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Anno 2016: Hideo Furukawa ritraduce in giapponese moderno la classica epopea del dodicesimo secolo "Heike Monogatari".
Anno 2019: un folle incendia la sede della Kyoto Animation distruggendo completamente il palazzo e uccidendo 36 persone.
Anno 2021: Naoko Yamada, esule dalla Kyoto Animation, dirige la versione anime della "Heike Monogatari".

La visione di "Heike Monogatari" non può prescindere dai fatti elencati qui sopra: si tratta di un'opera che è evidentemente figlia della tragedia della Kyoto Animation. Si sa che in tempi di crisi i giapponesi tendono a guardare al passato. Del resto anche la pubblicazione del romanzo "Shin Heike Monogatari" di Eiji Yoshikawa, la più famosa versione moderna della saga degli Heike, avviene proprio nell'immediato dopoguerra, durante l'occupazione americana.

L'"Heike Monogatari" racconta i dettagli della guerra Genpei, ovvero la guerra tra i Genji (lettura cinese di Minamoto) e gli Heike (lettura cinese di Taira), che chiuse l'era Heian. Tanto per dare un contesto storico in quegli anni (1180-1185) in Germania Federico Barbarossa firmava la pace di Magonza con i comuni della Lega Lombarda, mentre in Inghilterra il principe Riccardo (futuro Cuor di Leone), prima ancora di partire per la Terza Crociata, guerreggiava contro suo padre e il fratello maggiore. In Italia la storia giapponese non si studia, ma chi ha letto molti manga e visto molti anime è probabile che conosca qualche combattente della guerra Genpei, come il monaco guerriero Benkey o la donna samurai Tomoe, entrambi dalla parte dei Genji e quindi ignorati dall'anime (ma Tomoe fa qualche brevissima apparizione).

"Heike Monogatari" è una saga epica, inizialmente tramandata oralmente dai suonatori di biwa e poi trascritta in prosa nel corso del quattordicesimo secolo. La versione più nota è quella del 1371, redatta dal monaco cieco Kakuichi circa duecento anni dopo gli eventi narrati, basandosi su una tradizione precedente ormai avvolta nella leggenda. Non si sa chi fosse il primo a tramandare il racconto, e la suonatrice di biwa protagonista dell'anime, chiamata significativamente Biwa, si adatta ottimamente al ruolo.

L'anime "Heike Monogatari" è prima di tutto un anime storico, non inventa nulla a parte il personaggio di Biwa ed è piuttosto fedele all'"Heike Monagatari" originale (potete controllare con le informazioni su Wikipedia https://en.wikipedia.org/wiki/The_Tale_of_the_Heike) di cui costituisce una riduzione. L'opera originale consiste di circa ottocento pagine e l'anime, in soli 11 episodi, è costretto a tagliare moltissimo. Per esempio non dice che gli Heike hanno gettato in mare i Tre Tesori Imperiali e che come conseguenza la Spada Kusanagi è stata perduta (secondo la leggenda era la spada con cui Susanoo uccise il drago Orochi!) e la spada attuale è soltanto una copia. Fortunatamente il Gioiello venne ripescato e lo Specchio recuperato prima che potesse essere gettato, durante la battaglia finale che l'anime descrive fedelmente. La morte dell'Imperatore bambino tra le braccia della nonna è descritta nell'anime esattamente come nell'opera originale e anche la scena finale tra Tokuko divenuta monaca e il vecchio imperatore che va a trovarla è fedele a quanto descritto nel Libro degli Iniziati, l'epilogo del'Heike Monogatari.

L'anime non dice nulla sul destino dei figli di Koremori (da lui abbandonati per farsi prima monaco per poi suicidarsi in mare) ma la storia ci dice che furono condannati a morte e poi graziati all'ultimo momento, in rispetto alla loro giovane età (12 e 7 anni, rispettivamente). Ma questo non li salverà da un destino funesto. Il figlio maggiore, Takakiyo, viene costretto a farsi monaco e verrà poi accusato di tradimento e ucciso all'età di venticinque anni, mentre il minore, Chikazane, sopravvive in disgrazia fino al 1225. Oda Nobunaga pretendeva di discendere da lui. Si potrebbe andare avanti all'infinito con altre notizie e curiosità - per esempio, lo sapevate che il rosso sulla bandiera giapponese è il colore degli Heike mentre il bianco è il colore dei Genji? - ma in questa sede interessa parlare dell'anime.

Dico subito che il mio giudizio è per molti versi negativo: una storia con il potenziale per essere un capolavoro viene forzatamente ridotta a una serie di 11 episodi rendendola essenzialmente un bignami della guerra Genpei, con decine e decine di personaggi abbozzati e che lo spettatore non ha il tempo di conoscere. I personaggi sono anche difficili da distinguere avendo nomi molto simili ed essendo vestiti tutti nello stesso con un chara design piuttosto uniforme. E' chiaro che non si poteva usare un chara moderno a base di loli e maggiorate per una serie del genere, ma c'era senz'altro una via di mezzo più appetibile. Anche la palette cromatica è piuttosto smorta.

Si può anche rimproverare all'anime di essere troppo "documentario" e troppo poco "fiction", e questo lo rende poco fruibile allo spettatore medio. Questo non vuol dire che l'anime andava infarcito di panzane, c'è una via di mezzo, leggete per esempio "La Fenice" di Tezuka e vedrete come si può trattare il genere storico rimanendo fedeli, ma senza scadere nell'effetto bignami. L'anime vuole raccontare troppe cose in troppo pochi episodi: se il limite era di 11 puntate andava raccontato molto di meno, con molti meno personaggi. Io personalmente avrei voluto 110 episodi che coprissero tutto l'Heike Monogatori originale, ma con un chara diverso e un attenzione molto maggiore ai personaggi.

Ciò detto, la fonte originale è così eccezionale che anche resa male è comunque potente, e rende l'anime degno di visione: non si può bocciarlo tout court. Qualcosa di buono c'è: non si è voluto modernizzare né edulcorare i personaggi, che hanno quindi il sapore della realtà. Non ci sono eroi in "Heike Monogatari", ma soltanto uomini: uomini assetati di potere e spietati, come il vecchio Kiyomori, che in punto di morte non vuole preghiere e cerimonie, ma solo la testa del suo nemico, eppure è preoccupato di essere in lite con la figlia; oppure uomini intelligenti, sensibili e di buon cuore, eppure irrimediabilmente vigliacchi come il giovane Koremori, o coraggiosi, come il giovanissimo Atsumori, eppure morto inutilmente. Anche il personaggio più positivo in assoluto, Shigemori, non è certo un eroe per gli standard moderni, visto che si limita a pregare gli dei di concedergli una morte prematura per non vedere la fine degli Heike, non provando neppure a mettere in salvo i suoi figli (ma non lo sto criticando, evidentemente non poteva, visti i vincoli dell'epoca). Tutti questi personaggi sono perfetti a mio parere e va dato merito all'anime di non averli cambiati rispetto alla tradizione.

Gran nota di merito anche alla musica che ha delle sonorità assolutamente genuine.

Infine, non posso esimermi dal segnalare il parallelo tra Biwa, superstite del clan degli Heike e Naoko Yamada, superstite del rogo della Kyoto Animation. Tutto l'anime è visto da una prospettiva intensamente femminile ed è una risposta alla domanda "cosa posso fare in qualità di superstite di una tragedia?" E la risposta è duplice: raccontare la storia dei compagni morti e pregare per loro. L'anime si chiude quindi sulla sfera religiosa, un aspetto praticamente sconosciuto agli anime attuali e degno di nota.