Recensione
Vivy: Fluorite Eye's Song
8.0/10
Recensione di Ataru Moroboshii
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"Vivy: Fluorite Eye's Song" è un anime originale realizzato da Wit Studio.
L'anime action/fantascientifico tratta di intelligenza artificiale attraverso la nostra protagonista, un IA sperimentale dotata di un corpo umanoide che come tutte le IA della serie ha una sua specifica missione, nonché sua ragione di vita: la missione dell'androide Diva è quella di rendere felici le persone cantando. La sua programmatrice le ha anche dato come esperimento una specifica riguardo alla missione, quella di "metterci il cuore", cosa che per un IA risulta essere un nonsense, e che la costringerà durante il suo percorso a un lavoro di astrazione che non dovrebbe far parte della sua natura. Apparentemente questa domanda ricorda il "Che cos'è l'amore?" di "Violet Evegarden", ma fortunatamente la cosa è trattata un attimino meglio, e risulta essere un rebus più plausibile e impegnativo per un intelligenza artificiale, rispetto a quello che era per una persona nell'anime di Kyoto Animation.
Oltre a questa sua missione, Diva, soprannominata Vivy da una sua giovane e accanita supporter, ne avrà straordinariamente un'altra: un sofisticato programma proveniente dal futuro le chiederà di collaborare con lui per cambiare alcuni avvenimenti della storia; la missione di questo programma è quella di impedire una rivolta delle IA fra cento anni nel futuro. Ricordando molto "L'uomo bicentenario", l'anime seguirà la storia e l'evoluzione sia delle IA in generale sia della cantante androide Diva attraverso un secolo intero; l'anime "Vivy: Fluorite Eye's Song" è semplicemente animato da favola da parte dello studio Wit, che potrà sbizzarrirsi nelle molte scene d'azione che lo show prevede. Scene d'azione che, per quanto siano un piacere per gli occhi, abbassano paradossalmente la qualità dell'anime, nel loro essere strabordanti ad ogni episodio. Molto più interessante poteva infatti essere un maggiore focus sulla scoperta da parte di Diva dell'umanità e delle sue peculiarità, non casualmente infatti l'episodio migliore della serie è l'unico privo di azione, in cui Diva durante un periodo pluridecennale concepisce qualcosa che si pensava non potere essere ad appannaggio delle IA. Gli episodi d'azione risultano invece caotici e palesemente velocizzati, non facendo mai respirare la scena, difetto che, a dirla tutta, è più imputabile alla regia che alla sceneggiatura. Il quasi perenne ritmo serrato ci impedisce il più delle volte inoltre di conoscere ed empatizzare abbastanza con i vari umani e IA conosciuti lungo un secolo, a cui Diva sottoporrà senza molto successo il suo astratto rebus.
La scelta estetica non è esente da un certo fanservice, visto che quasi tutte le IA degne di un approfondimento per lo show sono delle super gnocche robotiche; ottimo invece il chara design riguardo alle parti artificiali di queste androidi al femminile, come il collo o gli occhi o i segni di rotture e danneggiamento che accadono all'interno dello show.
Nel complesso, la sceneggiatura è abbastanza buona, le vicende e le domande di Diva hanno una chiusura completa e soddisfacente. Gli episodi non risultano mai ripetitivi, pur mancando appunto un adeguato focus su molti personaggi. Nel complesso, "Vivy: Fluorite Eye's Song", pur trattando il tema dell'intelligenza artificiale ben al di sotto dei livelli a cui ci hanno abituato Isaac Asimov o i film di genere e serie britanniche come "Westworld" o "Ex Machina", risulta essere un anime da 8 grazie alle stupende animazioni, ma avrebbe potuto essere anche un 8,5, se si fosse preso la briga di raccontare la sua storia con più calma e qualche episodio in più, e la regia non si fosse focalizzata solo sulla parte action.
L'anime action/fantascientifico tratta di intelligenza artificiale attraverso la nostra protagonista, un IA sperimentale dotata di un corpo umanoide che come tutte le IA della serie ha una sua specifica missione, nonché sua ragione di vita: la missione dell'androide Diva è quella di rendere felici le persone cantando. La sua programmatrice le ha anche dato come esperimento una specifica riguardo alla missione, quella di "metterci il cuore", cosa che per un IA risulta essere un nonsense, e che la costringerà durante il suo percorso a un lavoro di astrazione che non dovrebbe far parte della sua natura. Apparentemente questa domanda ricorda il "Che cos'è l'amore?" di "Violet Evegarden", ma fortunatamente la cosa è trattata un attimino meglio, e risulta essere un rebus più plausibile e impegnativo per un intelligenza artificiale, rispetto a quello che era per una persona nell'anime di Kyoto Animation.
Oltre a questa sua missione, Diva, soprannominata Vivy da una sua giovane e accanita supporter, ne avrà straordinariamente un'altra: un sofisticato programma proveniente dal futuro le chiederà di collaborare con lui per cambiare alcuni avvenimenti della storia; la missione di questo programma è quella di impedire una rivolta delle IA fra cento anni nel futuro. Ricordando molto "L'uomo bicentenario", l'anime seguirà la storia e l'evoluzione sia delle IA in generale sia della cantante androide Diva attraverso un secolo intero; l'anime "Vivy: Fluorite Eye's Song" è semplicemente animato da favola da parte dello studio Wit, che potrà sbizzarrirsi nelle molte scene d'azione che lo show prevede. Scene d'azione che, per quanto siano un piacere per gli occhi, abbassano paradossalmente la qualità dell'anime, nel loro essere strabordanti ad ogni episodio. Molto più interessante poteva infatti essere un maggiore focus sulla scoperta da parte di Diva dell'umanità e delle sue peculiarità, non casualmente infatti l'episodio migliore della serie è l'unico privo di azione, in cui Diva durante un periodo pluridecennale concepisce qualcosa che si pensava non potere essere ad appannaggio delle IA. Gli episodi d'azione risultano invece caotici e palesemente velocizzati, non facendo mai respirare la scena, difetto che, a dirla tutta, è più imputabile alla regia che alla sceneggiatura. Il quasi perenne ritmo serrato ci impedisce il più delle volte inoltre di conoscere ed empatizzare abbastanza con i vari umani e IA conosciuti lungo un secolo, a cui Diva sottoporrà senza molto successo il suo astratto rebus.
La scelta estetica non è esente da un certo fanservice, visto che quasi tutte le IA degne di un approfondimento per lo show sono delle super gnocche robotiche; ottimo invece il chara design riguardo alle parti artificiali di queste androidi al femminile, come il collo o gli occhi o i segni di rotture e danneggiamento che accadono all'interno dello show.
Nel complesso, la sceneggiatura è abbastanza buona, le vicende e le domande di Diva hanno una chiusura completa e soddisfacente. Gli episodi non risultano mai ripetitivi, pur mancando appunto un adeguato focus su molti personaggi. Nel complesso, "Vivy: Fluorite Eye's Song", pur trattando il tema dell'intelligenza artificiale ben al di sotto dei livelli a cui ci hanno abituato Isaac Asimov o i film di genere e serie britanniche come "Westworld" o "Ex Machina", risulta essere un anime da 8 grazie alle stupende animazioni, ma avrebbe potuto essere anche un 8,5, se si fosse preso la briga di raccontare la sua storia con più calma e qualche episodio in più, e la regia non si fosse focalizzata solo sulla parte action.