Recensione
Il bouquet rosso
9.0/10
E' ormai noto che Rumiko Takahashi, oltre ad eccellere nelle storie (molto) lunghe, regali dei piccoli capolavori anche con le sue indimenticabili short stories.
Ne è un esempio "Il bouquet rosso", edito dall'ottima Star Comics in un'edizione con sovraccoperta e pagine a colori.
La caratteristica di fondo è quella degli "slice of life", frammenti di vita quotidiana raccontati con abile maestria e che servono da strumento di riflessione sui problemi che la società giapponese (e non solo) si trova ad affrontare giorno dopo giorno. I protagonisti, dunque, non sono personaggi leggendari o supereroi mirabolanti, ma persone comuni con i loro drammi e le loro gioie personali.
Non è la prima volta che la Takahashi compie un'operazione simile, ma è la prima volta che a farla da padrone è un elemento non comune nella vita di quest'autrice: la malinconia.
Ancora meglio, il senso di inadeguatezza: verso il datore e i colleghi di lavoro, il marito, il padre, la suocera, la moglie, ecc ecc...
Le storie auto-conclusive escono perciò totalmente dal seminato della "commedia romantica degli equivoci" che tanto ci ha fatto apprezzare questa autrice per spingersi verso un terreno nuovo, più maturo e introspettivo, che colpisce il lettore e lo spinge a riflettere su sé stesso.
Così facendo, ad esserne valorizzati sono i grandi "tesori" di ogni opera takahashiana: i personaggi. Veri costruttori della trama, veri compagni di viaggio del lettore, indimenticabili ed unici anche quando compaiono per pochi istanti. Tutto ciò rende "Il bouquet rosso" un piccolo capolavoro da non perdere per gli amanti dell'autrice.
Ne è un esempio "Il bouquet rosso", edito dall'ottima Star Comics in un'edizione con sovraccoperta e pagine a colori.
La caratteristica di fondo è quella degli "slice of life", frammenti di vita quotidiana raccontati con abile maestria e che servono da strumento di riflessione sui problemi che la società giapponese (e non solo) si trova ad affrontare giorno dopo giorno. I protagonisti, dunque, non sono personaggi leggendari o supereroi mirabolanti, ma persone comuni con i loro drammi e le loro gioie personali.
Non è la prima volta che la Takahashi compie un'operazione simile, ma è la prima volta che a farla da padrone è un elemento non comune nella vita di quest'autrice: la malinconia.
Ancora meglio, il senso di inadeguatezza: verso il datore e i colleghi di lavoro, il marito, il padre, la suocera, la moglie, ecc ecc...
Le storie auto-conclusive escono perciò totalmente dal seminato della "commedia romantica degli equivoci" che tanto ci ha fatto apprezzare questa autrice per spingersi verso un terreno nuovo, più maturo e introspettivo, che colpisce il lettore e lo spinge a riflettere su sé stesso.
Così facendo, ad esserne valorizzati sono i grandi "tesori" di ogni opera takahashiana: i personaggi. Veri costruttori della trama, veri compagni di viaggio del lettore, indimenticabili ed unici anche quando compaiono per pochi istanti. Tutto ciò rende "Il bouquet rosso" un piccolo capolavoro da non perdere per gli amanti dell'autrice.