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Ancor prima che uscisse, "Violet Evergarden" generò enormi aspettative nel pubblico. Tutti non poterono fare a meno di rimanere a bocca aperta davanti alla bellezza delle animazioni, che già dai primi trailer rilasciati si capiva sarebbe stata eccellente e di gran lunga sopra la media per un anime a puntate che deve uscire ogni settimana.
Tutti lo attendevano, tutti volevano vederlo.

Una volta uscito, però, il pubblico si divise in due: da una parte quelli che lo criticavano per la sua lentezza o per la trama poco interessante, dall'altra quelli che lo elogiavano.
Tuttavia, sia detrattori che sostenitori erano d'accordo su una cosa: l'assoluta qualità dell'apparato tecnico. I trailer magnifici non erano un inganno, la serie dimostrò fin dal primo episodio quanto avesse da offrire dal punto di vista grafico. I disegni, le animazioni, gli sfondi, ogni singola cosa era a dir poco stupenda. Molte volte, durante la visione, mi ritrovai a bocca aperta davanti alla bellezza di ciò che stavo vedendo scorrere sullo schermo.
Non c'era un singolo disegno fatto male. Ho anche provato a vedere alcune scene a rallentatore per esaminare i fotogrammi chiave, ma non ne ho trovato nessuno fatto male. Ogni singolo frame era ben disegnato. Una simile qualità visiva non è rara nell'animazione giapponese, ma solo nei lungometraggi, ovvero produzioni multimilionarie che hanno alle loro spalle anni interi di lavoro prima che escano. Ma per "Violet Evergarden", un anime a cadenza settimanale, un simile apparato tecnico è solo da applaudire.
Avere Netflix, un'azienda enorme e ricchissima, come produttore sicuramente ha giocato il suo ruolo nella qualità visiva della serie, dato che possono permettersi di mettere a disposizione degli studi d'animazione un budget considerevole.

Parlando della trama, ammetto che io ero uno dei più scettici all'inizio; la protagonista non mi convinceva, il ritmo era eccessivamente lento e gli episodi erano quasi tutti autoconclusivi.
Tuttavia, continuai imperterrito a seguirlo. Non so bene perché, ma c'era qualcosa che mi impediva di smettere di guardarlo settimana dopo settimana.
Ad ogni episodio, la nostra protagonista entrava in contatto con nuovi personaggi, tutti con un problema emotivo che li attanagliava, e lei doveva aiutarli a superarli con la sua abilità nella scrittura. Ciascuno di questi personaggi aveva sempre delle storie da raccontare, le quali avrebbero lasciato un segno indelebile nel cuore della nostra protagonista. Inizialmente, Violet era quasi un automa, non riusciva a capire neanche le più basilari delle emozioni. Ma di puntata in puntata, di storia in storia, si è evoluta sempre di più, maturando sia come scrittrice di lettere sia come persona. Lei voleva riuscire a capire cosa fosse l'amore, quel sentimento che tutti provano per qualcosa o qualcuno, e ognuno dei suoi "clienti" glielo ha fatto comprendere in ogni sua singola sfaccettatura. L'amore per la famiglia, l'amore romantico, l'amore per una professione, qualsiasi tipo di amore viene analizzato, vissuto e, infine, compreso da Violet che, poco a poco, da essere senza un minimo di empatia arriverà a versare lacrime di profonda tristezza davanti alla sofferenza che spesso porta un sentimento così bello ma allo stesso tempo difficile, e arriverà a provare empatia verso gli altri. E questa sua graduale comprensione si trasformerà in fonte di sofferenza anche per lei, facendo tornare a galla terribili ricordi del suo passato pronti a tormentarla.
Dal quinto episodio in poi, soprattutto, le storie dei clienti si fanno sempre migliori, intense e drammatiche, infatti mentirei se dicessi di non aver versato una lacrima in più di un'occasione.
E le ultime puntate hanno concluso più che a dovere una serie, tutto sommato, meritevole.

Un anime semplice nelle meccaniche narrative, ma che è riuscito a coinvolgermi nel dolore provato dai suoi personaggi, in parte grazie anche alle animazioni spettacolari che facevano risaltare ogni scena.
"Violet Evergarden" va visto, secondo me. Non è una serie perfetta, ha senz'altro dei difetti ben evidenti e non a tutti può piacere la struttura autoconclusiva degli episodi, ma, se volete qualcosa di abbastanza coinvolgente, ben raccontato, emotivamente coinvolgente in alcune occasioni e visivamente indimenticabile, ve lo consiglio.