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All'inizio degli anni '70 Go Nagai era l'astro nascente del mondo dei manga. Con opere come "Harenchi Gakuen" e "Abashiri Ikka" era riuscito a creare un blend di comicita', violenza ed erotismo che aveva riscosso un notevole successo e sconvolto il conformismo della societa' giapponese dell'epoca. Inoltre fondando la sua casa di produzione Dynamic Planning aveva rafforzato il suo potere contrattuale con gli editori. All'inizio del 1972 Nagai fu contattato dalla Toei Doga per creare una versione animata del suo manga Mao Dante, che divento' poi Devilman. Durante le riunioni per definire i dettagli del progetto Devilman, Nagai propose un altro soggetto alla Toei, Mazinga Z, scaturito da un intuizione che aveva avuto mentre era in auto in coda nelle strade di Tokyo. La Toei fu entusiasta della nuova proposta e mise in cantiere anche il progetto di Mazinga Z chiedendo a Nagai di occuparsi personalmente della serializzazione manga sulle pagine di Weekly Shonen Jump, su cui aveva gia' registrato un enorme successo con "Harenchi Gakuen". Gli editori della Shueisha accettarono controvoglia il fatto di pubblicare una riduzione di un anime a patto che la serializzazione sul settimanale iniziasse prima della serie tv, determinando cosi' un evoluzione della storia completamente diversa da quella della controparte televisiva. Una introduzione cosi' lunga e' necessaria a spiegare le vicissitudini che hanno accompagnato la versione manga di Go Nagai di Mazinga Z e a motivare il mio pessimo giudizio su quest'opera. Detto francamente, il Mazinga di Nagai e' un manga "illeggibile", fatto di episodi autoconclusivi dalla trama appena abbozzata e completamente slegati l'uno dall'altro, in cui il fattore avventura a sfondo tecnologico, passa in secondo piano lasciando spazio al fattore ecchi e ad un proto fanservice che Nagai avrebbe presto saputo rendere remunerativo con Cutie Honey. Il tratto di Nagai, gia' ruvido di suo, e' qui impreciso e quasi disattento, e affoga in una narrazione che strizza l'occhio piu' ad una comicita' da commedia scollacciata piuttosto che enfatizzare la tensione nelle scene d'azione. Inoltre sembra che Nagai fosse stato costretto a creare una specie di clone di "Harenchi Gakuen" dagli stessi editori della Shueisha. La serializzazione deluse le aspettative e fu spostata su un periodico per bambini edito da Kodansha, allineandolo al target televisivo. Da questo punto Nagai perde completamente interesse nel disegnare un manga che non avrebbe mai voluto realizzare personalmente e le storie si limitano a brevi combattimenti di poche pagine peraltro pessimamente sceneggiati.
In conclusione molto meglio la versione di Ota che pur seguendo pedissequamente l'evolversi della serie tv, aggiunge degli episodi sorprendenti e superbamente disegnati, cosa che il Mazinga di Nagai non riesce mai a proporre.