa parte come una vera perla del trash. Avremo drammoni, avvenimenti stupidi oltre ogni limite, personaggi inutili che fanno sfoggio di sé... un vero caleidoscopio di roba fatta male che potrebbe oltremodo divertire coloro a cui piace la "roba fatta male". Il tutto con il nostro caro Kotaro come centro nevralgico di questo turbinio. E la cosa migliore (e qui non scherzo) è che in questa sezione l'opera non si prende troppo sul serio, a parte qualche drammino made in Key (roba trita e ritrita) che non guasta troppo il non-procedere dell'opera e aggiunge un tocco di 'trashosità' in più.
Sfortunatamente non tutto dura per sempre, e nell'episodio 7 fa capolino il peggior nemico di questo "Rewrite": la trama. Ebbene sì! Solo a metà inoltrata (mi preme ricordare che l'episodio 1 era un devastante susseguirsi di scene casuali a minutaggio addirittura doppio) inizieremo a scorgere ciò che in una normale opera è frequentemente una componente basilare, ma in "Rewrite" pare essere peggio della peste bubbonica. L'effetto della trama si farà presto sentire e, a causa della incredibile possanza psicologica dei tipici personaggi tratti da una visual novel (ovvero l'apoteosi della stereotipia), ci ritroveremo di fronte a un susseguirsi di eventi che ridefinisce tutti i ruoli del cast e strania lo spettatore. Proprio quando si iniziava ad abituarsi alla mancanza di nessi logici...
Questo peggioramento è globale, addirittura a un livello tale che persino il comparto tecnico inizia a risentirne.
E purtroppo dà il via a una terribile catena di eventi che causa il tracollo: proprio al termine, ci si ritrova con un finale seriosissimo contornato da numerosi drammi, che ben poco ha a che fare con il coacervo di scemenze che avevano accompagnato così a lungo lo spettatore.

È piuttosto difficile intuire l'obiettivo di quest'opera (anche alla luce del fatto che ne è stato annunciato un seguito); ma qualunque esso fosse, sicuramente non è stato raggiunto. E dubito anche che si siano avvicinati. L'unica cosa certa è che il loro scopo non era intrattenere lo spettatore con una storia avvincente.
Mi piacerebbe consigliare quest'opera agli amanti del trash, ma devo avvertirli del fatto che il loro elemento preferito non perdurerà fino alla fine. Ma, se hanno lo stomaco forte e possono reggere qualche dramma, nonché il finale più fuori luogo mai visto, allora "Rewrite" potrebbe essere fonte di soddisfazioni. Per tutti gli altri, che temo siano più del 90% di coloro che potrebbero imbattersi in questa recensione, credo sia meglio tenersi alla larga.