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8.5/10
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In "Kemono Zume" il Kifuken è un antico dojo dedito alla lotta contro i mangiacarne. Toshihiko, l'erede del dojo, conosce in modo rocambolesco Kufa, e inizia a frequentarla; il problema è che Toshihiko, accecato dall'amore, fatica ad accorgersi che Kufa è una mangiacarne. Apparentemente umana, la donna in certe occasioni può perdere il controllo e trasformarsi in un mostro privo di occhi e dai grandi artigli.

"Kemono Zume" è la prima serie scritta e diretta da Masaaki Yuasa; animato ai tempi in modo completamente unico e sperimentale, l'anime ha una forte componente artistica, componente che risalta più di ogni altro fattore all'interno dell'anime e di cui tutto il resto è funzione. Oltre alle ormai famose animazioni minimaliste ma eccezionalmente plastiche e fluide del regista e del suo staff, "Kemono Zume" si distingue per l'uso del colore che spesso satura la scena e comunica con forza le emozioni scaturite dai personaggi allo spettatore. Il colore in questa serie è un medium così potente come soltanto in pochi altri anime mi è capitato di vedere: "The Tatami Galaxy" e "Casshern Sins", serie che fra l'altro condividono in parte, o totalmente, lo staff con "Kemono Zume".

La storia d'amore fra il mostro e il cacciatore di mostri è al centro dell'intreccio narrativo, ma non ritengo sia una rivisitazione in chiave moderna di "Romeo e Giulietta", poiché il problema principale dei due innamorati non sarà quello di essere sgraditi al dojo o ai compari di lei, ma dall'essenza stessa del loro rapporto contro natura. I due devono accettare il rischio che un giorno o l'altro, travolta dalle emozioni, Fuka potrebbe divorare Toshihiko, ma i due non riescono a restare uno lontano dall'altra; emblematico il fatto che uno dei momenti in cui Fuka si trasforma è durante il sesso, ma non per questo i due innamorati vi rinunciano. "Kemono Zume" a ben guardare, più che a "Romeo e Giulietta", assomiglia alla favola del riccio, in cui gli animali in letargo devono decidere se restare lontani fra di loro e patire il freddo oppure restare vicini e ferirsi con gli aculei del vicino.

L'anime non è comunque di genere romantico, si mantiene in equilibrio come un funambolo fra un lato passionale e drammatico e uno invece grottescamente comico e bodyhorror. "Kemono Zume", come il suo predecessore "Mind Game", è molto fisico quando mostra il cibo, il combattimento e il sesso, e la serie fa un enorme uso del nudo, non solo per intenti ecchi, ma anche per sottolineare la vulnerabilità dei personaggi: più di una volta Toshihiko si ritroverà nudo come un verme in posizioni e situazioni non proprio epiche.
Purtroppo Yuasa non è un tuttofare: se le sue capacità artistiche e registiche sono indubbiamente fuori dall'ordinario, risulta sempre essere un gran pasticcione come sceneggiatore dei suoi soggetti originali, soprattutto riguardo ai finali. Yuasa mostra i suoi difetti come scrittore con il villain principale della serie, un nemico sicuramente memorabile ma forse pure troppo: Il grande nemico della serie, prima armonico con gli altri personaggi, risulta sempre più velocemente sopra le righe, trasformando l'intera opera nel suo parco giochi personale, e arrivando ai due episodi finali in cui il funambolo Yuasa, spinto dall'ingombrante figura del suo villain, cade dalla fune e precipita rovinosamente dal lato del grottescamente comico. I due episodi raggiungono sicuramente l'apice tecnico della serie, ma d'altro canto mandano sostanzialmente a quel paese l'atmosfera fino ad allora creata. Da notare con disappunto anche come Yuasa si sbarazza di certi buoni personaggi secondari, buttandoli sostanzialmente via e vanificandone il percorso.

Nonostante alcuni difetti di sceneggiatura, "Kemono Zume" è un anime che terrà incollato al video lo spettatore con la bellezza delle sue animazioni, dei suoi colori e con la potenza narrativa di certe situazioni.