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Penso che questo film non abbia bisogno di alcuna introduzione, se non dicendo semplicemente a grandi linee il tema di cui tratta... ma procediamo per gradi.

"La forma della voce" è qualcosa di eccelso, perché unisce qualsiasi tipo di spettatore, grande o piccolo che sia, in qualcosa di veramente riuscito. Esso, difatti, abbonda di emozionalità senza mai andare a esagerare, ma non perché non ci fossero state le basi per farlo, ma perché vuole unire ogni tema (desiderio di vita, pulsione di morte, diversità, amicizia, amore, bullismo e via discorrendo) in un solo e unico film.
Forse potrebbe risultare una sorta di "abbozzata"; in verità non è stato così.

"La forma della voce" è stato perfettamente in grado di congiungere ogni elemento come attraverso un filo, o meglio, attraverso quel piccolo punto luminoso alla fine del tunnel.
E, proprio per questo, l'intero film è basato sulla vita dentro a questo oscuro tunnel; infatti il protagonista Shoya Ishida (che poi risulta essere il vero protagonista della vicenda), a metà storia, ormai cresciuto e divenuto adolescente, non riesce a guardare nessuno negli occhi.
Credendosi ormai forte e speciale, da piccolo intraprende la cosiddetta strada del "bullo", per motivi che il film stesso non intende spiegare, perché dietro a certi gesti meschini non deve esservi a tutti i costi una motivazione, se non la malvagità d'animo stessa. Ma, come ha provato a dire con le parole Nishimiya stessa, la co-protagonista, pur essendo sorda, "c'è tempo per cambiare".
Il film non vuole dimostrare in questo caso il perché si diventa dei bulli, o si voglia chiamarli "cattivi", proprio come "Funny Games" di Michael Haneke, perché potrebbe non esserci un motivo.
Siamo continuamente annientati da informazioni fasulle circa la malvagità umana: un passato orrendo, una storia d'amore finita male, un padre dispotico... perché non semplicemente "si è diventati così, perché si è voluti essere così"?
Ebbene, "La forma della voce" indaga tuttavia il motivo per cui Shoya si è voluto pentire riguardo i propri errori, che a quanto pare gli erano venuti a costare trentamila yen, che poi ha recuperato con la fatica.
E lo fa anche in modo profondo, andando a scavare nelle conseguenze stesse del trauma, poiché, dopo aver preso di mira Nishimiya, egli è stato preso di mira a sua volta. Meccanismo naturale, se consideriamo che di solito chi fa il male viene sempre abbandonato dai suoi "compagni", in modo da lavarsene le mani e addossare le colpe su di una persona. Anche in questo effetto a catena, il film è stato molto esaustivo.

"La forma della voce", inoltre, possiede un modo particolare per narrare gli eventi, alternando silenzi e rumori, rumori e silenzi.
Il film stesso non fa altro che dirci continuamente che anche noi non siamo capaci di udire o di vedere, o persino di parlare, se non lo facciamo per il bene altrui, e, facendo il bene altrui, anche per noi stessi.
Il silenzio, difatti, lo raggiungiamo tra le mille parole non dette e quelle che, invece, avremmo dovuto dire, ma è l'avvicinarci al "diverso" che ci dimostra quanto noi eravamo simili a chi schernivamo.