Recensione
Aku no Hana
8.0/10
Ho trovato questo anime pieno di spunti interessanti. Al di là della tecnica con la quale è stato realizzato (certamente non nuova, ma pur tuttavia non così utilizzata al giorno d'oggi) ho colto, o per lo meno mi è sembrato di cogliere, un messaggio sociologico. Abbiamo innanzitutto una feroce critica alla società nipponica in primis, ma potremmo estendere il concetto a tutta la società occidentale. Conformismo, emarginazione di chi appare più in difficoltà, di chi denota problemi a socializzare, di chi non è sempre sull'onda, nevrosi, sono tutti temi trattati più o meno approfonditamente nell'anime. I continui riferimenti ai poeti maledetti (chiara allusione anche nel titolo della serie) fornisce una chiave di lettura dell'opera, anche se forse talvolta un po' forzata.Devo anche dire che alcune situazioni mi hanno un po' infastidito poichè, di primo acchito, mi sembravano fin troppo esagerate e caricaturali. Anche in questa serie non manca qualche situazione stereotipata, ma se facciamo un passo indietro e guardiamo il quadro generale, senza soffermarci troppo sui dettagli, la serie è un bell'affresco della realtà giovanile (e per fortuna, non è tutto da buttare via, si intende).
Se lo scopo dell'anime era di fare riflettere lo spettatore, almeno nel mio caso ha funzionato.
La sigla finale l'ho trovata semplicemente geniale, completamente adatta allo spirito della serie, ovvero straniante e allucinata al punto giusto.
Se lo scopo dell'anime era di fare riflettere lo spettatore, almeno nel mio caso ha funzionato.
La sigla finale l'ho trovata semplicemente geniale, completamente adatta allo spirito della serie, ovvero straniante e allucinata al punto giusto.