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Un film complesso, contorto e dalle molte sfumature e quindi dalle molte prospettive, possibilità di interpretazione, contestualizzazione e comprensione.
La grafica è realistica, quasi a voler aderire al contesto storico reale nella quale la storia è narrata. La musica è un sottofondo di melodie melanconiche, tristi, dure, crude in fusione con la tensione, l'angoscia, la disperazione, la paura, il terrore ivi rappresentati e provati dai personaggi, i quali sembrano in un certo senso vacui, scavati e provati profondamente nell'animo dagli eventi di cui si sono resi partecipi, testimoni e artefici. A ciò si aggiunge anche l'approfondimento del subconscio di alcuni personaggi, in particolare quello del protagonista, evento amplificato dalla lettura delle fiabe, specialmente di "Cappuccetto Rosso", che lo porta a capire/comprendere il suo errore e a cercare di rimediare. La trama è spietata, dura, cruda e violenta proprio perché ambientata nel periodo del Secondo Dopoguerra, durante il quale il Giappone attraversava una profonda crisi economica, sociale, politica e ipoteticamente anche culturale.
Necessita di essere visto più volte, proprio come "Akira".