Recensione
DARLING in the FRANXX
5.5/10
Attenzione: la recensione contiene spoiler
“DARLING in the FRANXX” può essere definito il classico esempio di “tanto fumo e niente arrosto”.
Se con “Kill la Kill” lo studio TRIGGER e i suoi collaboratori erano riusciti a soddisfarmi, per quanto l’opera non fosse eccellente, con quest’ultimo prodotto hanno mancato il bersaglio, e di parecchio. E mi dispiace, perché a giudicare dalle premesse si prospettava una serie magari non originalissima (vedi le somiglianze con "Evangelion") ma comunque interessante, invece sono rimasta parecchio delusa, queste ventiquattro puntate mi hanno lasciato davvero pochissimo, a parte l’impressione di aver visionato un’opera incompleta.
Ecco, “DARLING in the FRANXX” fa essenzialmente questo: butta nel calderone un sacco di roba, del materiale che a conti fatti potrebbe portare a uno sviluppo delle vicende assai intrigante, per poi sprecarlo in favore di elementi superflui (vedi gli inutili episodi slice of life) e spiegare il tutto in modo approssimativo, lasciando in sospeso parecchie questioni decisamente più interessanti delle ridicole e superficiali vicissitudini amorose dei vari protagonisti.
La trama tutto sommato parte anche bene, catapultandoci in un mondo distopico in cui la terra si è ormai ridotta quasi del tutto a un immenso deserto e l’umanità, rintanatasi a vivere in città rinforzate chiamate Plantation, è minacciata da delle forme di vita indefinite denominate Stridiosauri. L’unica arma su cui gli esseri umani possono contare sono i FranXX, dei particolari mecha che possono essere pilotati solo da una coppia composta da un maschio e da una femmina (Nine’s a parte, ma non facciamoci domande che qui la coerenza è relativa). Ed è proprio ai nostri protagonisti – i cosiddetti “Bambini” della Squadra 13, nati e cresciuti con tale scopo – che spetta il compito di guidare i FranXX e proteggere il genere umano.
Il protagonista è Hiro, un ragazzo un tempo considerato un genio ma ora incapace di pilotare i FranXX per ragioni sconosciute. Il suo destino sembra segnato, ma l’incontro con Zero Two, una strana ragazza con sangue di Stridiosauro, munita di corna e con la quale Hiro riesce per la prima volta a guidare un FranXX, gli cambia la vita, permettendogli finalmente di diventare qualcuno agli occhi degli “Adulti e del “Padre”, una misteriosa figura che veglia su tutto e tutti.
Sembra interessante, vero?
Il “Padre” e i suoi sottoposti poi puzzano già a chilometri di distanza, no?
Già, peccato che tutti questi elementi siano stati sacrificati in favore dei già citati episodi slice of life, che ho trovato alquanto superflui, e della barbosa quanto forzata storia romantica fra Hiro e Zero Two. Per non parlare poi del modo in cui sono stati presentati i VIRM, leggasi i veri antagonisti della storia, introdotti solo nei quattro episodi finali, quando in ben ventiquattro puntate il tempo per approfondirli e spiegare i loro obiettivi e le loro motivazioni in maniera più esaustiva c’era eccome. E fossero solo questi i problemi della trama! L’anime finisce lasciando senza risposta un sacco di domande.
Giusto per fare qualche esempio…
Qual è l’origine vera e propria degli Stridiosauri? Perché Hiro, ancor prima di conoscere Zero Two e bere il suo sangue, era considerato un soggetto di ricerca speciale? Perché pilotando insieme a Zero Two diventa anche lui un mezzo Stridiosauro? Non avrebbe dovuto diventarlo molto prima, avendo ingerito il sangue della ragazza da bambino? Cosa sono i globuli gialli e tutte le schifezze che vengono iniettate ai protagonisti? E perché guidare i FranXX porta all’invecchiamento precoce? Non lo sapremo mai.
Insomma, vengono introdotte un sacco di tematiche interessanti, molte delle quali anche abbastanza mature e con un grossissimo potenziale, che incuriosiscono lo spettatore e lo portano giustamente a porsi numerosi quesiti, per poi lasciarlo a bocca asciutta nell’ultima puntata. O almeno io ho avuto questa sensazione.
Un altro punto a sfavore è costituito sicuramente dal fanservice dilagante.
Se in “Kill la Kill” si trattava di una cosa voluta, essendo la serie stessa una presa in giro a molti stereotipi dell’animazione nipponica e al fanservice stesso, in “DARLING in the FRANXX” si va giù di prepotenza, piazzandolo dove non serve e in una maniera che personalmente ho trovato alquanto fastidiosa. E mi sa che avete già capito dove voglio andare a parare.
Insomma, in base a quale assurdo principio, mentre il maschio se ne sta bello spaparanzato sul sedile, le ragazze devono pilotare i FranXX posizionate a novanta gradi? Con i comandi che spuntano dalle natiche, tra l’altro! Senza contare poi i gemiti che emettono nell’istante in cui avviene il collegamento con il partner. È chiaro che si tratti di un’allusione al rapporto sessuale, peccato che nemmeno questo fattore sia stato approfondito, dato che non si capisce perché per pilotare un mecha sia necessario possedere ancora le funzioni riproduttive. No, sul serio, che c’entra?
Menzione d’onore anche per i robottoni con il seno poi, ci mancava solo che sparassero le zinne come Go Nagai insegna.
La vera nota dolente di questo anime, tuttavia, sono i personaggi.
Eccezion fatta per Goro e Zorome (il primo è l’unico a ragionare razionalmente e il secondo riesce a maturare un po’), li ho trovati quasi tutti estremamente piatti, noiosi e gestiti in maniera frettolosa, mentre le relazioni fra loro mi sono parse di una superficialità imbarazzante (*coff* Ikuno che si scopre improvvisamente lesbica e vuole limonarsi Ichigo *coff*), compresa quella fra Hiro e Zero Two.
Hiro è un protagonista scialbo, anonimo, che non merita di certo tutte le attenzioni che riceve dal resto del cast e viene definito speciale perché… perché sì, non c’è una spiegazione, lui è speciale e basta. La cosa bella poi è che molti dei suoi compagni lo reputano una nullità per via del suo essere apparentemente incapace di pilotare un FranXX ma, al tempo stesso, non fanno che ribadire quanto lui sia speciale. Anche a livello di caratterizzazione poi l’ho trovato davvero immeritevole del titolo di protagonista, a conti fatti è un’ameba capace solo di pensare a Zero Two, pur di stare accanto a lei (malgrado la sua pericolosità, visto che la signorina lo porta in più occasioni sull’orlo della morte) sarebbe capace di mandare a morire tutti gli altri suoi compagni. L’unico tratto che spicca in lui è proprio l’egoismo smisurato, ho seriamente goduto quando, in uno degli ultimi episodi, Goro gli ha fatto una ramanzina a riguardo.
Non si salva neanche Zero Two. Sebbene trovi il suo design molto accattivante, la reputo un personaggio estremamente mal scritto, è stata capace solo di irritarmi dal primo all’ultimo episodio con le sue continue crisi di bipolarismo e i suoi ripetuti cambi di personalità da una scena all’altra.
La storia romantica fra lei e Hiro poi, come ho già detto sopra, mi è parsa una forzatura gigantesca (seconda solo all’amore fra Kokoro e Mitsuru, ma di quello parlerò più avanti), sembrava che loro dovessero stare insieme solo perché destinati e stop, il tutto condito dalla leggenda cinese del Jian, l’uccello dotato di una sola ala incapace di volare senza un partner. Il che è pure interessante come punto di partenza, ma poi a lungo andare si rivela solo noioso, dato che il tutto viene ripetuto fino allo sfinimento. Anche il modo in cui i due si incontrano da bambini è forzatissimo. Seriamente, com’è possibile che due marmocchi siano riusciti a eludere senza problemi i sistemi di sicurezza della base in cui erano segregati? Tra l’altro Zero Two, che era un soggetto di ricerca molto prezioso e che quindi non poteva essere lasciato libero, perché veniva tenuta in una camera con tanto di finestra che dava verso l’esterno e, tra l’altro, neanche munita di grate o vetri infrangibili? Evidentemente i produttori della serie non sono stati capaci di trovare un modo più plausibile per farle incontrare Hiro, visto che lui riesce a farla scappare spaccando la finestra con un sasso. Molto credibile, eh.
Kokoro e Mitsuru, la seconda coppia più importante, riescono a essere ancora peggiori.
Stavano anche partendo benino, iniziando a conoscersi tramite una passione in comune, peccato però che il loro rapporto passi improvvisamente da zero a cento, con Mitsuru che da lastra di legno monoespressiva quale era inizialmente diventa fidanzatino dolce e premuroso, arrivando addirittura ad avere un amplesso con Kokoro quando fino a qualche settimana prima i due non sapevano neanche cosa fosse un semplice bacio. Seriamente, non basta solo un libricino sulla riproduzione per comprendere appieno il sesso e tutto ciò che ne deriva, si tratta di qualcosa di molto più complesso, soprattutto per dei ragazzini lasciati crescere volutamente nell’ignoranza da sotto questo punto di vista. Capisco che i produttori volessero raccontare anche di un gruppo di adolescenti ingenui che si ritrovano ad avere a che fare con la pubertà e la scoperta delle naturali pulsioni umane, ma così è decisamente tutto troppo sbrigativo.
E qual è la cosa peggiore? Kokoro rimane pure gravida! A quindici o sedici anni! Ma scherziamo? Nessun accenno al fatto che si tratta a tutti gli effetti di una ragazza madre? Niente di tutto questo, come se la nascita di un figlio, specie con dei genitori così giovani, fosse una bazzecola.
Inoltre, sulla questione gravidanza e bambini vorrei fare un appunto per quanto riguarda il finale della serie, dove vediamo quasi tutti i protagonisti figliare allegramente come conigli (Kokoro e Mitsuru ci prendono pure gusto, dato che non fanno in tempo a mettere al mondo la prima figlia che al termine dell’episodio 24 aspettano già il quarto pargolo). Io capisco che in Giappone il drastico calo delle nascite rappresenti un problema piuttosto grave e che si voglia cercare di diffondere dei messaggi a riguardo attraverso le opere d’intrattenimento come gli anime o i telefilm, ma non è certo mostrando un manipolo di persone che sfornano bambini a nastro che si sensibilizza sulla questione, anzi.
Sugli altri personaggi non penso ci sia molto da dire, sono tutti abbozzati e caratterizzati in modo superficiale (vedi i poveri Futoshi e Miku, che non hanno avuto diritto neanche a una side story personale), oppure messi lì a caso e senza uno scopo preciso, come la Principessa degli Stridiosauri, che ancora non ho capito a cosa serva, dato che ci viene presentata in pompa magna per poi venire bruciata nel giro di manco due episodi. Un velo pietoso va steso anche sul gruppetto dei Nine’s, che all’inizio sono solo dei tizi odiosi che poi diventano buoni a caso e si sacrificano ancora più a caso.
Ebbene, visto che per ora ho espresso solo delle critiche, questo anime ha dei lati positivi? Certamente!
A livello tecnico l’ho trovato impeccabile. Il chara design, seppur molto semplice e classico, è carino, i combattimenti sono piacevoli da guardare (anche se decisamente troppo incentrati su Hiro e Zero Two, avrei preferito vedere più in azione anche le altre coppie con i loro FranXX) e le animazioni molto fluide e ben realizzate. La parte migliore però sono senza dubbio le colonne sonore, tutte molto azzeccate, specialmente le ending, che ho particolarmente apprezzato, sia come musica sia come testi. Decisamente sprecate per un anime che, nel complesso, a livello qualitativo risulta un prodotto alquanto scadente.
Che dire, dunque? Il mio voto è un cinque e mezzo, se non fosse stato per l’eccellente comparto tecnico e per il potenziale che aveva quest’opera avrebbe ricevuto una valutazione molto più bassa da parte mia, sebbene non sia comunque riuscita a dargli la sufficienza. Per me è stato senza dubbio uno degli anime più frustranti di questo 2018.
“DARLING in the FRANXX” può essere definito il classico esempio di “tanto fumo e niente arrosto”.
Se con “Kill la Kill” lo studio TRIGGER e i suoi collaboratori erano riusciti a soddisfarmi, per quanto l’opera non fosse eccellente, con quest’ultimo prodotto hanno mancato il bersaglio, e di parecchio. E mi dispiace, perché a giudicare dalle premesse si prospettava una serie magari non originalissima (vedi le somiglianze con "Evangelion") ma comunque interessante, invece sono rimasta parecchio delusa, queste ventiquattro puntate mi hanno lasciato davvero pochissimo, a parte l’impressione di aver visionato un’opera incompleta.
Ecco, “DARLING in the FRANXX” fa essenzialmente questo: butta nel calderone un sacco di roba, del materiale che a conti fatti potrebbe portare a uno sviluppo delle vicende assai intrigante, per poi sprecarlo in favore di elementi superflui (vedi gli inutili episodi slice of life) e spiegare il tutto in modo approssimativo, lasciando in sospeso parecchie questioni decisamente più interessanti delle ridicole e superficiali vicissitudini amorose dei vari protagonisti.
La trama tutto sommato parte anche bene, catapultandoci in un mondo distopico in cui la terra si è ormai ridotta quasi del tutto a un immenso deserto e l’umanità, rintanatasi a vivere in città rinforzate chiamate Plantation, è minacciata da delle forme di vita indefinite denominate Stridiosauri. L’unica arma su cui gli esseri umani possono contare sono i FranXX, dei particolari mecha che possono essere pilotati solo da una coppia composta da un maschio e da una femmina (Nine’s a parte, ma non facciamoci domande che qui la coerenza è relativa). Ed è proprio ai nostri protagonisti – i cosiddetti “Bambini” della Squadra 13, nati e cresciuti con tale scopo – che spetta il compito di guidare i FranXX e proteggere il genere umano.
Il protagonista è Hiro, un ragazzo un tempo considerato un genio ma ora incapace di pilotare i FranXX per ragioni sconosciute. Il suo destino sembra segnato, ma l’incontro con Zero Two, una strana ragazza con sangue di Stridiosauro, munita di corna e con la quale Hiro riesce per la prima volta a guidare un FranXX, gli cambia la vita, permettendogli finalmente di diventare qualcuno agli occhi degli “Adulti e del “Padre”, una misteriosa figura che veglia su tutto e tutti.
Sembra interessante, vero?
Il “Padre” e i suoi sottoposti poi puzzano già a chilometri di distanza, no?
Già, peccato che tutti questi elementi siano stati sacrificati in favore dei già citati episodi slice of life, che ho trovato alquanto superflui, e della barbosa quanto forzata storia romantica fra Hiro e Zero Two. Per non parlare poi del modo in cui sono stati presentati i VIRM, leggasi i veri antagonisti della storia, introdotti solo nei quattro episodi finali, quando in ben ventiquattro puntate il tempo per approfondirli e spiegare i loro obiettivi e le loro motivazioni in maniera più esaustiva c’era eccome. E fossero solo questi i problemi della trama! L’anime finisce lasciando senza risposta un sacco di domande.
Giusto per fare qualche esempio…
Qual è l’origine vera e propria degli Stridiosauri? Perché Hiro, ancor prima di conoscere Zero Two e bere il suo sangue, era considerato un soggetto di ricerca speciale? Perché pilotando insieme a Zero Two diventa anche lui un mezzo Stridiosauro? Non avrebbe dovuto diventarlo molto prima, avendo ingerito il sangue della ragazza da bambino? Cosa sono i globuli gialli e tutte le schifezze che vengono iniettate ai protagonisti? E perché guidare i FranXX porta all’invecchiamento precoce? Non lo sapremo mai.
Insomma, vengono introdotte un sacco di tematiche interessanti, molte delle quali anche abbastanza mature e con un grossissimo potenziale, che incuriosiscono lo spettatore e lo portano giustamente a porsi numerosi quesiti, per poi lasciarlo a bocca asciutta nell’ultima puntata. O almeno io ho avuto questa sensazione.
Un altro punto a sfavore è costituito sicuramente dal fanservice dilagante.
Se in “Kill la Kill” si trattava di una cosa voluta, essendo la serie stessa una presa in giro a molti stereotipi dell’animazione nipponica e al fanservice stesso, in “DARLING in the FRANXX” si va giù di prepotenza, piazzandolo dove non serve e in una maniera che personalmente ho trovato alquanto fastidiosa. E mi sa che avete già capito dove voglio andare a parare.
Insomma, in base a quale assurdo principio, mentre il maschio se ne sta bello spaparanzato sul sedile, le ragazze devono pilotare i FranXX posizionate a novanta gradi? Con i comandi che spuntano dalle natiche, tra l’altro! Senza contare poi i gemiti che emettono nell’istante in cui avviene il collegamento con il partner. È chiaro che si tratti di un’allusione al rapporto sessuale, peccato che nemmeno questo fattore sia stato approfondito, dato che non si capisce perché per pilotare un mecha sia necessario possedere ancora le funzioni riproduttive. No, sul serio, che c’entra?
Menzione d’onore anche per i robottoni con il seno poi, ci mancava solo che sparassero le zinne come Go Nagai insegna.
La vera nota dolente di questo anime, tuttavia, sono i personaggi.
Eccezion fatta per Goro e Zorome (il primo è l’unico a ragionare razionalmente e il secondo riesce a maturare un po’), li ho trovati quasi tutti estremamente piatti, noiosi e gestiti in maniera frettolosa, mentre le relazioni fra loro mi sono parse di una superficialità imbarazzante (*coff* Ikuno che si scopre improvvisamente lesbica e vuole limonarsi Ichigo *coff*), compresa quella fra Hiro e Zero Two.
Hiro è un protagonista scialbo, anonimo, che non merita di certo tutte le attenzioni che riceve dal resto del cast e viene definito speciale perché… perché sì, non c’è una spiegazione, lui è speciale e basta. La cosa bella poi è che molti dei suoi compagni lo reputano una nullità per via del suo essere apparentemente incapace di pilotare un FranXX ma, al tempo stesso, non fanno che ribadire quanto lui sia speciale. Anche a livello di caratterizzazione poi l’ho trovato davvero immeritevole del titolo di protagonista, a conti fatti è un’ameba capace solo di pensare a Zero Two, pur di stare accanto a lei (malgrado la sua pericolosità, visto che la signorina lo porta in più occasioni sull’orlo della morte) sarebbe capace di mandare a morire tutti gli altri suoi compagni. L’unico tratto che spicca in lui è proprio l’egoismo smisurato, ho seriamente goduto quando, in uno degli ultimi episodi, Goro gli ha fatto una ramanzina a riguardo.
Non si salva neanche Zero Two. Sebbene trovi il suo design molto accattivante, la reputo un personaggio estremamente mal scritto, è stata capace solo di irritarmi dal primo all’ultimo episodio con le sue continue crisi di bipolarismo e i suoi ripetuti cambi di personalità da una scena all’altra.
La storia romantica fra lei e Hiro poi, come ho già detto sopra, mi è parsa una forzatura gigantesca (seconda solo all’amore fra Kokoro e Mitsuru, ma di quello parlerò più avanti), sembrava che loro dovessero stare insieme solo perché destinati e stop, il tutto condito dalla leggenda cinese del Jian, l’uccello dotato di una sola ala incapace di volare senza un partner. Il che è pure interessante come punto di partenza, ma poi a lungo andare si rivela solo noioso, dato che il tutto viene ripetuto fino allo sfinimento. Anche il modo in cui i due si incontrano da bambini è forzatissimo. Seriamente, com’è possibile che due marmocchi siano riusciti a eludere senza problemi i sistemi di sicurezza della base in cui erano segregati? Tra l’altro Zero Two, che era un soggetto di ricerca molto prezioso e che quindi non poteva essere lasciato libero, perché veniva tenuta in una camera con tanto di finestra che dava verso l’esterno e, tra l’altro, neanche munita di grate o vetri infrangibili? Evidentemente i produttori della serie non sono stati capaci di trovare un modo più plausibile per farle incontrare Hiro, visto che lui riesce a farla scappare spaccando la finestra con un sasso. Molto credibile, eh.
Kokoro e Mitsuru, la seconda coppia più importante, riescono a essere ancora peggiori.
Stavano anche partendo benino, iniziando a conoscersi tramite una passione in comune, peccato però che il loro rapporto passi improvvisamente da zero a cento, con Mitsuru che da lastra di legno monoespressiva quale era inizialmente diventa fidanzatino dolce e premuroso, arrivando addirittura ad avere un amplesso con Kokoro quando fino a qualche settimana prima i due non sapevano neanche cosa fosse un semplice bacio. Seriamente, non basta solo un libricino sulla riproduzione per comprendere appieno il sesso e tutto ciò che ne deriva, si tratta di qualcosa di molto più complesso, soprattutto per dei ragazzini lasciati crescere volutamente nell’ignoranza da sotto questo punto di vista. Capisco che i produttori volessero raccontare anche di un gruppo di adolescenti ingenui che si ritrovano ad avere a che fare con la pubertà e la scoperta delle naturali pulsioni umane, ma così è decisamente tutto troppo sbrigativo.
E qual è la cosa peggiore? Kokoro rimane pure gravida! A quindici o sedici anni! Ma scherziamo? Nessun accenno al fatto che si tratta a tutti gli effetti di una ragazza madre? Niente di tutto questo, come se la nascita di un figlio, specie con dei genitori così giovani, fosse una bazzecola.
Inoltre, sulla questione gravidanza e bambini vorrei fare un appunto per quanto riguarda il finale della serie, dove vediamo quasi tutti i protagonisti figliare allegramente come conigli (Kokoro e Mitsuru ci prendono pure gusto, dato che non fanno in tempo a mettere al mondo la prima figlia che al termine dell’episodio 24 aspettano già il quarto pargolo). Io capisco che in Giappone il drastico calo delle nascite rappresenti un problema piuttosto grave e che si voglia cercare di diffondere dei messaggi a riguardo attraverso le opere d’intrattenimento come gli anime o i telefilm, ma non è certo mostrando un manipolo di persone che sfornano bambini a nastro che si sensibilizza sulla questione, anzi.
Sugli altri personaggi non penso ci sia molto da dire, sono tutti abbozzati e caratterizzati in modo superficiale (vedi i poveri Futoshi e Miku, che non hanno avuto diritto neanche a una side story personale), oppure messi lì a caso e senza uno scopo preciso, come la Principessa degli Stridiosauri, che ancora non ho capito a cosa serva, dato che ci viene presentata in pompa magna per poi venire bruciata nel giro di manco due episodi. Un velo pietoso va steso anche sul gruppetto dei Nine’s, che all’inizio sono solo dei tizi odiosi che poi diventano buoni a caso e si sacrificano ancora più a caso.
Ebbene, visto che per ora ho espresso solo delle critiche, questo anime ha dei lati positivi? Certamente!
A livello tecnico l’ho trovato impeccabile. Il chara design, seppur molto semplice e classico, è carino, i combattimenti sono piacevoli da guardare (anche se decisamente troppo incentrati su Hiro e Zero Two, avrei preferito vedere più in azione anche le altre coppie con i loro FranXX) e le animazioni molto fluide e ben realizzate. La parte migliore però sono senza dubbio le colonne sonore, tutte molto azzeccate, specialmente le ending, che ho particolarmente apprezzato, sia come musica sia come testi. Decisamente sprecate per un anime che, nel complesso, a livello qualitativo risulta un prodotto alquanto scadente.
Che dire, dunque? Il mio voto è un cinque e mezzo, se non fosse stato per l’eccellente comparto tecnico e per il potenziale che aveva quest’opera avrebbe ricevuto una valutazione molto più bassa da parte mia, sebbene non sia comunque riuscita a dargli la sufficienza. Per me è stato senza dubbio uno degli anime più frustranti di questo 2018.