Recensione
Karma of Purgatory
4.5/10
"Karma of Purgatory" è un'opera che vorrebbe indurre a riflettere sul delicato e complesso tema del suicidio attraverso le storie, solo in apparenza scollegate tra loro, di uno studente vittima di atroci atti di bullismo e di una giovane aspirante idol. Il problema è proprio questo: vorrebbe, ma non riesce a mio avviso nell'intento, perdendosi in una narrazione dal tono fastidiosamente altalenante tra il drammatico e il grottesco, con personaggi che, salvo forse un paio di eccezioni, sono del tutto privi di spessore. Se a ciò si aggiunge una trama priva in alcuni passaggi dei più banali presupposti logici, soprattutto nel primo episodio (al punto che a un certo punto ho sperato in un plot twist e che in realtà tutta la vicenda fosse il delirio del protagonista, sopravvissuto ma in coma) e un approccio davvero semplicistico e superficiale al tema trattato, ne risulta un'opera meno che mediocre, di cui nemmeno gli eccellenti disegni riescono a risollevare le sorti.
Senza scendere troppo nei dettagli della trama, i due archi narrativi di cui l'opera si compone sono molto diversi tra loro per quanto riguarda il tono della narrazione, seppure accomunati dal tema di fondo. La prima storia parte in modo eccellente, con una descrizione cruda e realistica delle vessazioni che il protagonista (peraltro ben caratterizzato) subisce sia in ambito scolastico che familiare, per poi perdersi in una narrazione dai ritmi inutilmente serrati e dalle trovate che in alcuni punti scadono nel più totale nonsense. La figura della guida soprannaturale, poi, è davvero insopportabile nel suo atteggiamento oscillante tra sadismo infantile e paternalismo. Le buone idee ci sono, ma sembrano sviluppate in modo frettoloso (complice forse anche la brevità dell'opera); è interessante ad esempio assistere alla caduta in disgrazia di una bulla, peccato però che empatizzare con lei risulti difficile se la sua psicologia e le sue motivazioni sono pressoché sconosciute al lettore.
Il secondo arco narrativo è invece più "leggero" e godibile, e le sue tante ingenuità sono in qualche modo perdonabili nel contesto di una vicenda i cui toni, nonostante l'indubbia drammaticità di alcuni degli episodi narrati, sono comunque più scanzonati. La protagonista ha una personalità piacevole, che appare ben delineata fino al plot twist finale, assolutamente incoerente con quanto mostrato in precedenza. La letteratura è piena di simili espedienti narrativi, che funzionano anche molto bene, a patto però che abbiano un minimo di logica; cosa che qui, purtroppo, non accade.
Quanto al messaggio finale (scegli la vita sempre e comunque) risulta scontato e artefatto in quanto veicolato da una riflessione appena abbozzata e non convincente.
In definitiva, non mi sento di consigliarlo.
Senza scendere troppo nei dettagli della trama, i due archi narrativi di cui l'opera si compone sono molto diversi tra loro per quanto riguarda il tono della narrazione, seppure accomunati dal tema di fondo. La prima storia parte in modo eccellente, con una descrizione cruda e realistica delle vessazioni che il protagonista (peraltro ben caratterizzato) subisce sia in ambito scolastico che familiare, per poi perdersi in una narrazione dai ritmi inutilmente serrati e dalle trovate che in alcuni punti scadono nel più totale nonsense. La figura della guida soprannaturale, poi, è davvero insopportabile nel suo atteggiamento oscillante tra sadismo infantile e paternalismo. Le buone idee ci sono, ma sembrano sviluppate in modo frettoloso (complice forse anche la brevità dell'opera); è interessante ad esempio assistere alla caduta in disgrazia di una bulla, peccato però che empatizzare con lei risulti difficile se la sua psicologia e le sue motivazioni sono pressoché sconosciute al lettore.
Il secondo arco narrativo è invece più "leggero" e godibile, e le sue tante ingenuità sono in qualche modo perdonabili nel contesto di una vicenda i cui toni, nonostante l'indubbia drammaticità di alcuni degli episodi narrati, sono comunque più scanzonati. La protagonista ha una personalità piacevole, che appare ben delineata fino al plot twist finale, assolutamente incoerente con quanto mostrato in precedenza. La letteratura è piena di simili espedienti narrativi, che funzionano anche molto bene, a patto però che abbiano un minimo di logica; cosa che qui, purtroppo, non accade.
Quanto al messaggio finale (scegli la vita sempre e comunque) risulta scontato e artefatto in quanto veicolato da una riflessione appena abbozzata e non convincente.
In definitiva, non mi sento di consigliarlo.