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I rapporti umani, si sa, soprattutto oggi, sono molto complessi e sovrastrutturati, per questo soltanto riflettere sulla loro natura rappresenta un notevole atto di coraggio.
Se nella prima stagione abbiamo potuto vivere un Hachiman aspro, acerbo nel rapportarsi con le persone che si stanno avvicinando a lui (e alle quali inconsapevolmente si avvicina) e sprezzante nel leggere le azioni altrui, si nota col passare del tempo come la serie maturi insieme a lui. L'incedere delle puntate non riguarderà più solo la costruzione di una relazione esperienziale tra i tre componenti del Club del Volontariato, ma si soffermerà sulla natura stessa del rapporto tra di loro, sia attraverso l'incidenza positiva o negativa di personaggi "esterni" (menzioni speciali vanno sia alla professoressa, illuminante in ogni suo intervento, sia alla kohai Iroha, che ricopre il difficile ruolo di mina vagante) sia attraverso le interazioni dirette e indirette tra i veri protagonisti di questa vicenda. Una vicenda umana, che profuma di quella sottile malinconia che si può assaporare durante un crepuscolo primaverile, un intreccio unico nel suo genere per la straordinaria peculiarità e completezza di ogni suo componente, ma che al tempo stesso potrebbe riguardare ognuno di noi, se soltanto avessimo il coraggio di cercare, nel mare magnum della società liquida priva di appigli, qualcosa di reale.