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8.0/10
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Seinen manga del 2008, firmato Naoki Urasawa, “Billy Bat” si staglia nel panorama del thriller psicologico che è proprio del suo autore e su cui ha ampiamente dimostrato le proprie abilità.

Siamo in America, e Billy Bat è un fumetto noir di successo con protagonista un pipistrello antropomorfo che fa il detective. Il suo autore, Kevin Yamagata, scopre casualmente che il proprio protagonista esiste già, e parte così per il Giappone per capire a chi ha, inconsapevolmente, rubato l’idea. Ma il suo viaggio lo porterà a scoprire una verità ben più inquietante di un semplice furto: Billy è ben più reale di un semplice disegno su carta, e sembra avere un misterioso potere…

La trama ha un incipit simile alle altre opere di Urasawa e prosegue con un intreccio di vicende diverse (che coinvolgono diversi personaggi, destinati poi ad incontrarsi), svolte su piani temporali diversi. La più grande abilità dell’autore è quella di sapersi destreggiare tra storie ambientate in periodi storici differenti, grazie all'uso di flashback sapientemente inseriti in ogni volume.

Oltre a nominare personalità storiche di rilevante importanza (Giuda Iscariota, Gesù, Hitler, Einstein… ), Urasawa fa diverse citazioni di uno dei suoi autori preferiti, Osamu Tezuka. Dopo “Pluto”, che è forse il titolo meno personale di Urasawa, in quanto rivisitazione espansa di "Astro Boy", in "Billy Bat" gli elogi al maestro del fumetto giapponese non si sprecano. E, oltre a nominarlo come autore irraggiungibile, viene facile il parallelismo tra il personaggio inquietante di Billy e la morale lasciata da Tezuka con “la storia del tre Adolf”, dove la contrapposizione tra bianco e nero, bene e male, fa da perno alla vicenda.

La cosa più affascinante del manga, è il personaggio del pipistrello, disegnato in stile cartoonesco anche quando interagisce con personaggi umani. Interessante è il senso di inquietudine che genera in Kevin e negli altri personaggi che lo possono vedere, dato dal fatto che in ogni sua forma (sia quella più seriosa di Kevin Yamagata, sia quella più dolce e bambinesca del suo assistente Chuck) risulti spaventoso.

A livello di tematiche, "Billy Bat" si fa portatore di critiche e messaggi importanti… Grazie al fatto che Billy sembra comunicare solo coi fumettisti, è palese come Urasawa tenti di dipingere il mangaka come il simbolo di un uomo che affronta la spietatezza del mondo, attraverso un’accurata riflessione sul suo difficile lavoro. E la stessa importanza la ricopre il fan, qui rappresentato da persone che dimostrano la propria passione per la lettura, ricordando accuratamente ogni dettaglio delle storie che hanno letto, o in grado di riconoscere il cambio di stile di disegno dei propri personaggi preferiti. Il fumetto, in questo senso, diventa non soltanto una fonte di intrattenimento, ma anche e soprattutto un canale di trasmissione di valori, come molte altre forme d’arte.
Anche lo stile di disegno è più che promosso: come nei suoi altri lavori, Urasawa non ha paura di usare un tratto decisamente più realista: niente occhioni giganti con nasi inesistenti. Una particolarità interessante è che il manga si apre sullo stile delle produzioni anni ’50.

Insomma, un titolo che consiglio soprattutto a chi ha apprezzato gli altri lavori dello stesso autore, nonostante sia – tra tutti- quello che mi ha colpito/appassionato meno.