Recensione
Bokurano
7.0/10
<b>ATTENZIONE, CONTIENE SPOILER</b>
Si può davvero definire Bokurano come il nuovo Evangelion?
Assolutamente no.
Il prodotto Bokurano è diverso da quello di Eva, come lo è da quello di Fafner, Code Geass e tutte le ultime serie robotiche messe in circolazione nel paese del Sol Levante.
Per la verità non è nemmeno giustissimo parlare di serie mecha, almeno non in senso stretto.
Bokurano è un turbine, un buco nero che risucchia tutto: robot, umani, sentimenti, storie.
Un mix coinvolgente, tamburellante, e talvolta opprimente.
Ci si sente davvero impotenti difronte a questa storia, di cui si capisce il finale già dopo le primissime puntate. E allora se si capisce da subito il finale, a che serve guardarlo tutto?
La risposta dovrete darvela voi stessi, perché Bokurano è il genere di anime che si può amare o odiare, non ci sono vie di mezzo, non vi sono compromessi.
Quindici ragazzi stanno trascorrendo le loro vacanze felici in spiaggia, come fanno tutti i gruppi di ragazzini di oggi. Non si conoscono molto, ma infondo quelle vacanze stanno per finire, e dopo quelle sarà difficile rivedersi tutti.
... E poi si scopre una caverna... ma non una caverna qualsiasi, ma una con all'interno pc, macchinari e un curioso leggio metallico al centro.
... E poi arriva uno strano tipo, faccia amichevole, capelli bianchi e lunghi, che dice di essere un programmatore di videogiochi e invita i giovani vacanzieri a partecipare al suo giochino.
... E poi tutti decidono di accettare la proposta e di mettere la mano sul leggio che li registra, e nemmeno il tempo di respirare ci si ritrova su un robottone immenso che il simpatico signore sta guidando.
... E poi finito il combattimento tutto diventa buio e ci si ritrova a terra, passa poco tempo e tutti vengono richiamati nel robottone, si combatte dinuovo e stavolta è uno dei giovanotti a muoverlo. Che fatica sconfiggere i nemici invasori di un gioco.
.. E poi... e poi si finisce il gioco, ma quando termina questo, termina anche la vita.
Come reagisce un bambino quando sa che da un momento all'altro dovrà combattere e morire?
Più che la trama è l'aspetto psicologico dei vari piloti che incuriosisce, le loro vicende, le loro piccole vite, coi loro piccoli problemi.
E in tutta questa piccolezza, riusciranno a trovare un motivo per combattere nonostante l'inevitabile fine?
Si può davvero definire Bokurano come il nuovo Evangelion?
Assolutamente no.
Il prodotto Bokurano è diverso da quello di Eva, come lo è da quello di Fafner, Code Geass e tutte le ultime serie robotiche messe in circolazione nel paese del Sol Levante.
Per la verità non è nemmeno giustissimo parlare di serie mecha, almeno non in senso stretto.
Bokurano è un turbine, un buco nero che risucchia tutto: robot, umani, sentimenti, storie.
Un mix coinvolgente, tamburellante, e talvolta opprimente.
Ci si sente davvero impotenti difronte a questa storia, di cui si capisce il finale già dopo le primissime puntate. E allora se si capisce da subito il finale, a che serve guardarlo tutto?
La risposta dovrete darvela voi stessi, perché Bokurano è il genere di anime che si può amare o odiare, non ci sono vie di mezzo, non vi sono compromessi.
Quindici ragazzi stanno trascorrendo le loro vacanze felici in spiaggia, come fanno tutti i gruppi di ragazzini di oggi. Non si conoscono molto, ma infondo quelle vacanze stanno per finire, e dopo quelle sarà difficile rivedersi tutti.
... E poi si scopre una caverna... ma non una caverna qualsiasi, ma una con all'interno pc, macchinari e un curioso leggio metallico al centro.
... E poi arriva uno strano tipo, faccia amichevole, capelli bianchi e lunghi, che dice di essere un programmatore di videogiochi e invita i giovani vacanzieri a partecipare al suo giochino.
... E poi tutti decidono di accettare la proposta e di mettere la mano sul leggio che li registra, e nemmeno il tempo di respirare ci si ritrova su un robottone immenso che il simpatico signore sta guidando.
... E poi finito il combattimento tutto diventa buio e ci si ritrova a terra, passa poco tempo e tutti vengono richiamati nel robottone, si combatte dinuovo e stavolta è uno dei giovanotti a muoverlo. Che fatica sconfiggere i nemici invasori di un gioco.
.. E poi... e poi si finisce il gioco, ma quando termina questo, termina anche la vita.
Come reagisce un bambino quando sa che da un momento all'altro dovrà combattere e morire?
Più che la trama è l'aspetto psicologico dei vari piloti che incuriosisce, le loro vicende, le loro piccole vite, coi loro piccoli problemi.
E in tutta questa piccolezza, riusciranno a trovare un motivo per combattere nonostante l'inevitabile fine?